Beh, ormai si era fatto tardi. Iniziò a credere che, forse lui si era addormentato sul tetto e stava avendo in incubo. Decise di verificare ancora una volta.
Mark si alzò in piedi e aprì lentamente la porta. Una parte di lui aveva sentore che il mostro doveva trovarsi ancora lì dove l'aveva lasciato e l'altra parte della sua testa, gli diceva che si trovava proprio accanto alla porta, con gli artigli estratti e pronti a squartarlo.
In entrambi i casi, ebbe torto perché il mostro era sparito. Non erano rimaste che le tremolanti luci della città in lontananza e il rombo del motore di qualche macchina di passaggio. Mark emise un sospiro di sollievo: era stato solo un sogno.
D'un tratto, la porta gli si chiuse in faccia. Mark emise un piagnucolio sommesso per il dolore, perché la porta in metallo lo aveva colpito in fronte. Poi, si massaggiò la parte offesa e cadde riverso al suolo.
«Ma che diavolo è stato!?» gridò, a nessuno in particolare. Lui non aveva toccato la porta e anche se lo avesse fatto, non sarebbe stato così goffo da andare a sbatterci la faccia contro. Poi, il vento non era abbastanza forte per chiuderla. Ad ogni modo, stava cercando di convincersi che fosse stato proprio il vento, quando la sua mente cestinò quella spiegazione, dopo che ebbe udito di nuovo quella fragorosa e sinistra risata.
«Hehehehehe!»
Il rumore proveniva dritto dritto da fuori la porta, precisamente da sopra di essa. Il mostro doveva trovarsi proprio lì sopra la cabina.
«Hehehehehehe!»