Canto di guerra

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Oggi è una bella giornata.

Il sole emana una luce soffusa e calda, ma non abbastanza da cancellare il vento che soffia da ovest.
I raggi filtrano le foglie ingiallite e crepuscolari, ricreandone le ombre sul terreno.
Sbadigli e chiacchiericcio generale non guastano la placida quiete, tanto che le voci degli uomini appaiono più sussurri del bosco che parole umane.

Poco lontano si ode il canto di un passero solitario.

Gli occhi stanchi e annoiati di un soldato scrutano con curiosità l'ambiente circostante.
Dov'è il piccolo canterino?
Strizza gli occhi contro la luce accecante del sole, posto appena sopra la chioma degli alberi.
Il suono echeggia ancora.
Il soldato si volta allora dal lato opposto, attirando l'attenzione degli altri uomini che da giorni sono in attesa di qualche avvenimento e impazienti di combattere.
In pochi minuti, entrano tutti a far parte del gioco: un secco "sshhh" a chi parla e un'attesa quasi logorante tanto da plasmare una quiete sempre più profonda.
Aspettano il canto del passero che si è fatto silenzioso.
Il vento si fa più forte: le foglie vibrano tanto energicamente che si staccano dai rami e iniziano a volteggiare in aria, libere e sinuose. Lentamente si placa e torna quel suono soave.
Gli occhi degli uomini si muovono di qua e di là, mentre quelli stanchi e annoiati del soldato si chiudono.
Ed ecco che appare un giardino: le bianche gardenie in un angolo, i gigli da un lato, in fondo le rosee magnolie e al centro l'aiuola di tulipani colorati.
L'albero di ciliegio su cui è posato il tenero passero che, solitario, canta maestoso.
"Eccolo lì!" Grida uno dei soldati, indicando un pino poco lontano. Gli sguardi curiosi si fiondano sull'albero a punta ed è là, all'estremità del ramo più in alto, e saltella, e canta, come se fosse felice. Pare si esibisca proprio per compiacere i soldati, facendo risuonare nel silenzio la dolce melodia.

D'improvviso però, un boato.
Il canto si interrompe.

Il tenero passero scivola giù dal ramo, graffiandone di poco la superficie ruvida.
Un soldato in fondo rimette a posto il fucile: ora tutti possono tornare a dormire.
Nessuno ribatte, alcuni lo ringraziano appena e poi, beati finalmente del silenzio, tornano a riposarsi.
Solo il soldato dagli occhi stanchi e annoiati rimane sveglio: continua a fissare il ramo su cui era posato il piccolo canterino.

Non sentirà mai più quel canto.

Nell'angosciante silenzio, tenta invano di ricreare nella propria mente la melodia del passero.
Teme di dimenticarla.
Prova a canticchiarla, ma il soldato accanto si lamenta e lo colpisce con l'elmetto.
Resta allora in ascolto, in attesa, illuso nella speranza che torni quel canto che tanto sembrava sprigionare un senso di libertà nella testa dei soldati, tanto da donare pace ai cuori tormentati.

Passano i minuti.

È tardi ormai: il ricordo si è cancellato e del canto non v'è più traccia.

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