Cαριτοlο 1

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Canzoni per il capitolo:
-Talking To My Self (Linkin Park)
-Worry no more (Diplo ft. Lil Yachty & Santigold)

La NYU era immensa. Era divisa in due alee collegate da un corridoio particolarmente ampio, con tutti gli armadietti dove poggiare i propri libri e effetti personali. Nell'ala destra si trovavano le classi, l'incredibile biblioteca e la segreteria. Mentre in quella sinistra si trovavano i dormitori, nei quali alcuni studenti convivevano. All'inizio avevo tenuto in considerazione l'idea di andare ad abitare nelle stanze del college, poi però ho completamente distrutto i miei piani e sono andata a vivere in un attico, abbastanza vicino all'università, con tre coinquilini, i miei migliori amici. Senza loro sarei persa, mi sentirei sola, e proverei un vuoto, colmabile solo dall'affetto mai ricevuto dei miei genitori, che per anni mi hanno sempre considerata la pecora nera della famiglia, lo sbaglio più grave che avessero mai commesso, l'imperfetta, la non adatta a quello stile di vita. Ed infatti avevano ragione, non ho mai amato, al contrario dei miei superficiali genitori, la vita da ricchi. In cui le persone navigavano nel denaro, e non dovevano assolutamente, e qui cito mia madre, rovinare l'immagine della famiglia perfetta. Insomma, dovevamo sembrare a tutti ciò che non eravamo, ciò che volevamo essere, o meglio volevano, senza considerare il fatto che non lo saremmo mai stati, per due motivi. Il primo era che c'erano e ci sono tutt'ora fin troppi segreti, tradimenti, troppo distacco, formalità, serietà, troppe regole, poca libertà e soprattutto poco affetto. Il secondo era che io non mi sentivo parte di quella che dovevo definire "famiglia", poiché non ci siamo mai comportati privatamente come tale.
Agli occhi di tutti eravamo la perfetta famiglia Anderson, quando in realtà potevamo essere considerati con un gruppo di persone che si consideravano estranei, ma che avevano, tanto per, lo stesso sangue.
Per tale motivo, quando compii diciotto anni, finalmente, se posso aggiungere, decisi di allontanarmi ancora di più da loro, da mia madre Judith, da mio padre Christopher, da mio fratello Travis e dai nostri domestici, con i quali, se possibile, avevo un rapporto ancora più freddo e distaccato. E allora partii per New York, la città che avevo sempre più sognato, nella quale volevo passare il resto della mia vita, dalla parte opposta degli Stati Uniti. Addirittura quando presi l'aereo per raggiungere la mia meta, nessuno dei miei parenti aveva accennato a disperarsi, a rattristirsi, non avevo visto nessuna lacrima, nessun risentimento, e ciò mi rese ancora più convinta della mia scelta. D'altronde, mio padre, o solo Christopher, visto che non lo si poteva considerare ciò che era, continuava a pagarmi le spese, non avendomi ancora negato la paghetta. Pagavo la luce, le bollette, tutte le tasse del mio appartamento, dividendo le spese con i miei coinquilini, con i soldi di Christopher. Forse continuava a pagarmi tutti per evitare che io tornassi indietro.
Ho sempre sofferto per la loro freddezza, la loro apatia, quasi credevo che non fossero sposati. Mi hanno sempre lasciato un vuoto incolmabile, e forse da una parte avrei dovuto ringraziarli, anche se poi non l'ho mai fatto, per avermi fatto capire che nel mondo non c'era nessuno disposto ad aiutarti, dovevi fare tutto da te. Mi ero cresciuta praticamente da sola, mi ero formata da sola, senza il loro supporto, riuscendo a superare moltissimi ostacoli, sempre da sola. Mi ero fatta un carattere, non ero la bambina piccola, dolce e ingenua, ero maturata senza nessuno che mi dicesse cosa fare, come fare, per quale scopo farlo. Ho insegnato a me stessa a raggiungere sempre gli obiettivi, ho pensato di poter continuare a vivere senza nessuno, senza nessun amico, poi mi sono ricreduta.
