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                       CHASE

Non riuscivo a credere a ciò che fosse successo.

Lui era il mio migliore amico, e eravamo praticamente cresciuti insieme.
Abbiamo persino condiviso il letto.
Quella delusione riuscii a farmi aprire gli occhi, e capire che razza di persona fosse.

Immaginare le sue mani che esploravano il suo corpo, le sue labbra che cercavano avidamente le sue... mi faceva imbestialire ancor di più.

Strinsi forte il volante e girai lo sguardo verso Greta, che aveva il volto perso nel vuoto e la testa appoggiata al finestrino.
Era giù di morale, e questo mi procurava un magone alla gola.

Tornai a guardare la strada dinanzi a me, e poggiai una mano sulla sua gamba.

Con il polpastrello del pollice mi accarezzò la mano, e al suo tocco mi sentii quasi rinato.

<<Sono davvero la tua ragazza?>>chiese, con voce flebile.
Sembrava quasi avesse paura di chiedermelo.
La guardai con la coda dell'occhio, e notai che aveva lo sguardo altrove.

Mi passai una mano tra i capelli, e dopo qualche secondo arrivammo di fronte casa sua.

<<Per me sei già la mia ragazza, Greta>>i nostri occhi s'incrociarono. Poggiai le mani sulle sue guance rosee e fu faticoso non perdermi nei suoi occhi<<Sei riuscita a liberare quell'amore che avevo rinchiuso dentro me per troppo tempo, e lo donerò solo ed esclusivamente a te>>

Greta mi prese per la nuca e mi diede un lungo bacio.
Poggiò la sua fronte sulla mia, e sentire il suo fiato caldo sulla pelle mi fece quasi rabbrividire.

<<Grazie>>poggiò le sue mani sulle mie spalle<<e ti amo>>mi diede un altro bacio, e subito dopo scese dall'auto. L'osservai mentre si avvicinava alla porta di casa sua che fu aperta da una donna che aveva all'incirca quarant'anni. I suoi capelli castani le cadevano lungo le spalle, ed era abbastanza alta.
Per un attimo i nostri sguardi s'incrociarono, e il suo era duro e serio.

GRETA

Feci per inserire la chiave nella serratura, ma la porta fu aperta da mia madre.
Era furiosa, e aveva le braccia incrociate al petto.
Guardò la macchina di Chase alle mie spalle, e subito dopo i nostri occhi s'incrociarono nuovamente.

<<Entra in casa senza dire una parola>>disse a denti stretti.

Sentii un nodo in gola e una stretta allo stomaco.

Senza voltarmi verso Chase, obbedii ed entrai in casa.
Chiuse la porta e subito dopo mi tirò uno schiaffo brutale, procurandomi un lieve bruciore alla guancia.

<<Credi forse che io sia una stupida?>>iniziò a sbraitarmi contro.

Rimasi in silenzio, con lo sguardo rivolto verso il basso.
Non potevo negare ancora, mia madre aveva scoperto la verità.

<<Ho incontrato Madison questa mattina, e indovina un po'? Non uscite più insieme da molto tempo>>mi mollò un altro schiaffo, e in quel momento non riuscii a trattenere le lacrime.

<<Chi era quel ragazzo lì fuori?>>sembrò essersi calmata, ma usò comunque un tono serio.

Rimasi in silenzio, e ciò la face urtare ancor di più.

<<Dimmelo!>>mi prese per entrambe le braccia, stringendole con una tale forza da procurarmi un dolore lancinante.

<<È con lui che andavi a divertirti al posto di lavorare?>>urlava così tanto da farmi venire il mal di testa.

<<È grazie a lui se arriviamo a fine mese!>>le urlai contro, liberandomi dalla sua presa<<e lo amo>>continuai con tono basso, mentre le lacrime continuarono a scorrere sul mio viso.

Mia madre scoppiò in una risata finta e amara.

<<e non per i soldi>>scossi la testa<<ma perché mi fa stare bene>>

<<Non ti è concesso innamorarti di nessuno. Fino a quando io e tuo padre saremo ancora di passaggio su questa terra, non avrai una vita tutta tua>>disse puntandomi l'indice contro.

<<Perché non fai tu la puttana per soldi? Cosi vediamo come ci si sente>>dissi furiosa, guardandola con disgusto ma soprattutto odio.

Mi prese per un braccio e mi trascinò con sé nella mia stanza.

Mi gettò sul pavimento e subito dopo chiuse la porta a chiave.

<<Da oggi in poi, deciderò io con chi avrai dei rapporti sessuali>>

***

Non so per quanto tempo rimasi sdraiata sul pavimento, rannicchiata su me stessa e stringendomi le ginocchia al petto.
Forse minuti, o magari ore.

Ero immersa nelle mie lacrime, gli occhi iniziarono a bruciarmi e avevo un gran mal di testa.

Sussultai quando sentii la porta aprirsi.
Era mio padre, con un piatto in mano che conteneva dell'insalata verde.

<<Ti ho portato qualcosa da mangiare>>il suo tono di voce era fermo e duro.

<<Non ho fame, grazie>>chiusi gli occhi.

<<Ho dovuto convincere tua madre per farti mangiare almeno un po'>>

<<Non ho fame>>scoppiai in un pianto esasperato. Sentii gli occhi di mio padre su di me, mentre continuavo a disperarmi.

D'un tratto sentii la sua mano a contatto con la mia spalla, e subito dopo mi accarezzò un braccio.

Notò che al suo toccò m'irrigidì, e sul suo viso comparve un'espressione dispiaciuta.

Poggiò il piatto sul comodino e uscii dalla mia stanza.

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