Capitolo 4

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<<Rachel!>> urlò Zack, seduto al tavolo della cucina, sentendo la comunicazione interrompersi:<<Cazzo, mi ha chiuso il telefono in faccia!>> continuò esasperato, nascondendo il viso tra le braccia.
<<Ma che diavolo le è preso?>> si domandò, poi.
Aveva capito che c'era qualcosa che non andava quando lei aveva risposto alla sua chiamata. Il tono tremolante, sulla difensiva, lo aveva messo sull'attenti. Poi, quando aveva nominato Cathy, era sull'orlo delle lacrime. Era deciso a scoprirne di più, su quella faccenda. Se ne andò in camera e, senza neanche indossare il pigiama, si mise sotto le coperte e si addormentò.

<<Ehi, Zack, hai dormito, eh!>> lo salutò Ray, ironica, mentre il ragazzo sbadigliava rumorosamente.
<<Un sacco, guarda.>> ribatté, stando al gioco:<<A proposito, ti volevo chiedere->>
<<Oh, la principessina si è fatta accompagnare dal principe azzurro! Che carini!>>
<<Edward...>> Ray strinse i pugni, facendo diventare le nocche bianche. Zack si limitò ad osservarlo, con uno sguardo pieno di rabbia.
<<Stai zitta, troietta!>> Urlò il ragazzo dai capelli arancioni:<<Potevi sceglierti un principe un pochino più bello, però...>>
<<Ehi, Pel di Carota, taci! Vattene con il tuo gruppetto di idioti da qualche altra parte!>> gridò a sua volta il corvino, digrignando i denti.
<<Zack...>> Ray lo richiamò, per evitare che il ragazzo al suo fianco perdesse le staffe.
L'interessato puntò le sue iridi bicolore in quelle color zaffiro della sua amica:<<Non ti preoccupare, Ray. Ho tutto sotto controllo.>> cercò di rassicurarla.
<<Chissà ieri cosa mi sono perso, purtroppo ero all'ospedale...>>
sospirò Mason, con le braccia conserte. Il gruppetto dietro di lui ridacchiò, dandosi, di tanto in tanto, delle leggere gomitate.
"Era meglio se ci restavi, in ospedale..."
<<Stammi a sentire, Testa di Zucca, non potresti pensare agli affaracci tuoi? Mi sono rotto le palle di ascoltare le tue idiozie, quindi vedi di levarti dai coglioni prima che all'ospedale ti ci rimandi io a calci in culo!>> Sputò Zack, aggressivo, allungando un braccio davanti a Rachel, come per proteggerla.
Edward sgranò lo sguardo verde:<<Tu, brutto...!>>
<<Dai, Eddie, andiamo... è una perdita di tempo...>>
I suoi amici costrinsero, con la forza, Edward ad allontanarsi dal duo, trattenendolo per le braccia. Era talmente arrabbiato che sarebbe stato in grado di scatenare una rissa.

<<Zack?>> il ragazzo si sentì tirare la manica della felpa:
<<Mh?>>
<<Grazie...>> mormorò, con un fil di voce, e guardandola in volto, Zack poteva scorgere un lieve rossore colorarle le guance.
<<Figurati... è un mio dovere aiutarti.>>
<<Dovere? Che cosa vuoi dire?>> chiese lei, stranita.
<<Tu mi aiuti con la scuola, e io ti aiuto con questa gente di merda.>> spiegò.
Ray sorrise debolmente:<<Non ce n'è bisogno...>>. Poi si alzò in punta di piedi, avvolse le esili braccia intorno al collo del suo amico e appoggiò delicatamente il mento sulla sua spalla.

<<R-Ray...? >>
Zack, per una volta, si sentì sollevato nel portare le bende. Stava andando letteralmente a fuoco. Era da tanto, anni, che non riceveva un contatto fisico umano. Lentamente, circondò la vita della ragazza e la strinse forte, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. I secondi scorrevano in fretta, ed entrambi sarebbero rimasti così per sempre. Purtroppo, il dolce momento fu interrotto dal fastidioso suono della campanella. Ray lo guardò negli occhi, poi sciolse l'abbraccio. Lo salutò con la mano e se ne andò a lezione.
Zack imitò la bionda, e una volta giunto in classe, si lasciò cadere sulla sua sedia. Il professore entrò. A Zack, però, non importava nulla delle sciocchezze che raccontava l'insegnante.

