Capitolo 15 - Sparizioni

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Dopo che l'agente di polizia se ne fu andato, nel pomeriggio, percepimmo chiaramente la presenza di umani fra i boschi intorno la villa.

La padrona si era chiusa nel suo studio con Maurice, valutando la prossima mossa. Non c'era molto a cui pensare, aveva dato due giorni di tempo alla polizia per svolgere le sue indagini, quindi in quell'arco di tempo non avremmo potuto fare nulla se non attendere.

A seguito di un momento di confusione era calata una quiete labile fra le mura della villa; i più, come Dean e Vit, erano convinti che avremmo dovuto solo attendere altri due giorni, non era troppo per degli immortali, erano convinti che comunque avremmo combattuto, questo bastò a rinfrancarli e mettere a tacere ogni perplessità.

A me però non bastò. La storia del signor Handerson, morto in circostanze sospette, non voleva lasciare i miei pensieri; dunque mi ero procurato il quotidiano del giorno stesso, che ci giungeva puntuale ogni mattina ai nostri cancelli, poi avevo trovato uno spazio dove poter leggere.

"Sto solo dicendo che è utile avere dei succubi umani... insomma, sangue ogni volta che si vuole. E se è una bella ragazza ancora meglio, più benefici. Cosa si può volere di più?" Domandò Alex, con un sorriso sornione sdraiato comodamente su un divanetto nel soggiorno.

Sembrava aver già dimenticato la questione, dandosi a chiacchierare più frivole.

"Più siete giovani più siete svogliati..." Sbuffò Barbara, seduta in terra con le gambe incrociate sul tappeto. "Dov'è l'eccitazione della caccia?" Scosse la testa contrariata.

Era un po' che andavano avanti così - disturbando la mia lettura -, lui che insisteva nel dire che i succubi umani fossero una manna dal cielo, mentre lei che li riteneva inutili poiché prediligeva la vera caccia.

"Avanti, non dirmi che non apprezzeresti sangue e sesso ogni volta che lo desideri?" Rise il ragazzo, incrociando le braccia dietro la testa. "Damian, tu sei d'accordo come me, giusto?"

Buttai le gambe già dal divano e lo guardi di sbieco "No, sono d'accordo con Barbara", dissi alzandomi. Non riuscivo a concentrarmi e quel maledetto giornale sembrava non aver alcun tipo di informazione interessante riguardo ad Handerson; se non che fosse scomparso in circostanze misteriose, senza lasciare alcuna traccia. Il giornale gli aveva dedicato un'intera pagina, nella quale veniva descritto come un uomo di famiglia rispettabile, attivo nella comunità e un genitore impeccabile. Centrale avevano posizionato la foto dell'uomo, ma dietro quel viso ritratto in bianco e nero, sbiadito dalla grana della carta, io vidi solo un viso deturpato e in decomposizione, l'esatto stampo di ciò che avevo visto nel bosco.

Gwenwyfar aveva avuto ragione ancora una volta: era un brav'uomo, la sua famiglia sarebbe stata stroncata dalla notizia della morte.

"Cos'è un succube?".

Abbey sostava sulla soglia del soggiorno, mentre ci guardava incerta. Aveva l'atteggiamento di chi non sapeva esattamente se fosse la benvenuta o meno.

Le concessi un sorriso e le feci cenno di raggiungerci.

Era troppo giovane per sapere cosa fosse un succube, la padrona li aveva banditi poco prima che la piccola si unisse a noi.

"I succubi sono umani", spiegai paziente, "umani che rimangono costantemente sotto controllo di un vampiro, tramite malia".

Abbey mi guardava con volto concentrato.

"Era una pratica in voga molti anni fa, quando la gente non si fidava più ad essere avvicinata; Bram Stoker aveva decisamente fatto impazzire gli umani con il suo romanzo".

Barbara ridacchiò mentre allungava la mano per afferrare il giornale che avevo lasciato in terra. "Puoi ben dirlo", affermò. "Ma oltre il sangue c'era anche di più", continuò, "un umano che veniva trasformato in succube diventava a tutti gli effetti uno schiavo del vampiro".

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