capitolo 5

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ARPER

La giornata non potrebbe andare peggio di così!
Come se non bastasse adesso di fronte a me c'è Dylan, l'ultima persona al mondo che  vorrei incontrare in questo momento.

Vedo che si avvicina, e io mi irrigidisco, l'ospedale gira attorno a me, non mi muovo.

In questa stanza ci siamo solo noi due e qualche infermiere che corre di la e di quà.
In totale sono presenti tre, una delle quali scorrevole che porta alla sala ambulatoria.
Le altre due sono di legno e sono spalancate.

Non voglio chiamare nessuna infermiera, già mia mamma sta male... Non voglio farla preoccupare.

Vedo che Dylan si avvicina e allora
cerco girarmi verso una porta, invano mi allontano da lì cercando di non fargli caso. 
Faccio dei passi verso una porta, e appoggio la mano nel muro per non cadere, sono sicura che sta venendo verso di me per prendermi in giro e dire che sono debole, e ora non è il momento migliore. 

Il mio intento di fuga non funziona.
Ho un altro giratesta molto forte, sono totalmente paralizzata, non so neanche come faccio a trovate la forza per muovermi, e non mi preoccupo più di scappare ma mi preoccupo di me stessa. Così mi fermo.

Giro la testa e lui è appena dietro di me e fa un passo veloce mettendosi di fianco a me, mi guarda...si vede che è nervoso, mette la mano sulla nuca e poi la toglie.

"Già bisogno di aiuto?"

Cosa?

"Ha ha ha, che cosa vuoi adesso, perchè ti preoccupi? Hai in mente qualche frase per prendermi in giro?
Comunque sto bene"

Mi stacco dal muro per far vedere che non sono debole come pensa.
Ma la fortuna non è dalla mia parte e cado in avanti perdendo l'equilibrio.

Dylan fa velocemnte  un passo in avanti  e mi prende.
Le sue mani sono nei miei gomiti e il mio viso gli sfiora il petto, le mani sono appoggiate sui suoi muscoli delle   braccia, è teso...

Per cosa?

Gli occhi sono pesanti, non ho neanche le forze di reggermi in piedi.

Si allontana un po' ma la sua presa è ancora presente, mi stacco dalla sua maglietta che stringevo con forza senza motivo.
Esita un po' e mi mette una mano sulla fronte, spalanca gli occhi e vedo che apre la bocca per dire qualcosa, e fa la sua espressione preoccupata... Ma ne dubito, sicuramente trama qualcosa.

"Scotti."

"A te cosa cazzo te ne frega? "

Non me la racconta giusta sto qui, prima fa lo stronzo chiamandomi con soprannomi che odio e ora è qui che vuole darmi una mano.

"Senti, se non ci fossi stato io saresti già per terra, quindi sta zitta e va in bagno a risciacquati mentre io chiamo una dottoressa".

Eccolo, lo stesso stronzo.
Però non capisco ancora perché lui fosse lì. Forse si sta davvero preoccupando?

Ma che cazzo dico.

Non ci conosciamo neppure è l'unica volta che abbiamo parlato è stato per insultarci a vicenda

Alza lo sguardo, è fermo e non mi lascia ancora andare le braccia.
Mi tiene abbastanza forte come se avesse paura che io cadda per terra e mi spezzasi in mille pezzi.

DYLAN

Mi guarda, la guardo, ha un aspetto orribile, è pallida, suda, ma è pur sempre bella ... 

Aspetta cosa?

Mollo una mano e barcolla un po', così la accompagno in bagno.
Gli avevo detto che andavo a chiamare una dottoressa ma non so perché non lo faccio ed entro con lei.

Guarda il bagno per assicurarmi che non ci sia qualcuno.
La faccio entrare e la lascio camminare da sola fino al lavandino, mette le mani sull'acciaio e si guarda allo specchio.

Mi appoggio al muro e la guardo, e me ne sto in silenzio

La guardo fare piccoli gesti, che per lei saranno difficoltosi visto che non riesce quasi a reggersi in piedi .

Apre il rubinetto e lascia scorrere l'acqua, e si bagna il viso sudato, si gira e mi guarda.

"Cosa c'è?" Dico.

"Mi puoi passare la carta" ha la voce che trema e sussurra che neanche la sento.

Mentre le passo la carta, mi guarda e impreca.

"Cosa c'è?" Ripeto.

Che stupido.

"Oggi un collega di mia madre doveva venire a cenare a casa nostra, ma mia madre non sta bene.
Mi sono totalmente dimenticata di avvisarlo"

"Faccio io"

Cosa? Perchè? Cosa mi sta passando per la testa?

"Cosa?"dice lei sorpresa arcando le soppracciglia.

"Faccio io" Ripeto.

Perchè la sto aiutando così tanto?

Rimane zitta così decido di parlare di nuovo.

"Cosa vuoi che sia? Dai dammi il numero, non sei in condizioni di parlare, guardati .
Parli a mala pena con un filo di voce sei pallida e...."

"Ok, ho capito." dice senza lasciarmi finire.

Prende il telefono dalla tasca posteriore dei jeans.
Cerca il contatto e dopo averlo trovato mi porge il telefono.

Guardo il display, non faccio caso al numero e inizio a chiamare.

Esco dal bagno, per lasciarle il tempo di fare le sue cose da "donna" .

Inizia a squillare... Dopo due squilli mi risponde una voce maschile.

"Pronto?"

Resto paralizzato, la mia voce non esce, non riesco a parlare.
Inizio a farmi troppe domande.

No, non puo essere vero.

"Pronto?" Ripete, dandomi conferma dei miei dubbi.

"Papà?"

"Dylan?"

// SPAZIO AUTRICI 

Ciao ragazzi, questo è un capitolo molto importante per Arper, che potrebbe cambiare la loro storia.

Per il prossimo capitolo arriviamo a 10 voti.

Attraverso le onde dell'amore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora