POV'S Elisabeth
Quella mattina non fu diversa dalle altre : mi svegliai alla solita ora, con gli stessi capelli spettinati e la bocca impastata. Mia madre spense l'ennesima sveglia che suonava sul mio comodino: se non avevo la forza di spegnere tutte quelle sveglie assordanti, potete benissimo immaginare quant'era la mia voglia di andare in quell'orribile edificio che tutti chiamano scuola.
《Alzati, o farai tardi a scuola!》mi urlò mia madre tirandomi giù le coperte.
《Mamma, non c'è bisogno di urlare già a quest'ora! E poi comunque siamo a metà novembre e fa freddo non stare sotto le coperte》 le risposi.
《Non fare storie e scendi a fare colazione》Disse dopo aver spalancato le persiane.
Solo dopo cinque minuti decisi definitivamente di alzarmi e al contatto con il pavimento freddo un'ondata di brividi mi percorse la schiena. Indossai i primi vestiti che vidi appena aver aperto l'armadio: un paio di jeans skinny e una felpa rossa. Il mio solito outfite. Scesi in cucina, diedi due bocconi alla brioche che era sul tavolo e salutando i miei uscii di casa. Solo dopo aver fatto neanche 50 metri mi accorsi di non essermi ne lavata la faccia ne di essermi pettinata i capelli.
《Hey piccola...》sentii una voce dietro di me.
《Che ci fai qui?》chiesi sorpresa. Era Aurora, ci conoscevamo da quando eravamo piccole, tanti che dicevano che già nel pancione delle nostre mamme facevamo lunghi discorsi e a me, al solo pensiero, fa sorridere. È sempre stata una piagnucolona, piangeva per ogni cosa che accadeva, ma con il passare del tempo il suo carattere è cambiato: ora è davvero una bad girl. Quei suoi capelli biondi e quegli occhi enormi e marroni la rendevano ancora di più una ragazza attraente di quello che lei già era.
《Per una settimana starò qua dai miei nonni, i miei sono davvero dei rompi palle!》disse in tono scocciato sistemandosi gli occhiali dalla montatura sottile e argentea.
《Non essere così tragica... se ne sei così stufa ti regalo i miei》 scherzai.
Guardai l'ora sul cellulare e mi accorsi che mancano solamente dieci minuti al suono dalla prima campanella.
《Aurora, cazzo, mancano solo dieci minuti, ma il nostra tragitto ne dura come minimo venti...》 mi stavo iniziando a preoccupare. Già non mi ero svegliata nei migliori dei modi, in più quel ritardo alimentó la mia rabbia.
《Stai calma Liz... vorrà dire che correremo》 mi disse calma. Come faceva ad essere così calma? Probabilmente il fatto che non le interessi la scuola non le fa venire paura di andare dal preside per spiegargli il motivo del nostro stupido ritardo.
Guardai Aurora negli occhi e,senza darle il tempo di risistemarsi gli occhiali, iniziai a correre il più veloce possibile. Mi raggiunse ed insieme arrivammo davanti a quell'enorme edificio pieno di muffa piegate in due dal dolore lacerante delle nostre milze. Con il fiatone e le gambe distrutte ci dirigemmo nella noatra classe e senza considerare minimamente il professore che ci aveva dato il "buongiorno" ci sedemmo ognuno ai propri posti.
《Vedo che vi siete svegliate male stamattina...》ci disse il prof di italiano Mignoli sistemandosi l'orologio da polso dal quale non si separava mai.
《Buongiorno》rispondemmo senza guardarlo negli occhi.
Quella mattina mi ero davvero svegliata male: non so il motivo, infondo avevo fatto suonare le mie solite innumerevoli sveglie, mia mamma mi aveva urlato, avevo dato due morsi alla brioche alla crema che ogni mattina mi aspettava sul tavolo in cucina e stanca morta camminavo per le strade fredde e buie di New York. Cosa c'era di diverso dalle altre mattine? L'unica nota diversa in quella mia monotonia era l'incontro con la mia migliore amica, ma quello non poteva rendermi infelice. Probabilmente dormo poco alla notte.
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È meglio l'amore o l'amicizia?
RomanceElisabeth Ville, all'apparenza un boss mafioso, ma rinchiude dentro di sé mille insicurezze e paure. Longan Davidson, alto, palestrato e bello: il ragazzo perfetto insomma, ma forse si approfitta troppo di ciò.