Capitolo Nove

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Aida amava la sua nuova casa.
Callida la trattava come se fosse sua figlia.
Ella, l'addetta alla biblioteca privata del palazzo, le portava bellissimi libri con storie completamente nuove per la ragazza.
Il Signor D. (Aida non sapeva per cosa stesse la D, ma l'uomo diceva che spesso lo avevano scambiato per Dioniso a causa di quel nome), il capo della servitù, la adorava e l'aveva praticamente adottata, cercando di rendere il più facile possibile l'insediamento all'interno della reggia.
Anche le altre donne la adoravano, era la ragazza più giovane dell'intero castello, fatta eccezione per quando Calipso andava a fare visita a Leonidas.
Aida ben presto scoprì che a nessuno lì dentro piaceva la futura regina del regno. Aida non sapeva il perché, lei la trovava una fanciulla incantevole, sin perfetta. Spesso parlavano e Aida le raccontava le sue storie.
Quei racconti piacevano a tutti, lì.
C'erano state sere in cui lei si era seduta ai piedi del trono per raccontare una storia al re e alla fine tutta la servitù si era fermata ad ascoltare. Quando Leo aveva visto la scena, aveva sorriso orgoglioso e con un senso di...non lo sapeva nemmeno lui. Ma era come se sentisse di aver finalmente fatto la cosa giusta.
Nessuno lì dentro si era mai comportato in quel modo con Calipso, lui lo sapeva.
Passò quasi un mese prima che il principe decidesse di riprendere il proprio "allenamento da eroe" con Chirone, il suo insegnante, portandosi dietro Aida come ormai capitava abitualmente in quelle settimane.
Se Leo non avesse mai preso quella decisione probabilmente tutta la sua vita sarebbe cambiata.
Era l'effetto farfalla, solo che non si stava scatenando dall'alta parte del mondo, ma proprio lì, sotto i loro occhi.
L'inizio della fine, si potrebbe dire.

-In cosa consiste di preciso il vostro allenamento?-
-Aida, ti ho già detto di non darmi del voi.- disse esasperato il ragazzo, mentre arrancavano sulla collina.
-E io vi ho già detto che lo farò solo quando le stelle cadranno.-
Leo scosse la testa esasperato, ma sorrise comunque.
-Vedrai come combattiamo noi greci.-
Aida era un po' inquieta, ma non voleva darlo a vedere. Quel nome, Chirone, le era troppo familiare per i suoi gusti. E tutto ciò che le era familiare di greco non era positivo.
Ma Argos era lontano da Sparta, dopo tutto...
-Eccoci.-
Sotto di loro si stendeva una valle con quella che sembrava una città in miniatura, con case, anfiteatro e arena.
-Siete in tanti?- domandò la ragazza. Aveva un po' di fiatone visto il pezzo a piedi, ma la maggior parte della strada l'avevano fatta a cavallo.
-Abbastanza.- rispose il ragazzo cominciando a scendere il pendio.
Era abbastanza ripido e quando arrivarono a valle si stavano tenendo la mano. Aida non voleva essere scortese e toglierla, anche perché il ragazzo non sembrava accennare a voler lasciargliela andare.
Quando arrivarono nei pressi dell'arena Aida capì che avrebbe preferito restarsene a casa.
Lì dentro c'erano un sacco di soldati che aveva visto nella tenda la sera dello smistamento. E c'era anche il ragazzo con l'elmo che l'aveva trovata, insieme a Leonidas.
Quando furono abbastanza vicini, i ragazzi si accorsero di loro.
-Guardate chi è tornato!-
Leo entrò nell'arena e subito gli amici gli si avvicinarono per salutarlo.
Aida individuò immediatamente quello che Leonidas aveva chiamato Perseus, il ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi. Doveva ammettere che senza l'armatura insanguinata e l'aura di morte di una appena compiuta devastazione, era veramente bello.
Ad Aida non dispiacque molto che lui puntasse il suo sguardo su di lei, ignorando gli altri.
-Aida, siete bellissima come sempre.-
Siete?
Davvero quel giovane le stava dando del voi?
-Vi ringrazio.- rispose lei con un sorriso. Il ragazzo le sfiorò le dita della mano sinistra.
-Mi permettete?-
Lei annuì e il ragazzo le prese la mano, posansovi sopra le labbra, ma senza staccare gli occhi da quelli della fanciulla. In quel verde si sarebbe potuta perdere.
-Siete qui con Leo, vero?- chiese lasciandole la mano.
-Sì, Leonidas voleva che vedessi il suo allenamento.-
Perseus fece un largo sorriso.
-Dovrò ringraziare gli dei di questa fortuna.-
La ragazza arrossì leggermente.
Poi Leonidas entrò nella conversazione, bruscamente.
-Vieni Aida, ti presento Chirone.- disse con un tono leggermente più secco del solito.
-Certo.-
Perseus la guardò un'ultima volta, gli occhi che brillavano.
-È stato un piacere poter parlare con voi, Aida. Magari uno di questi giorni verrò a trovarvi.-
Lei sorrise rossa in viso e poi seguì il principe, che attraversava l'arena con aria cupa.
Non disse una parola finché non raggiunsero un angolo più tranquillo, dove si trovava un uomo.
O meglio, un centauro.
Aida si incupí.
Chiunque sarebbe rimasta sorpresa e sconvolta da quella vista, ma lei no. Non era la prima volta che ne vedeva uno e aveva il tremendo sospetto che non fosse la prima volta che vedeva quel centauro in particolare.
-Chirone, le presento Aida, la mia compagna.-
L'uomo fece un largo sorriso. -Che interessante scelta di parole Leo.-
Poi i suoi occhi si posarono sul volto della ragazza e il sorriso si attenuò.
-Aida...-
Per la ragazza fu troppo.
Era questione di onore, di orgoglio, di legge.
Si piegò, un ginocchio al suolo e l'altro piegato davanti a lei. Si portò la mano chiusa a pugno sul cuore e piegò la testa.
-Ave.-
Leo la guardava con gli occhi spalancati. Non aveva mai visto la ragazza fare così.
Chirone alzò una mano e lei si tirò su. Qualcosa di diverso si celava dietro i suoi occhi.
-Leo, vai ad allenarti pure. E fatti aiutare da Aida.- disse serio il centauro e Leo annuì, ancora scosso.
Decise che era una buona idea mettersi in un punto poco visibile.
Aida rimase silenziosa per tutto il pomeriggio, non disse mezza parola.
Leo mentre tirava fendenti contro il manichino di legno non poteva evitare di chiedersi cosa fosse quel saluto e perché la ragazza avesse, chiaramente, riconosciuto Chirone.
Aveva la sensazione di aver già visto qualcuno comportarsi così, ma non riusciva a ricordare chi.
"Sarà un saluto romano." si disse "L'avrò visto mentre giravamo per la città in esplorazione."
Ma in realtà, non ci credeva nemmeno lui.










Spazio autrice
Ave popolo di Roma
Oggi ho scritto un capitolo molto...interessante...
Aspettatevi tante cose :)
Sto andando avanti anche con il sequel di NAPS, ve lo giuro.
Devo solo decidere se fare la stronza dopo 10 capitoli o dopo 14, e la decisione è difficile.
Vi prometto che a breve comincio a pubblicare, anche se penso che per Let You Go pubblicherò un capitolo alla settimana, invece che uno al giorno, così posso portarmi in pari.

Vogliatemi bene.

Saluta la Signora!

GRΣΣΚS || LΣΘ VΔLDΣζDove le storie prendono vita. Scoprilo ora