Perché esattamente un anno fa, non solo entravo in questa università, ma mettevo piede per la prima volta nell'attico, nel quale in quel periodo vivevo, che avrei condiviso con tre splendide persone, i miei coinquilini, i miei migliori amici. Jace. Shane. Liz. Grazie a loro ho capito che tutto fosse possibile, certo, potevo andare avanti anche senza nessuno, ma insieme era più semplice. Con qualcuno al mio fianco mi sentivo indistruttibile, più di quanto non mi ci sentissi da sola. Dietro una corazza. E al mio fianco c'erano loro tre, che condividevano il loro dolore con me, io con loro, e lo rendevamo sopportabile. Solo per noi.
Appena arrivata, un anno prima, mi ero imposta di non farmi travolgere dalle emozioni, di apparire dura, di acciaio, forte, determinata, menefreghista, glaciale. Non dovevo avere alcun rapporto stretto con loro, nessun tipo di legame che non fosse strettamente civile. Dovevo continuare ad andare avanti, da sola, sempre e comunque, per non ricadere nella stessa trappola di quando ero bambina. Mi ero affezionata così tanto ad una persona che, una volta che mi ebbe lasciata, abbandonata, ferita, non avevo trovato la voglia di vivere. Una parte di me era morta e sepolta li, a casa mia, con quella persona che se ne era andata per sempre. Era per questo che mi ero imposta di non affezionarmi più a nessuno, a restare nel mio mondo, in solitudine, però al sicuro. E ci ricaddi. Mi legai con quelle tre semplici persone, che di semplice non avevano nulla a parte il nome. Erano loro che mi avevano aiutata a rinascere, a salvarmi da me stessa. Jace, per essere sempre stato dalla mia parte, Liz, per essere stata la migliore amica che non avevo mai avuto, e infine Shane, che ha combattuto i miei demoni con me, senza mai lasciarmi. Mai sola.
Abbiamo stretto un'amicizia così profonda da essere invidiabile a tutti, e noi ci sentivamo così potenti, così indistruttibili, così veri, così forti.
Mi ripresi dai miei pensieri, nei quali puntualmente mi perdevo, e attraversai il corridoio diretta verso l'aula della prima lezione. Avevo scelto il filone psicologico, che mi aveva da sempre appassionato, e ormai, dato che era un anno che frequentavo la NYU, conoscevo tutti i professori, ogni loro sfaccettatura mentre spiegavano, e rimasi contenta nel constatare che i miei fossero i migliori.
Raggiunsi la seconda aula, e dato che era presto, decisi di sedermi su una panca posta al di fuori della porta. Mi scostai la borsa di dosso e appoggiai la schiena e la testa contro la parete alle miei spalle, chiudendo gli occhi e sospirando. Un altro anno stava per cominciare, e avevo già ricevuto il calendario degli esami. Una parola: ansia. Iniziare il secondo anno di università, o in generale iniziare un anno qualsiasi, mi metteva sempre un sacco di agitazione. Nonostante i bei voti che prendevo a ogni esame, ecco. Mi sembrava ancora tutto surreale, non ci credevo di essere a New York da ben un anno. Sembrava ancora tutto un sogno distante. E invece era la realtà, e che realtà! Passai qualche minuto a guardare gli studenti camminare velocemente lungo i corridoi sempre affollati della struttura. C'erano ragazzini ai primi giorni, altri che cercavano le varie aule, altri ancora che correvano da una parte all'altra alla ricerca del piccolo bar.
Era un continuo movimento, non ci si fermava mai alla NYU. E mi piaceva così.
Sentii qualcuno sedersi accanto a me sulla panchina, facendola leggermente scricchiolare. Riconobbi immediatamente il profumo particolare di Jace, che mi travolse come ogni volta che lo abbracciavo.
-Allora, pronta per questo nuovo anno?- mi domandò stiracchiandosi e avvicinandomi a lui con un braccio sulle mie spalle.