Catherine Ward era spiaggiata sul banco, non prestando minimamente interesse alla lezione, e rispondeva con dei:<<Mh-mh>> alle domande della sua migliore amica Liz.
<<E poi, quel modello sulla rivista era davvero figo!>>
<<Mh-mh>>
<<Insomma, si può sapere che ti prende?!>> sbottò Lizzy, infastidita dal comportamento della sua compagna, attirando l'attenzione di alcuni compagni di classe.
<<Mh-mh>>
<<Se vuoi ti regalo un dizionario, così dirai altre parole oltre a "mh-mh", Cathy.>> Scherzò Danny, voltandosi indietro per guardare in faccia le due ragazze.
<<Mh-mh>> rispose l'interessata, guardando un punto fisso davanti a lei.
<<Non dirmi che è ancora per quella bambola gonfiata bionda!>> sussurrò Lizzy, come se volesse urlare.
<<Ehi! Cerca di portare rispetto alla mia amica!>>
<<È una tua ex-amica, Catherine. Non ti ricordi che la prendevi in giro anche tu?>>
<<Odio ammetterlo, ma Cathy ha ragione, Liz. E poi... ha degli occhi stupendi!>>
<<Danny! Tu e il tuo feticismo per gli occhi!>>
<<Ma cosa volete, voi due?>> esclamò offeso Danny:<<Eddie le avrà detto qualcos'altro?>>
<<Oggi l'ho visto!>> Lizzy si portò una mano davanti alla bocca per soffocare le risate:<<Mi stavo anche divertendo, ma poi quel mostro bendato l'ha zittito...Stavano per prendersi a pugni.>>
Cathy sgranò lo sguardo smeraldo. "Mason la bullizzava, e io non ero lì ad aiutarla? Per fortuna che c'era Foster..."
Danny si girò verso la lavagna, mentre Lizzy iniziò a scarabocchiare sul banco; Cathy, invece, incrociò le braccia sul tavolo e vi poggiò la testa. Chiuse gli occhi verdi, non volendo pensare più a niente. Dopo un tempo infinito, la campanella suonò, e finalmente, la ragazza dai capelli a caschetto biondi e le punte rosa fu libera di correre verso casa.

"Va bene. O la va, o la spacca." Pensò Zack, mentre bussava alla porta della casa di Ray. Gli aprì un uomo, non troppo alto, sulla cinquantina, capelli biondo cenere e occhi castani:<<Chi sei!?>> urlò contro il ragazzo. Era chiaramente ubriaco e infastidito. On si aspettava che gli aprisse lui:<<Sono un amico di Ray...>> rispose Zack, storcendo il naso quando gli arrivò l'odore dell'alcol sotto le narici.
<<In questo momento è impegnata, non può vederti...>> ghignò l'uomo. Il corvino sentì un brutto presentimento farsi largo nel suo petto:<<Allora... allora vado via...>> mormorò, voltando le spalle al padre di Ray e tornare a casa. Persino lui era intimorito da quello. Sul volto dell'uomo si formò un sorriso maligno.

<<Papà?>> a Rachel costava molto dire quella parola.
<<Dimmi, tesoro...>>
<<Chi... chi era?>> balbettò, quasi piangendo.
<<Un tuo amico...>>
"Zack!"
<<Perché l'hai mandato via?!>> urlò Ray, tra le lacrime, disperata:<<Perché?!>>
"Lui è l'unico che può porre fine a questo incubo!"
<<Non è ovvio, mia cara? Ci stava dando fastidio...>> rispose, mantenendo quel sorrisetto sulle labbra.
<<Stronzo!>> urlò ancora Rachel, le parole erano dettate dall'istinto.
<<Cosa hai detto, brutta puttana?!>> la sgridò, dandole un sonoro schiaffo sulla guancia. Ray sentì un bruciore sulla gota.
<<Ho detto stronzo...>> ripeté, stavolta sussurrando.
<<Devi stare zitta, hai capito!?>> gridò suo padre, colpendo di nuovo sua figlia, più violentemente.
<<Non mi devi delle scuse?>>
<<Mi dispiace...>>
<<Bene... sei una brava ragazza...>> le disse, cominciando a spogliarla. Ray non si oppose: suo padre era imprevedibile da ubriaco. Avrebbe potuto anche ridurla a brandelli, se avesse voluto.
<<Ora... diamo inizio al divertimento!>>

Era sera, e Zack aveva lo stomaco chiuso dall'ansia e dalla paura. L'agitazione lo stava mangiando dentro. Era preoccupato. E se il padre di Rachel le avesse messo le mani addosso? E peggio, se fosse andato oltre? Non avrebbe potuto perdonarselo. Scosse il capo, cercando di scacciare il senso di colpa.
"Saresti dovuto entrare in quella casa lo stesso..." gli ripeteva una voce.
"Suo padre le ha fatto sicuramente del male..."
"Hai fatto la scelta sbagliata, Isaac..."
<<Basta!>> urlò, fermando così quel suono che gli rimbombava in testa.
Uscì di casa, sbattendo la porta. Non gliene importava nulla del fatto che fosse senza bende, solo con una maglia a maniche corte e se i suoi capelli scuri come la notte si muovevano al vento. Camminò, e camminò ancora, perdendosi nel buio e nel silenzio in cui era caduta la città. Camminò per vie a lui sconosciute, che non aveva mai frequentato, poi, giunto in un parco, si sedette sul bordo della grande fontana vicino all'ingresso. Si mise le mani nei capelli e per poco non perse l'equilibrio, rischiando di cadere nell'acqua gelida.
L'uccello del tempo volava libero in cielo, senza che il ragazzo se ne accorgesse. Vinto dal freddo, si alzò e ritornò sui suoi passi, prendendo a calci tutto ciò che era in mezzo al suo cammino. Arrivò di fronte all'abitazione di Ray e la fissò intensamente, come se potesse sfondare la porta solo con lo sguardo. Riprese a camminare e, giunto di fronte all'uscio della sua casa, entrò. Appena toccò il materasso del suo letto, cadde in un sonno pieno di incubi.

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