Cαριτοlο 11

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Canzone per il capitolo:
-Someday Maybe (Harry Styles)
ascoltatela con la riproduzione continua☔

Entrai in camera mia e sbattei la porta con forza. Non si poteva permettere di comportarsi in quel modo.
Ecco, James rimarrà sempre per me una grande incognita. Non lo capivo, veramente.
C'erano delle volte in cui mi sembrava una persona tranquilla e anche un po' lenta, soprattutto quando si perdeva nei suoi pensieri come me. Altre volte si irrigidiva e si arrabbiava per nulla. Aveva degli sbalzi di umore che spesso e volentieri mi urtavano. Non riuscivo a concepire come poteva una persona all'apparenza normale poter essere così suscettibile e sensibile in certe situazioni.
A volte mi sembrava di contare qualcosa per lui, quando mi aveva abbracciato in biblioteca e mi era stato vicino, ad esempio. Altre volte mi sentivo infuocata sotto il suo sguardo cattivo ed arrogante. Che mi mettesse in soggezione la sua presenza, ormai, era più che evidente.
Quando ha difeso Trina, o come si chiamava, mi è sembrato di essere di troppo li, quando in realtà io avevo tutto il diritto di stare a casa mia. Era lei l'estranea. Non mi è piaciuto per niente il suo sguardo, sembrava sfidarmi con la consapevolezza di vincere e rinfacciarmelo. Nonostante abbia provato a fare la stronza con lui, ammettevo a me stessa di esserci rimasta malissimo.
Avevo questo difetto. Dentro di me c'era una tempesta, pioveva, diluviava, c'era un fiume straripante e raffiche di vento forti. Ma fuori, fuori apparivo come la ragazza indistruttibile, con lo sguardo di ghiaccio, che pietrificava ogni cosa. Mi vedevano come la forte della situazione. E dentro mi corrodevo.
Dentro mi stavo rompendo e fuori sorridevo. Dentro avevo il cuore a pezzi, l'anima morta e la mente confusa. E gli altri ignoravano. Non notavano nulla, non gli importava di niente, solo l'immagine. Solo il fuori.
Come nella mia famiglia. Sono sempre dovuta essere la figlia perfetta, quella che obbedisce, sta attenta a ciò che appare, matura e razionale. Io non sono mai stata così. Incalzavo finti sorrisi mentre dentro urlavo.
Urlavo, gridavo, morivo... e nessuno mi sentiva.
Così mi sono sentita con James quella mattina, quando ha preso le difese di Trix. Perché nonostante io continuassi a rifiutarmi di seguire la via dei miei genitori, quella in cui apparivo come la ragazza perfetta senza un difetto, ero ancora influenzata da quegli ideali. Davanti a James mi sono sentita così come sono. Imperfetta. E non sapevo se fosse una cosa giusta o sbagliata. Il punto è che ero ancora influenzata dalle cose che i miei genitori mi avevano inculcato nella mente, e sentirmi come stavo cercando di fare da ben un anno, senza successo, mi è sembrato strano. Forse sbagliato. Probabilmente l'idea della perfezione che tanto ho odiato e voluto eliminare, l'avevo fatta così tanto mia, che, controvoglia, ne seguivo le regole. E James mi ha fatto capire, che alla fine non ero poi così diversa dai miei genitori. 

Questo pensiero mi mandava in bestia.

Mi ero allontanata da Londra, la mia città natale, per estraniarmi dal mondo rose e fiori che vivevano Judith e Christopher, mia madre e mio padre. Eppure più stavo con James, più lui mi faceva sentire come loro. E odiavo essere e pensare come loro. 

Conclusione? Odiavo me, James e il mondo intero. Me, per essere così simile a loro. James, per farmelo sempre presente involontariamente. E infine il mondo, così ingiusto, così negativo. Mi ha portato via Cassie, mi ha gettato tra le braccia del mio peggior nemico Travis, e mi ha fatto nascere in un contesto, che per quanto detesti, mi appartiene nel profondo.