-Bah, in realtà non tanto, sono agitata dagli esami, lo sai che il primo ce l'ho tra meno di un mese? Ti sembra possibile? Insomma, okay che è il secondo anno, e ho già dato molti esami che mi sono andati bene e che ho passato brillantemente, ma mi sembra un po' affrettato appuntare la data del primo esame così presto, rischio di impazzire e poi.. - non terminai il mio monologo, perché Jace mi mise una mano davanti alla bocca, impedendomi di continuare.
-Blateri troppo, signorina, lo sai che quando sei nervosa parli a vanvera?- mi domandò lui ridacchiando, e stringendomi ancora di più.
-Si, lo so, me lo ripeti ogni santa volta.- sbuffai e cercai di scrollarmelo di dosso, ma lui non molló la presa e continuò a parlare.
-E ogni santa volta ho ragione- ammise vantandosi come sempre.
Alzai gli occhi al cielo e lo seguii nella risata.
-Lo devo riconoscere, in ogni caso resti sempre il più idiota dei fantastici quattro- scherzai battendogli un pugno sulla spalla muscolosa. Da quando eravamo diventati inseparabili ci chiamavamo sempre i fantastici quattro, giusto per rievocare la passione sfrenata di Shane e Jace per il cartone animato omonimo.
-Adesso mi offendo- mise il broncio e incroció le braccia sul petto, allontanandomi con una spallata.
Io per poco non caddi dalla panchina.
-Dai lo sai che scherzo- ridacchiai per la sua buffa espressione.
-E adesso che ti ridi- sputó pungente, ma non me ne curai del tono, dato che era tutta una farsa.
-Sei buffo, sembri un bambino- e a quel punto, quando alzò entrambe le sopracciglia, scoppiai in una fragorosa risata, che coinvolse pure lui. Alla fine ci alzammo, una volta asciugate le lacrime che ci erano venute agli occhi per le troppe risate. Entrai dentro l'aula, dopo averlo salutato, dato che non avevamo lezione insieme, e mi accomodai su una delle poltroncine sulle gradinate dell'aula.
La lezione di psicologia sociale passò in fretta, così, una volta aver messo a posto la roba che avevo tirato fuori dalla borsa, mi fiondai nel corridoio, per raggiungere le macchinette, dove avevo appuntamento con Liz.
-Eccomi- esclamai tutta trafelata dalla corsa classe/bar.
Lei ridacchió un po' alla mia vista, a causa del l'affanno che avevo.
Guardò l'ora sull'orologio che teneva stretto al polso, e alzò gli occhi al cielo. Erano le dieci e trentadue, io sarei dovuta arrivare alle dieci e un quarto.
-Sempre puntuale, migliori di volta in volta- mi appuntó sarcastica. E io non potei fare a meno di regalarle il miglior sorriso falso della storia.
-Caffè?- mi chiese digitando dei numeri alla macchinetta.
-Ne ho tremendamente bisogno- affermai allungando la mano nella borsa, alla ricerca di qualche spicciolo.
-Pago io, l'altra volta hai offerto tu- ribattè vedendomi armeggiare con la tasca interna della borsa, dove nascondevo il portafogli. Non chiedetemi il perché, è un vizio che ho sempre avuto. Bè, sempre per modo di dire, diciamo, da quando ho iniziato ad usare borse, ovvero da qualche mese.
-Non ti azzardare, adesso trovo i soldi- cercai il portafogli in ogni dove nella borsa, ma alla fine mi arresi sbuffando.
-Smettila, c'è la fila e poi non hai i soldi con te, offro io- continuò a parlare mentre aspettavamo che i nostri caffè fossero pronti.
Lanciai un grido disperato.
-Ho appena terminato la mia prima lezione della sessione e già vorrei aver finito- dichiarai mentre sorseggiavo il contenuto della tazza che reggevo in mano. Io e Liz ci spostammo in un angolo, su una panchina, e ci mettemmo a guardare gli studenti che passavano.
-Non lo dire a me, sono stanchissima- ammise anche lei, stravaccandosi.
