CAPITOLO 3

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CAPITOLO 3

«Ehi Brown, da quando in qua entri a scuola senza aspettarmi?»

Mi volto appena sento la voce di Mia.
Di solito entriamo sempre insieme ma questa mattina ha fatto un po' tardi...

«Da quando hai deciso di arrivare in ritardo»
«Ehi, non sono in ritardo»

Dice dandomi un colpetto sul braccio dopo avermi raggiunta davanti all'ingresso.

«Diciamo che... sono stata distratta»

Aggiunge dopo, assumendo un aria a dir poco maliziosa che lascia intendere perfettamente quale sia stata la causa della sua distrazione.

«uhm vediamo, questa distrazione per caso si chiama: zompa cavallone con Giacomo?»
«Sempre così intuitiva»
«No, è la tua faccia a parlare da sola»
«Dai su entriamo»

Dice avviandosi verso il corridoio che conduce alla sala degli insegnanti.

«Che fai, cambi argomento?»

Si gira per poi farmi un occhiolino e ridere mentre io la seguo.
Mia è unica, anche durante questo mio periodo nero riesce comunque a sdrammatizzare e farmi pensare ad altro.
Lei ormai è come una sorella, una vita senza di lei davvero non la vedo e se qualcuno un giorno mi chiederà se l'amicizia vera esiste, beh, dirò che ho conosciuto lei. Penso che vale come risposta, no?
Appena sentiamo il suono della campana che segna l'inizio delle lezioni, ci dirigiamo ognuna nella propria aula, con la speranza che questa mattinata passi in fretta.
A dir la verità, ieri, dopo che presi l'appuntamento dall'avvocato, mi chiamò l'ispettore della polizia per avvisarmi che era riuscito ad avere il permesso per farmi incontrare Mirco. Devo andare al carcere alle 15:00 quindi per comodità e per fare prima mi sono organizzata con Mia per pranzare da lei, in quanto casa sua si trova più vicina.

Proprio come avevo desiderato, la campana della fine dell'ultima ora si fa sentire, i bambini si alzano in fretta e furia e si dirigono correndo all'uscita ed è inutile ripetere che non devono correre, punto primo perché sono così veloci che credo siano già arrivati dai genitori quindi non mi sentono. Punto secondo perché non mi ascoltano mai.
Però ovviamente come dovere di insegnante mi tocca seguirli per assicurarmi che tutti i bambini stiano con i propri genitori.
Quando mi rendo conto che i bambini sono salite nelle auto dei rispettivi genitori, guardo l'orologio e mi rendo conto che giustamente, sono le 13:30 e devo sbrigarmi a trovare Mia.
Gironzolo per tutto il cortile ma non la trovo, così decido di dirigermi all'interno ma mentre cammino a passo svelto, qualcuno mi viene addosso facendomi cadere a terra.

«Ma vuoi stare più attento?»
«E tu vuoi guardare dove cammini?»

Mi alzo per poi aggiustarmi la camicetta e guardare in faccia questo bifolco.

«Senti, vado abbastanza di fretta e non ho per niente voglia di aprire un dibattito su chi è andato addosso a chi»
«Guarda che anche io ho di meglio da fare»
«Perfetto, a mai più allora»

Mi allontano da questo essere presuntuoso abbastanza infuriata e continuo a cercare mia con scarsi risultati, così mi avvio verso la mia macchina che si trova accanto a quella di Mia.
Quest'ultima la trovo con le mani sui fianchi con una faccia piuttosto alterata..

«Vedi che io ho fame»
«Ero venuta a cercarti e non ti ho trovata, cosa vuoi oh?»
«Ehi Brown, stai soft altrimenti niente pranzo»

Sospiro per poi portare le mani in faccia

«Ora ricatti anche?»
«Dai Brown andiamo, altrimenti Giacomo  chiederà il divorzio»
«Esagerata»

Saliamo sulle nostre rispettive auto e andiamo dritte a casa di Mia, in poco tempo arriviamo a casa e troviamo Giacomo ai fornelli con il pranzo già pronto e la tavola apparecchiata...

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