capitolo 6

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Dylan

Rimango in silenzio per un po', non so cosa dire, avrà sbagliato numero e ha azzecato quello di mio padre, non c'è altra soluzione.

"Dylan, sei tu?"

"Papà, forse ho sbagliato numero"

"Dylan, no fermo, spiegami come fai ad avere il telefono degli Smith"

A quanto pare non ha sbagliato numero..

"No tanto per sapere, per caso hai una cena oggi? No una domanda, perchè è stata appena annullata, ciao"

Attacco senza dargli il tempo di rispondere. Sbuffo come un cretino mentre le infermiere passano da una porta all'altra con quel completino che... non mi dispiace.

Arper esce dal bagno porgendomi la mano, informandomi di volere indietro il suo telefono.
Glie lo poso sul palmo della mano e la guardo negli occhi, sono così intensi. Le ciglia sono ancora bagnate dall'acqua.

E come sospettavo, non dice una parola e se ne va dietro una porta, senza neanche dire grazie.
Volevo fermarla e dirgli di non dire a nessuno ciò che ho fatto, non voglio che la gente sappia che la ho aiutata. Mi rovinerebbe la reputazione.
Cioè se a scuola si sapesse che un giocatore di football ha aiutato "Arper Smith" la ragazza nuova sempre con il muso del primo anno, parleranno di me per alcuni giorni a scuola.
Non la ho mai vista sorridere, le uniche volte, ha fatto un ghigno solo per provocarmi.

Quando non la vedo più inizio a ragionare e mi siedo su una sedia, da solo, come al solito.

Forse Arper ha passato un momento difficile, o sarà capitato qualcosa di grave a sua madre.

Non e che mi interessa di lei ma mi sembrava che fosse disorientata, cioè se lo venisse a sapere  qualcuno rovinerebbe la mia reputazione.  Poi non  capisco a che cazzo servono le infermiere se non vedono che una ragazza sta male.

O forse solo io le ho dato attenzione...

ARPER

Appena Dylan esce mi asciugo il viso e cerco di sistemare il mascara colato. Mi sento un po' meglio.
Se non ci fosse stato Dylan sarei caduta o peggio , ne sono certa.
Mentre rifletto sento la voce di Dylan lontana, ma non faccio attenzione alle parole.
La voce si interrompe con un "ciao" udibile.

Esco dal bagno.
Lo guardo, lui mi guarda e come se non fosse successo nulla gli porgo la mano per invitarlo a darmi il telefono.

Senza fiatare mi dirigo ad una porta e me la chiudo alle spalle . Qualsiasi porta va bene basta che mi allontano da quella situazione imbarazzante.

Mi sento ancora un po' barcollare ma mi faccio forza.

Dopo un paio di curve fatte per cercare una dannatissima segreteria per cercare la camera di mi madre sento il telefono (che ho ancora in mano) vibrare.
Alzo il display e rispondo subito.

Il signor Jackson

"Ehm Arper?"

"Si sono io mi dica"

Mi sembra di aver sentito borbottare qualcosa ma non ci faccio caso, non che mi interessi .

"La cena verrá annullata giusto? "

"Si purtroppo la cena sarà spostata per un altro giorno, abbiamo avuto un problema in famiglia, scusi se l'ho avvista a quest'ora.."

"Non importa è tutto ok. Scusami se ti ho richiamata è che volevo avere la conferma. Buona sera Arper."

E attacca senza darmi il tempo di salutarlo. Come mai era così agitato, e aveva una voce seccata?... Mi ricorda qualcuno .

Ripenso a Dylan e mi chiedo perché il collega di mia madre  mi abbia richiamato dopo così poco tempo per chiedere conferma . Cosa ha fatto quello stronzo?
E la domanda più grande è : cosa ci faceva lì , e perché mi ha aiutato ?

Secondo me si è fumato qualcosa se no perché mai avrebbe dovuto aiutarmi? Immaginavo che avesse detto qualche cazzata ad Jackson.

Quello che so e che devi stare lontana da lui.
Un giorno mi rovinerà come hanno fatto tutti gli altri ... Non voglio che la mia vecchia vita si ripeta in quella nuova.

Ho già avuto a che fare con gente come lui, gente che prima ti urla contro per minacciarti, poi ghigna come se fosse un gioco e ti stuzzica, ti aiuta e poi come se nulla fosse ti distrugge completamente senza nessun preavviso.
E poi... è troppo tardi per rimediare...

***

Dopo aver chiesto a tre infermiere dove è la segreteria, sono finalmente davanti al bancone aspettando che il segretario finisca di parlare al telefono.
Mi guarda e appoggia il telefono,è sulla quarantina d'anni ma non mi interessa più di tanto .

"RAGAZZINA ti serve qualcosa? C'è una fila dietro di te che apetta!!"

Non ci posso credere di essere ancora così distratta, pensavo che fosse passato poco tempo da quando ha appoggiato il telefono, ma a quanto pare no..

"Em... si scusi, potrebbe dirmi in che stanza è (nome e cognome della madre che adesso non ricordo)"

"Si certo.... reparto E al 2 piano stanza 201... adesso si sposti grazie"

"Fanculo"

Non dirmi che l'ho urlato ti prego non dirmi che ho urlato...

"SCUSI MA COME SI PERMETTE?"

Non posso reggere tutto sto casino, devo andarmene, dove è il reparto E??
Mi giro e tutti mi guardano come se avessi serpenti al posto di capelli..

Corro e rischio di cadere da quanto mi gira la testa, è prendo l'ascensore del secondo piano, e mi guardo allo specchio...
Non ricordavo di essere così brutta.

L'ascensore si apre e vedo due frecce grandissime che anche un cieco vedrebbe con scritto F e E.
Prendo il corridoio di destra e cerco la stanza 201, caso vuole che sia una delle ultime.

Arrivo... Anzi non sarei mai voluta arrivare e vedere mio fratello con la testa fra le mani e goccie che scendono sui jeans strappati .
L'ultima cosa che non  volevo che si ripetesse...si stava avverando

Spazio  autrici

scusateci tantissimo per l'assenza ma abbiamo avuto dei problemi .

Comunque cerchiamo di essere molto più attive e di postare più frequentemente .

Speriamo tanto che quanto capitolo vi piaccia  

Se avete qualcosa da dire commentate ci fa piacere leggere consigli, grazie per il supporto ❤️

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 21, 2018 ⏰

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