-Per fortuna oggi ho solo altre due lezioni, poi torno a casa. Te?- domandai girandomi verso di lei.
-Io ne ho altre tre, quindi non mi aspettare per tornare, che passo anche in biblioteca.-
-Okay- ricominciai a bere il mio caffè, alla fine mi alzai e buttai il bicchierino di plastica nel cestino.
-Shane ti ha detto dei volantini che ha fatto?- mi chiese dopo un attimo di silenzio.
-No, quali volantini?- domandai curiosa.
-Ha deciso da solo, e vorrei sottolineare solo, di appendere in giro dei foglietti in cui c'è scritto che cerchiamo un coinquilino. Ovviamente, il tutto senza il nostro permesso- sbuffó evidentemente incazzata. Io sgranai gli occhi.
-Cosa? Noi stiamo bene così, in quattro, non abbiamo bisogno di un nuovo coinquilino.- ribattei ancora sconvolta.
-Non secondo lui. Crede che le tasse e l'affitto costino troppo, per tale motivo ha detto che dividere le spese con più persone fosse meglio, almeno doveva pagare di meno- Alzai gli occhi al cielo a questa affermazione. In effetti era da un po' di giorni che ne parlava, e noi avevamo sempre smentito tutto, ma evidentemente aveva deciso, come suo solito, di fare di testa sua.
-Ma perché non ci ha consultati?! Io non voglio un nuovo coinquilino con cui condividere la casa, sto bene con voi-
-Vai un po' a capirlo, non ti biasimo, anche io sono nella tua stessa situazione.- esclamò, alzandosi. - Ora devo andare ho un'altra lezione, ci vediamo a casa più tardi- mi abbracciò e si dileguó per i corridoi.
Anche io raggiunsi l'aula della prossima lezione.
La giornata all'università passò in fretta. Avevo incontrato Jace di nuovo e mi aveva detto che, come Liz, sarebbe tornato tardi quella sera, e mi aveva pure dichiarato di non sapere nulla delle intenzioni di Shane, ma solo che anche lui non sarebbe tornato a casa in quel momento, come me.
Bene, ero in appartamento da sola. Una volta entrata decisi dunque di farmi una doccia, per rinfrescarmi dal caldo afoso che si respirava nell'attico.
Mi spogliai, presi l'intimo pulito e dei vestiti comodi e andai in bagno.
Entrai nel box-doccia e mi lasciai cullare dal dolce e repentino suono dell'acqua, che mi accarezzava i fianchi stretti, le gambe magre, la linea inarcata della schiena e il volto delicato. Lavai i capelli, insaponando per bene la cute e facendo scivolare via ogni pensiero.
Uscii dalla doccia, presi un asciugamano e mi ci avvolsi. Una volta asciugata indossai l'intimo bianco e i pantaloncini corti della tuta. Asciugai i capelli con il fon, rilasciandoli morbidi e ondulati sulla schiena, e infine infilai un top verde scuro, per stare comoda.
Uscita dal bagno mi coricai sul divano, accessi la televisione e girovagai sui canali per un po' di tempo. Fino a quando ovviamente non dovettero interrompere il mio momento di pace interiore, suonando il campanello.

#AngoloAutrice
Ciao a tutti, questa è la storia di cui vi parlavo nel libro Hearts Off. Mi scuso ancora per il poco preavviso e per avervi lasciato un po' di stucco, ma questa era la mia volontà, e sono sicura della mia scelta.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, non so con quale frequenza aggiornerò, perché non voglio darvi false speranze sui giorni in cui lo farò, perché magari poi non mi va.
In ogni caso ci tenevo a precisare che gli aggiornamenti saranno più frequenti, dato che la storia ce l'ho bene in mente e anche tutto il suo svolgimento, quindi non c'è da preoccuparsi.
A questo punto vi ringrazio per la lettura, lasciate le stelline se vi va e qualche commento.
❤️❤️❤️

Whεnενεr Yου WαnτDove le storie prendono vita. Scoprilo ora