PRIMO

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Vengo svegliata di soprassalto dalla suoneria del cellulare che, con una canzone inglese, mi intima di sorgere, splendere e godermi la giornata. Con una mossa repentina, allungo il braccio e con il dito indice spengo la sveglia assordante che ogni mattina mi fa notare che sono le 7 e devo alzarmi per andare a scuola.
Mi alzo di colpo, raccolgo da terra i jeans e la felpa di ieri per poi dirigermi in bagno dove mi lavo e mi vesto. Metto un filo di mascara, oggi è una giornata speciale. Torno in camera, prendo zaino, auricolari, telefono ed esco di casa; in 10 minuti sono alla fermata del pullman, in anticipo come al solito.
Ammazzo il tempo fumando una delle ultime sigarette comprate illegalmente da minorenne e ascoltando Better off di Lil Peep, ma non faccio in tempo a godermi il ritornello che compare Agata. È la mia seconda amica più intima, le racconto tutto e spesso usciamo insieme.
Resto a fissarla mentre cammina verso la fermata e quando realizza che quella presenza col cappuccio sono io, inizia a correre... non fa in tempo a abbracciarmi che da dietro due mani mi coprono gli occhi e una voce femminile camuffata mi chiede
«Chi è la miglior mamma del mondo?»
«Sicuramente non la mia» rispondo voltandomi e abbracciando Serena. Lei è la mia mamma adottiva, nel nostro gruppo di amici abbiamo formato una famiglia e Sere è stata dichiarata mamma dato che è la più vecchia della "gang".
Mi volto di nuovo e abbraccio Agata, la zia, che mi stritola e, in coro con Serena, mi urla «Tanti auguri maggiorenne!»
La mezz'ora di pullman passa più in fretta dato che ho sfruttato tutto il tempo per parlare con Agata e Serena della festa che farò domani, ho spiegato loro dove si cenerà e chi saranno gli invitati, sembravano entusiaste.
Appena scendo dal pullman l'aria fredda mi punge il naso e sono costretta a nasconderlo sotto la felpa che, stranamente, profuma ancora di essenza di Lime, un aroma perfetto per questa giornata.
Mi dirigo direttamente verso il liceo artistico, non lo frequento, ma siamo talmente tanti nella mia scuola che le classi sono state un po' sparse intorno alla sede principale; non ho voglia di aspettare Valentina al semaforo, ieri abbiamo litigato per gli invitati alla mia festa, il che è strano dato che lei è la mia migliore amica/sorella/tutto...di solito siamo sempre in sintonia, ma ieri sera era particolarmente irrascibile e forse non avrei dovuto insistere.
Mentre mi accendo una sigaretta vedo un gruppetto di gente davanti al portone, riconosco subito Davide, Edoardo e Carlo, impossibile dimenticare 3 ex cotte... mi avvicino sempre di più al gruppo, ma non voglio intromettermi quindi decido di passarci a fianco, mi soffermo solo per salutare Edoardo e chiedergli come sta, lui risponde in modo gentile e mi fa gli auguri, dagli altri 2 neanche una parola. Spengo la cicca sul palo del lampione come ogni mattina ed entro, ad accogliermi trovo Michele, un compagno di classe di Edoardo, che mi abbraccia e mi fa gli auguri. È un ragazzo che si definisce "armadio", spalle larghe, alto e simpatico. Mi solleva da terra prendendomi per le braccia e quando mi rimetto a terra devo massaggiarmi le spalle doloranti, dopo averlo salutato e ringraziato entro in classe e mi siedo in fondo, occupo quel posto da inizio anno e non lo lascio andare facilmente.
Entra la Professoressa di italiano, le sue ore sono quasi sempre una noia mortale, soprattutto se ne abbiamo 2 di seguito, quindi mi armo di Santa pazienza e aspetto che entrino tutti i miei compagni. Appena sono tutti seduti e la Prof inizia a spiegare, un toc-toc ci fa sobbalzare ed entra Ugo, il bidello, che, con voce solenne, annuncia che devo uscire dalla classe perché una ragazza, che dice di essere mia sorella, mi vorrebbe parlare. Chiedo il permesso alla Prof ed esco, appena uscita spalanca gli occhi, non è mia sorella quella ragazza.
Ero quasi certa che non potesse essere mia sorella la ragazza venuta, ma quando la vedo sono sicurissima che non è lei. Capelli neri lunghi e piercing sul sopracciglio, pantaloni strappati neri, un top bianco con una giacca di pelle appoggiata sulle spalle, sguardo da strafottente e rossetto rosso, lei è Bianca. Acerrime nemiche da quando ha insultato il mio gruppo di amici, la mia seconda FAMIGLIA. La squadro e la sua voce inizia a graffiare i miei timpani:
B«Quanto tempo Cecia»
C«Che Cazzo vuoi?»Cerco di mantenere la calma e un tono di voce basso, lei non dovrebbe neanche essere qua...
B«Mi hanno detto che oggi è il tuo compleanno e sono passata a farti gli auguri» si schiarisce la gola, spero soffochi con la sua saliva
B«Sei contenta di poterti comprare le sigarette da sola o chiederai ancora aiuto alla mammina Serenina?»
C«Tu compri ancora preservativi extra small o sei passata di categoria?» non penso molto in queste situazioni, agisco e basta, le parole vengono sputare fuori senza fermarsi
B«Fino a quando continuerò a farmi i tuoi amici non passerò di categoria...»
La odio, odio quello che fa e quello che dice, inizio ad avvicinarmi con calma fino a quando le nostre facce non sono a pochi centimetri l'una dall'altra, alzo la mano, ma Ugo mi ferma in tempo. Mi tira indietro con dolcezza e mi dice «Aspetta quando sarai fuori da qui, non voglio che tu vada nei casini», quelle parole mi calmano, ma non del tutto. Ok aspetterò, ma più l'attesa è lunga più saranno forti i pugni che le tirerò. Bianca esce dalla scuola con un ghigno e si allontana, rientro in classe incazzata nera e mi siedo sbattendo le braccia sul banco, questa giornata inizia bene...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 12, 2018 ⏰

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