Mi rabbuiai immediatamente al pensiero di mia sorella. Non ci volevo pensare. Scossi la testa per cacciare i pensieri negativi e cominciai a preparami per l'università. Avevo saltato il pranzo a causa di James e mi dovevo ancora asciugare i capelli, legati da un bel po' in un turbante. Un brivido di freddo mi percorse la schiena quando sciolsi i capelli e una goccia fredda scivolò sulla mia schiena. Strecciai i capelli con il pettine e presi il telefono, staccandolo dalla presa. Con i vestiti appoggiati sul braccio destro e il telefono nella mano sinistra mi incamminai verso la porta di camera mia per arrivare in bagno. Ma non appena varcai la soglia della porta che dava al corridoio la figura di James si scontrò contro di me e mi bloccò il passaggio.
-Dobbiamo parlarne- disse. E aveva ragione, se non fosse per il fatto che io non volessi parlare con lui.
-Magari dopo, ora ho da fare- lo liquidai e cercai di farmi spazio superando di pochissimo la sua spalla.
-No Jane, ora- tuonò, mi prese per il braccio e mi riportò dentro la stanza. Il suo gesto fulmineo mi fece sbattere le spalle al muro e chiusi gli occhi per il dolore.
-Non usare questo tono con me James, sei tu dalla parte del torto.- lo accusai cercando di porre più distanza tra i nostri corpi.
-Mi dai fastidio.- se ne uscì così. Io rimasi un po' allibita dalla sua affermazione. Prima coltellata.
-Ti do fastidio? allora perché sei qui a parlare con me invece di fartela con quella bionda?- sputai avvelenata.
Lui deglutí.
-Hai ragione- disse. Eh?
-Cosa?-
-Si, sto perdendo solo tempo con te.- mi guardò intensamente e fui costretta a spostare lo sguardo a terra. Intanto si avvicinava sempre di più. Le mie mani erano sul suo petto per allontanarlo, ma i suoi passi si avvicinavano sempre di più a me. - D'altronde, l'hai detto tu no? Dovrei farmi la bionda.- Si allontanò di scatto. Seconda coltellata.
-E allora vai da lei- Gridai con rabbia mentre un ghigno si dipingeva sul suo viso. - Va da lei- ripetei - se non ti da fastidio come faccio io- sussurrai l'ultimo pezzo, abbassando lo sguardo e schiacciandomi contro il muro.
-Dovrei?- chiese.
-Non ti capisco- mi misi le mani sui capelli.
-Non ti chiedi come mai io non sia li con lei in questo momento?- domandò avvicinandosi.
-Perché dovevi parlare con me-
-E sai di cosa?- chiese retorico. Io rimasi un attimo spossata dalla sua vicinanza e non risposi. - Del fatto che tu sia l'essere più scostante che io abbia mai incontrato, veramente, sono io a non capirti, mi irriti.-
Parlò con tale calma che inizialmente non capii bene il senso del suo discorso. Poi realizzai.
Terza coltellata. Mi stava facendo male.
Strinsi gli occhi per mantenere la calma e i sentimenti negativi che scalciavano nel mio corpo.
-James, vattene, ora, avrai tempo di rimediare alle tue cazzate, ho da fare- ribattei fredda.
-Ah si, devo ancora farmela con quella bionda- un sorriso derisorio comparve sul suo volto.
Perché non riuscivo a reagire? Perché sentivo ogni cellula del mio corpo atrofizzarsi. Un magone mi attanagliò lo stomaco. Tentennai un po', poi sparai tutto quello di negativo che mi veniva in mente su di lui, tutto quello a cui ultimamente stavo pensando.
-Parliamoci chiaro, sei arrivato qui e hai già messo in scompiglio le nostre vite. Non fai altro che punzecchiarmi, sono io a non sopportare te. Mi provochi, poi mi stai vicino nei momenti difficili, e mi da un maledetto fastidio sentirmi debole vicino a te. Con te mi sembra di essere ritornata dalla mia famiglia James, e non mi piace, non mi piace per niente. Smettila di comportarti in questo modo perché io non ce la facc... - volevo continuare il discorso, ma fui interrotta dal suo scatto fulmineo verso di me e dell'appropiarsi delle sue labbra delle mie. Si scagliò così velocemente su di me che non feci in tempo di realizzare di starlo baciando per davvero. Mi schiacciò al muro e mi baciò con furore. Le nostre bocche danzavano e i nostri corpi si avvicinavano sempre di più. Strinsi la sua maglietta e lo attirai a me, e appoggiai le mani per tenermi, mentre lui mi serrava i fianchi con le mani e le spostava su per la schiena. Una serie di brividi attraversarono il mio corpo e sentivo la testa pulsare per le troppe emozioni che stavo provando.
Non era il mio primo bacio, ma aveva qualcosa di più, forse il fatto che fosse James.
E questo non andava bene, non andava bene per niente. Si staccò velocemente, come se si fosse ricordato di una cosa da fare, mi guardò col fiato corto e io con lui, poi si mise le mani in tasca e se ne andò dicendo: -Bacia meglio la bionda-
Quarta ed ultima coltellata. Avrei voluto sotterrarmi.

