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GRETA

Chiusi delicatamente la porta di casa alle mie spalle.
Erano solo le otto di mattina, ed era domenica. Avrei voluto evitare di svegliare la mia famiglia, e sapevo che avrei ricevuto qualche ramanzina da parte di mia madre, dal momento in cui avevo passato la notte fuori.
Feci per dirigermi verso la mia stanza, cercando di non fare il minimo rumore.

<<Greta Campbell!>>sentii alle mie spalle la voce infuriata di mia madre.

Fantastico, pensai.

Sospirai e mi girai verso di lei. I nostri sguardi s'incrociarono ed era così infuriata che sembrava quasi volesse ammazzarmi.

<<Ho passato la notte sulla poltrona, in attesa che tu arrivassi! Sono le otto del mattino!>>disse alzando il suo tono di voce.

<<Mi dispiace>>risposi con freddezza.

<<Dove sei stata tutta la notte?>>incrociò le braccia al petto.

<<A prostituirmi, dove se no?>>dissi con tono acido.

Mia madre sospirò, si avvicinò a me e mi diede un abbraccio caloroso.

A quel contatto m'irrigidii e alzai gli occhi al cielo.

Tutto quel finto affetto mi dava sui nervi.

<<Lo sai che non voglio che ti succeda qualcosa>>i nostri occhi s'incrociarono, il suo viso assunse un'espressione preoccupata e appoggiò entrambe le mani sulle mie guance.

<<Certo>>dissi prendendola per i polsi e allontanandomi dal lei<<altrimenti chi li porta i soldi a casa?>>indietreggiai e poi girai le spalle, dirigendomi nella mia stanza.

<<Dici sempre le stesse cose, Greta!>>urlò alle mie spalle.

Entrai nella mia stanza e chiusi la porta cercando di non svegliare Amber che dormiva beatamente.

Mi avvicinai al suo letto e mi chinai verso di lei, dandole un lieve bacio sulla fronte.

Subito dopo mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto, mentre i pensieri iniziavano ad invadere la mia mente.

"Dal punto di vista sessuale, è ovvio"

Quelle parole non facevano altro che rimbombare nella mia mente.
A Chase poteva piacere solo ragazze di un certo livello, non una come me.
Fondamentalmente, io non ero nessuno.

Non ero una bella ragazza, non ero divertente, non avevo più amici e uscivo solo per prostituirmi e dare i soldi ai miei genitori.

Avrei voluto essere amata da qualcuno e avrei voluto amare, ma non avrei potuto nemmeno se avessi voluto.

Non mi era concesso innamorarmi di qualcuno. Ero destinata a restare sola, per sempre.

CHASE

<<Meglio così>> Greta mi sorrise e uscì dalla porta di casa mia, chiudendosi la porta alle spalle.

Sospirai.

'Meglio così'

Cosa intendeva? Avrei tanto voluto chiederglielo.

In realtà, a quella domanda avrei voluto rispondere:"Si, Greta, mi piaci da morire".

Adoravo parlare con lei mentre fumavamo una sigaretta.
Spesso mi smarrivo nei suoi grandi e bellissimi occhi color nocciola, e di conseguenza perdevo il filo del discorso.
Era una ragazza semplice, e ogni giorno avrei voluta conoscerla sempre di più.
Era misteriosa:delle volte aveva lo sguardo perso nel vuoto, e mi rendevo conto che con la mente era altrove.
Io con lei mi sentivo un'altra persona:mi sentivo diverso, la vita mi piaceva di più, e la mia anima vibrava appena le nostre pelli si sfioravano.

Ne ero certo, più che sicuro, che Greta non mostrava quello che era realmente.
Dietro quei grandi e dolci occhi color nocciola si occultava sicuramente tanta malinconia.
Sembrava una tipa tranquilla, ma aveva sicuramente tanto da dire, doveva solo trovare qualcuno che l'ascoltasse veramente.

Quel qualcuno avrei voluto essere io.

Smettila di dire stronzate, Chase, pensai.

In effetti, dovevo smetterla.
Greta non si sarebbe mai confidata con me e non avrebbe mai potuto provare qualcosa.
Era una prostituta, l'unica cosa che le poteva importare di me erano i miei soldi.

Sospirai, e decisi di scacciarla dalla mia mente per almeno alcuni minuti.
Mi diressi nel mio studio, e mi avvicinai alla mia grande scrivania in vetro.
Mi sedetti e accesi il computer.

Era ora di lavorare un po' e tradurre nuovi documenti.

Fu proprio in quel preciso istante che il mio telefono iniziò a squillare.

Sbuffai e alzai gli occhi al cielo. Presi il cellulare e notai che era mia madre.

<<Pronto, mamma>>dissi con tono scocciato e chiudendo gli occhi.

<<Ciao tesoro>>era felice di sentirmi.

<<Come va? È da un po' che non ci vediamo>>continuò.

<<Scusami, ma ho avuto molto lavoro da svolgere>>dissi, appoggiandomi allo schienale della poltrona.

D'un tratto, sentii il campanello suonare. Era destino: nessuno mi avrebbe fatto lavorare quel giorno.

<<Perché non vieni a trovarci qualche volta? Sembra che dopo la morte di tuo padre ti sia distaccato molto da me e i tuoi fratelli>>

Era ovvio che mio padre si trovasse sempre al centro del discorso. Con i miei fratelli non avevo mai avuto un buon rapporto, e non trovavo ragione per riavvicinarmi.

Mentre mia madre continuava a parlare, mi diressi all'ingresso. Aprii la porta e mi trovai di fronte Katherine.

Sarà impossibile liberarsi di questa ragazza, pensai.

<<Mamma, ora devo andare>>dissi alzando gli occhi al cielo.

<<Oh, ciao Anne!>> urlò Katherine sorridendo ed entrò in casa.

<<Era la voce di Katherine o sbaglio?>>mia madre sembrò irritata e sorpresa allo stesso tempo.

<<Ci sentiamo, mamma>> e staccai.

<<Che ci fai ancora qui?>>dissi con tono scocciato, mentre Katherine saliva le scale per dirigersi nella mia stanza.

Ero stufo di lei e dei suoi atteggiamenti.

Salii le scale velocemente ed entrai nella mia stanza.
Katherine era seduta sul mio letto, con le gambe accavallate.

<<È qui che scopi anche lei?>>disse, liberandosi dalla sua giacca.

<<Sono stanco di te, Katherine>>alzai il tono della voce, quasi infuriato.

<<Ah, si?>> si alzò e lentamente si avvicinò a me. Mi prese per la nuca, e mi sussurrò all'orecchio<<ti ricordi quanto ti facevo impazzire, quando a letto ti chiamavo papino?>>subito dopo, mi diede una scia di baci sul collo.

Chiusi gli occhi, e serrai la mascella.

<<Katherine>>il mio tono di voce era duro.

Poggiò il polpastrello del suo indice destro sulle mie labbra, dopo di che si inginocchiò dinanzi a me e iniziò a sbottonarmi i pantaloni.

Fermala, cazzo.

Ma appena Katherine prese il mio membro in mano, circondandolo con le sue labbra carnose, non riuscii a fermarla.

Poggiai una mano sulla sua testa e iniziai a muovere il bacino lentamente, chiudendo gli occhi e ansimando.

Mi abbandonai al piacere, completamente.






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