Uscimmo all'aperto. Il tempo era trascorso più in fretta di quello che mi era parso e in un attimo era divenuto sera.L'autunno stava lentamente cedendo il passo all'inverso. Le foglie in terra erano già secche e scricchiolavano ad ogni passo, seppur felpato, di ognuno di noi. Il cielo era nero, nuvoloni carichi di pioggia coprivano le stelle e appesantivano l'aria di umidità.
Ci lasciammo in fretta alle spalle la villa per dirigerci verso il confine Canadese, dove ci era consentito cacciare. Gli umani avevano abbandonato le ricerche momentaneamente, a causa della spessa coltre che rendeva impossibile vedere un palmo dal naso; quello che mi preoccupava, oltre il reale assassino di Tom Handerson, era che potessero scoprire la tomba che avevamo improvvisato io e Gwen. Cercai di non pensarci, non in quel momento.
Con Alex, Barbara e Abbey, oltrepassammo una breve radura per poi inoltrarci nel bosco. La nebbia appesantiva il paesaggio, sfocando ciò che ci circondava e sollevandosi come un muro impalpabile. Se respiravo sentivo l'odore penetrante di sottobosco e umidità pungermi con stillette fredde le narici. La condensa concretizzava il mio respiro, ogni volta che inalavo l'aria per ispezionare tracce e odori anomali.
Percorremmo per un breve tempo il bosco per poi uscire su una zona collinare rialzata che dava, a diversi metri di distanza, sul lago. Anche da quella distanza era una meraviglia. Si mostrava come uno specchio nero e oscuro, dalle sue sponde salivano sbuffi di umidità. L'acqua, mossa dal vento lambiva la battigia con delicatezza facendo arrivare alle nostre orecchie uno sciabordio placido.
Discendemmo con velocità il pendio della collinetta per giungere finalmente nella nostra nuova zona di caccia. Eravamo oltre il confine.
La collina terminava dolcemente ai piedi di una foresta che si espandeva per diversi chilometri, potendo così ospitare molteplici tipologie di animali. Entrammo con sicurezza nelle prime file di alberi, che anche da quella parte erano lambiti dalla perenne nebbia e foschia.
Subito allertai i miei sensi, cercando di cogliere qualcosa, un suono o un odore, che potesse portarmi a cibarmi. Lo stesso fecero i miei compagni. Tutto era quieto.
Camminammo per parecchio, senza avvertire nulla. Sembrava che quella notte inquietante avesse allontanato qualsiasi preda, facendogli presagire il suo infausto destino. Era troppo quieto.
Nell'aria c'era qualcosa di strano, qualcosa che, ad un qualsiasi umano, avrebbe fatto rizzare la peluria sul collo, come monito. In termini umani c'era la tipica aria 'fuggi o morirai'. Mentre in termini da vampiri c'era aria di 'presenze indesiderate'.
Il nostro gruppo proseguiva con passo lento, inquieto, e fra noi non lasciavamo più di due metri di distanza.
Io, davanti rispetto agli altri, nelle veci di apri pista, mi fermai e loro con me per poi farci più compatti.
"Che succede?" Domandò con un filo di voce Alex, scrutando tra la coltre di nebbia e oltre gli alberi alti e imponenti.
Socchiusi gli occhi e cercai di concentrami.
"Non ne ho idea..." Sussurrai.
La quiete incerta si era guastata. Qualcosa si stava muovendo.
Dei rumori, più vicini, ci fecero voltare verso destra: passi in corsa, foglie e legni calpestati frettolosamente.
"Licantropi?" La voce di Abbey crepitò, spaventata, spalancando gli occhi si strinse al mio fianco.
Erano ancora troppo lontani per essere individuati, soprattutto in quelle condizioni. Quindi alzai la testa e cercai di sentire qualche traccia portata dal vento che ci era favorevole. Con sé portava, oltre l'odore di bosco, l'odore di selvaggina, adrenalina e... paura.
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Arcanus Vampire
Vampiros[IN REVISIONE] - [IN CORSO] Damian è un vampiro e sa bene quanto il tempo sia effimero. In lui non c'è più traccia di umanità, perduta molto tempo prima, insieme a qualsiasi sentimento. Vive così la sua immortale vita in una immobilità perenne...