Stupida.
Sono stata una stupida. Troppo ammaliata dal suo fascino e succube dell'effetto che esercitava su di me. L'unica cosa che provavo dentro di me era la vergogna. E ora come avrei potuto più guardarlo negli occhi? Avevo abbassato la guardia in un momento che ne richiedeva il triplo.
Chissà cosa pensava di me!? Debole? Bambina? Ingenua?
Tutto ciò era talmente imbarazzante che successivamente al bacio, mi mossi sempre con la paura di sbagliare, con lentezza e precisione. Come facevo con la mia famiglia. Forse ora mi sentivo ancora peggio di quanto già non stessi. Non avevamo chiarito niente, lui non si era spiegato, non mi aveva chiesto scusa. Aveva soltanto usato questa come una buona scusa per provocarmi, disprezzarmi e prendermi in giro.
Stavo male, si, e non potevo nasconderlo.
Andai in bagno con la costante sensazione di essere giudicata, anche se erano tutti nelle proprie stanze per prepararsi all'università.
Entrai e accesi subito il phon, mi asciugai i capelli e li legai in una crocchia. Non ero proprio dell'umore.
Indossai una felpa stinta nera, di due taglie più grandi, una di quelle calde e comode, spesso e volentieri macchiate di caffè fra le pieghe. Indossai un pantalone della tuta di un nero ingrigito, e le converse bianche ai piedi.
Rovinare la giornata, fatto!
Indossai il giacchetto di jeans imbottito, che mi andava stretto sulle braccia per via delle maniche larghe della felpa, presi lo zaino e lo riempii con tutte le cose che mi sarebbero servite. Uscii di casa in religioso silenzio e mi incamminai a piedi verso l'istituto.
Prima di entrare però mi fermai al bar per prendere un pezzo di pizza da consumare come pasto, dato che avevo saltato il pranzo. La causa? James ovviamente, e come non poteva essere lui?! Quel ragazzo mi stava influenzando troppo, avrei dovuto rimettermi in riga. Già, avrei fatto proprio così.
Finita la pizza buttai il fazzoletto oleoso che l'avvolgeva nel cestino, mi pulii le mani con una salviettina, e a passo lento mi diressi verso l'ingresso, sperando vivamente di non incrociarlo per i corridoi.
Mi incamminai verso il mio armadietto e per aprirlo praticamente scassinai la maniglia.
-Serve aiuto?-. mi girai di scatto presa in contropiede dalla voce di Shane.
Lo guardai esasperata e abbassai lo sguardo.
-Senti, non so bene cosa sia successo tra te e James, ma... - iniziò ma io lo interruppi.
-Shay, va bene così, sto bene, ho affrontato cose peggiori e lo sai, non ho bisogno di altro dolore, sopratutto se quest'ultimo è provocato da James- accennai un sorriso.
Non se l'era bevuta per niente, ma annuí lo stesso.
-Per qualunque cosa ci sono Jay- sorrisi per davvero. Mi attirò fra le sue braccia e nascosi la testa sul suo petto.
-Grazie- mormorai.
Non avrei pianto, certamente. Non piangevo da quando i miei genitori, a otto anni mi avevano detto che fosse fastidioso e estremamente insopportabile. Non potevo permettermi di piangere, nemmeno per finta, nemmeno quando ero a casa da sola.
Non piangevo da bene undici anni, non sarebbe stato James con il suo carattere scontroso a farmelo fare.
Non avevo pianto alla morte di Cassidy, in quel caso solo mia madre lo fece, poi mi guardò come se fossi un rifiuto.
Li mi sentii vuota per la prima volta. Non mi sentivo di piangere semplicemente perchè mi sembrava di sminuire il dolore che provavo. Era qualcosa di talmente ardente, talmente stressante e pesante da non poterlo esprimere attraverso le lacrime. Sentivo solo molto freddo, e un vuoto incolmabile che da allora è rimasto tale. E per sempre rimarrá.
Ci staccammo dall'abbraccio e ci congedammo con un "ci vediamo a casa", poi ritornai al mio armadietto, che finalmente si aprì. Presi i libri di psicologia giuridica e mi diressi verso l'aula della materia. Arrivai in anticipo, ma poco dopo la classe si riempí.
Non ero certo dell'umore di seguire una lezione, ma mi ricordai dei sacrifici che avevo fatto per arrivare fino a qui, e che non sarebbe stato un essere insignificante qualunque a distrarmi.
Inoltre era anche nella mia stessa stanza, a seguire una lezione del secondo anno.
Non mi guardava, e io come lui.

Sono più forte.

#AngoloAutrice
Nuovo aggiornamento, dopo quasi un mese. Un applauso a mee!
In ogni caso, rileggendo gli spazi autrice degli ultimi capitoli mi sono resa conto che più che spazi autrice sono tutte scuse e giustificazioni.
QUINDI PERCHÉ NON CAMBIARE NOME ALLO SPAZIO A FINE CAPITOLO? #SpazioGiustifiche potrebbe andare bene? 🤔🤔
Ad ogni aggiornamento una giustifica diversa yeee😂 Mi dovrò impegnare anche per quelle aaah🤧

In ogni caso... FINALMENTE SI SONO BACIATIIIII, QUANTI DI VOI ASPETTAVANO QUESTO MOMENTO?? 😍😍 poi vabbè non è andata a finire come volevamo, ma questi sono dettagli. Che ne pensate di Trix? Sarà un personaggio che comparirà spesso, temetemi... 😈😈

Abbiamo capito alcune cosine in più su Cassidy e su quello che prova Jane tutti i giorni, ma non è stata ancora risolta l'incognita "Travis".
💥💥
Ci sentiamo al prossima aggiornamento, votate e commentate in tantii❤️

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2018 ⏰

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