Capitolo Uno

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La ragazza correva sulla strada che portava al palazzo, inciampando nella veste e perdendo l'equilibrio troppo spesso.
Aveva il fiatone e rivoli di sudore le scendevano lungo le tempie.
Doveva fare presto, davvero tanto presto.
Arrivata davanti all'entrata del castello le due sentinelle spostarono le lance, riconoscendola, e lei corse dentro con le ultime energie che le rimanevano.
Irruppe nella sala del trono dove il re stava discutendo animatamente con la principessa.
-Ma padre!- esclamò lei nel momento in cui la ragazza mise piede nella sala. La suola del sandalo sinistro si era praticamente scollata completamente, rendendole ancora più difficile muoversi.
-Mio signore!-
Il re si voltò, subito imitato dalla principessa.
-Aida, come ti permetti di...- iniziò a chiedere la principessa, ma la ragazza non la lasciò terminare.
-Mi scuso mia signora, ma la situazione è precaria.- si voltò verso il sovrano che la guardava con la fronte corrugata. -Mio signore, sono qui.-
-Chi sono qui?- chiese la principessa guardando il padre.
-I greci.- rispose la ragazza al posto del re. -Sono arrivati e stanno devastando la città. Mio signore, siamo in pericolo.-
Il re si fece più teso delle corde dell'arpa che soggiornava negli appartamenti della principessa.
-Jason, vieni qui!-
Il centurione di grado più alto, il soldato preferito dal re, arrivò immediatamente nella stanza, facendo un inchino alla principessa e cercando di non incontrare lo sguardo dell'altra ragazza.
-Come posso servirla?-
Il re non fece in tempo a dire una parola.
In un soffio di Eolo un legionario entrò nella stanza.
-Siamo sotto attacco. Mio signore non pos...- il suo volto sbiancò e la sua voce si spezzò.
Jason estrasse il gladius dal fodero.
-Scappate!- gridò.
Il soldato cadde a terra, rivelando un ragazzo dell'età di Jason, all'incirca. Il giovane estrasse la spada dalla schiena del nemico appena abbattuto e guardò verso il re, il quale stringeva tra le braccia la figlia.
-Troppo tardi.- dichiarò il nuovo arrivato in greco.
Jason partì all'attacco mentre il re correva fuori dalla sala con la figlia.
-Aida! In fretta!- gridò la principessa, e la fanciulla si costrinse a distogliere lo sguardo dallo scontro per correre dietro la padrona.
-Jason...-
-Non c'è tempo.- disse il re, guidandole all'interno dei corridoi adibiti al passaggio della servitù. -Dobbiamo scappare, prima che ci uccidano.-
La fanciulla non voleva abbandonare il fratello nell'altra stanza a combattere contro quello che evidentemente era il comandante della truppa greca che aveva fatto irruzione nel loro pacifico regno.
Be, pacifico si faceva per dire, nessun regno è veramente pacifico.
-Per di qui!-
Il re svoltò nel corridoi prima delle due ragazze.
Quando loro fecero altrettanto, la principessa urlò.
Il padre era immobile davanti a lei e una lama di bronzo celeste gli trapassava il busto, spuntando in mezzo alle scapole e macchiando di sangue il mantello viola.
-Padre...- singhiozzò la principessa, stringendosi all'altra fanciulla che guardava il proprio re cadere a terra, morto.
Due soldati greci le guardavano, uno dei due con la spada ancora tesa, la lama sporca del sangue del re.
Quello stesso si voltò verso il compagno, Aida avrebbe scommesso che sotto l'elmo ghignava.
-Guarda qui compagno, la principessa e la sua schiava. Proprio due belle ricompense, non credi?-
L'erede al trono si staccò dalla sua compagna e strinse i pugni, guardando i soldati con rabbia.
-Io non sarò mai vostra schiava, anche a costo...- la sua voce si smorzò, come quella del soldato nella sala del trono.
Ora la spada greca trapassava il suo di torace, la toga viola che diventava sempre più scura per via del sangue.
-Della vita?- chiese ironico il secondo soldato, mentre il compagno estraeva la spada dal corpo della ragazza.
La fanciulla, ormai rimasta sola e indifesa, guardò la sua padrona cadete a terra, sopra il corpo di suo padre, ed esalare il suo ultimo respiro.
La schiava cadde a terra e chiuse gli occhi, unendo le mani in un segno di preghiera.
-V-vi p-prego...-
Due dita le fecero alzare il mento e la ragazza si trovò a fissare due occhi color nocciola, nascosti sotto un elmo greco.
Il soldato, che non poteva avere più di quindici anni, le sorrise.
-Non ti faremo del male, Raggio di Sole. Non serve che ci preghi.-
La ragazza abbassò il capo e porse le braccia con i pugni chiusi e i polsi incrociati.
-Vi ringrazio, che gli dei vi benidicano.-
Il soldato voltò il capo verso il compagno.
-Non avevo forse ragione? Ti avevo detto che qui hanno delle schiave fantastiche.-
Aida fissava il pavimento con le braccia tese, tremando.
L'altro soldato sbuffò. -Potevi almeno risparmiarmi la principessa, era davvero bella. Ora tu ti prenderai la schiava e io? Niente!-
Il soldato che aveva ucciso i reali rise. -Troveremo una bella schiava anche per te. Questa ce la giocheremo questa sera, se saranno gentile lasceranno scegliere a lei chi servire.-
Si voltò verso la ragazza e le alzò di nuovo il capo. -Spero sceglierai me Raggio di Sole.-
La ragazza tremava così tanto da non riuscire a parlare. Mai aveva temuto così tanto per la propria vita come in quel momento, stesa poco lontano dai corpi ormai deceduti dei padroni che aveva servito per anni.
Il soldato si alzò e le porse una mano.
-Alzati.-
Non lo disse come un ordine, ma gentilmente. Lei prese insicura la mano del giovane, il quale la aiutò a rimettersi in piedi.
Una volta sulle sue gambe, la ragazza non resse più il peso di tutto quello che stava accadendo ed ebbe un mancamento.
Il soldato la prese appena in tempo tra le sue braccia, prima che la giovane svenisse appoggiata al petto del greco.
-Portala tu, io ti copro le spalle.- disse senza molto entusiasmo l'altro soldato, guardando il compagno prendere la ragazza tra le braccia.
-Ti troverò una bella schiava, magari una figlia di Afrodite.- promise mentre ripercorrevano il corridoio all'inverso, scavalcando i corpi inermi di guerrieri e servi.
-Preferisco le figlie di Apollo, hanno molta più classe.- borbottò l'altro di rimando.
-Allora ti troverò la più bella figlia di Apollo dell'intera Grecia.- rise il soldato dagli occhi castani.
-Prima pensiamo si tornare all'accampamento, per le ragazze ci sarà tempo.-
Sbucarono alla luce del sole.
Il cortile del castello era disseminato di corpi, anche se i due guerrieri non riuscirono a scorgere nemmeno un greco.
-Abbiamo vinto, che ne dici?- chiese il primo greco, stringendo meglio la ragazza a sé.
-È un popolo pacifico, avevi dubbi?-
In lontananza due vele vennero abbassate sugli alberi di una trireme greca. Il simbolo del re dei mari brillava di luce azzurra anche da quella distanza.
-Andiamo, magari posso ancora trovarmi una bella schiava.- disse il secondo soldato, avviandosi verso il porto seguito dal proprio compagno.








Spazio autrice
Ave popolo di Roma e Greacus.
Ed ecco qui la nuova storia che vi avevo promesso.
Mi mancava pubblicare una FF, anche se saranno solo un paio di giorni che non lo faccio.
Spero che questa storia possa piacervi, perché a me piace un casino.
Ah e, se in "Not A Perfect Soldier" vi ho fatto attendere tipo 30 e passa capitoli per un bacio, sappiate che qui sono stata forse ancora più cattiva.

...

No scherzo, visto come andrà il sequel di NAPS, non penso di poter essere più cattiva di così (ups, spoiler)

Va beh, vi lascio in pace.

Saluta la Signora!

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