CAPITOLO 5

1 0 0
                                    

Cinque minuti dopo è già pronta e sta uscendo dal portone principale di casa sua.

Indossa delle scarpe da ginnastica tutte colorate, dei leggins fucsia, una camicetta bianca con le maniche a sbuffo ed i lunghi capelli neri radunati in una perfetta coda di cavallo che gli arriva poco sopra i reni, e pur senza trucco è sempre così fantastica e bella al contrario di me che avendo la pelle molto chiara che va in contrasto sia con i miei occhioni verde acceso da cerbiatta, che con i miei capelli rosso fuoco crea un effetto stranissimo che mi rende sia dolce come lo zucchero filato che aspra come un limone.

Mi domando sempre se assomiglio di più alla mia mamma o al mio papà, così ho creato una diceria tutta mia dove conferma che mia mamma aveva i capelli rossi chiari ,gli occhi blu e la carnagione chiara e mio papà aveva i capelli rossi scuri, gli occhi verde mela e la carnagione chiara.

Non ricordo molto i loro aspetto.

<Sono pronta...>dichiara lisciandosi la camicia sul davanti.

<Finalmente...> brontola Hethan.

Prima che possa aggiungere altro dalla porta sbuca Josy che mi corre in contro, lei indossa delle scarpette col tacco, una gonna a pieghe gialla che gli arriva poco sopra il ginocchio, una canotta aderente nera e i suoi soliti capelli a caschetto che svolazzano qua e là, anche lei è stupenda anche se si è truccata un pò troppo forse...

<Dai monta su> dico porgendogli la mano per aiutarla a salire in sella dietro di me.

<Dove andiamo a mangiare?> chiede Mia da dietro le spalle di Hethan

<Sorpresa...> replico avviandomi al galoppo verso il paese.

Hethan mi segue per tutto il tragitto fino al nostro posticino segreto.

Si trova al centro della cittadella, è un campanile abbandonato da tutti e da tutto che si è conservato nel tempo per diversi centinaia d'anni e luogo dove mi nascondevo da tutto e da tutti, era l'unico posto dove potevo fuggire alla realtà.

Se solo penso a quanti momenti ho passato lì accucciata a piangere e a quanti a ridere mi vengono le lacrime agli occhi, soprattutto perché dovrò dirgli addio.


Finita la colazione torno a casa per un ultima volta.

Mi faccio una doccia con l'acqua gelata perché mi aiuta a rilassarmi e a scogliere i muscoli.

Mi avvio verso gli ultimi panni lasciati fuori dalle valigie, scelgo una gonnellina a pieghe ed a vita alta, color verde accesa come i miei occhi e che mi arriva a metà coscia, ci abbino una magliettina gialla corta che mi scopre un pizzichino di pancia prima della gonna sopra i reni.

Fin da sempre ho odiato mettere in mostra le mie curve, anche ora lo odio infatti passo quasi tutto il pranzo a cercare di turare su la maglietta che aderisce troppo al seno, molte ragazze farebbero a gara per avere le mie curve, non so perché mi sento un po' protettiva al riguardo quindi quando posso provo a nasconderle.

Il pranzo vola tra risate, battute squallide, ricordi e sinceramente mi sono goduta ogni secondo come se fosse l'ultimo.

Non so perché ma sento che non ritornerò mai più a vivere qui, tutto sembra dirmi che è arrivato il mio momento di dire addio a tutto ciò che mi ha resa la Wendy Shepard che sono ora.


I primi 6 anni della mia vita sono stati i peggiori, vivevo in Texas con mia mamma e mio papà che però era sempre ubriaco fradicio e picchiava mia mamma tutti i giorni fino a quando io avevo tre anni e mi sono immischiata in una loro lite, quel giorno papà ha picchiato anche me e sono dovuta andare al pronto soccorso per polso e naso rotti, mia mamma ha dovuto mentire dicendo che ero caduta dalle scale (cosa assolutamente falsa) all'età di 4 anni mio padre uccise mia madre difronte a me e dichiarò che lei si era impiccata da sola perché non voleva una figlia come me.

Così mio padre mi trattò da schiava per 2 anni e mi picchiava di continuo, per qualsiasi minimo sbaglio dovevo andare all'ospedale e tornavo sempre a casa con una fasciatura o al polso, al piede, al naso, una volta mentre cercavo di difendermi dai suoi pugni mi ha colpito con ombrello sull'orecchio che cominciava a sanguinare all'infinito.

Un giorno ho smesso di fare un minimo errore, il the era caldo abbastanza, il caffè era denso al punto giusto, i panni erano stirati alla perfezione... insomma era tutto perfetto.

Troppo perfetto per lui, così ha cominciato a picchiarmi senza motivo e sempre più forte, quando uscivo per andare a fargli la spesa ho cominciato a chiedere aiuto.

Finchè una anziana signora ha deciso di ascoltarmi e il giorno dopo a casa nostra si presentarono dei poliziotti che hanno portato via mio papà e rinchiuso in una prigione.

Ed io sono stata mandata in affidamento da queste magnifiche persone che mi hanno allevato come se fossi figlia loro.

Mi hanno curato quando mi ammalavo, non mi hanno mai sgridato perché essendo cresciuta così a 6 anni sapevo già tutto su come cucinare, fare i conti correnti per poter permettere a me e a papà di avere un tetto sopra la casa, sapevo curare ogni genere di taglio e malattia... insomma era la filia perfetta.

CAPITOLO 8

In men che non si dica si sono già fatte le 16:30 ed il taxi ci sta aspettando dall'altra parte della strada.

Mentre percorro un'ultima volta questi campi mi rendo conto di quanto mi mancherà questo posto e con le lacrime agli occhi salgo sull'aereo in tutta furia pensando che prima me ne andrò e meno soffrirò.

Il viaggio è stato super noioso, ma per fortuna Clara e Benji, i miei tutori mi hanno sollevato un po' il morale.

Al ritiro bagagli Benji prende i miei enormi borsoni e le poggia delicatamente sul carrello.

Benji ha tra i 50 anni ed i 60 e porta dei lunghi capelli marroncini con diverse sfumature grigie sulla cute, indossa sempre jeans e magliette unicolor aderenti che danno l'allusione di un fisico da urlo, lui è sempre stato come un amico e una figura paterna per me, mi faceva ridere nei momenti tristi e mi sgridava quando sbagliavo qualcosa (cosa che capitava molto raramente) e darebbe la vita per me.

Clara invece è sulla 40ina, i suoi capelli dorati a caschetto le incorniciano perfettamente il viso tondo, gli occhi celesti leggermente a mandorla che rendevano la sua espressione più dolce, lei è l'opposto di Benji, sempre elegante con abiti vistosi e costosi, a qualunque ora del giorno la trovi ben truccata e ordinata...cosa che sinceramente non mi dispiace. È sempre dolce e buona con me ed ha riempito la parte di mamma che ormai era stata eliminata.

CAPITOLO 9

Il viaggio dall'aereoporto alla nostra nuova casa dura circa 45 minuti.

Il viale lungo la strada della villa dove abiteremo è ricco di ville enormi lungo mare con un giardino privato e piscina.

Il taxi si ferma difronte ad una villa in pietre di tre piani, la villa sembra proprio come quelle nelle favole.

<Benvenute nella nostra nuova casa!> annuncia Benji inserendo la chiave nella serratura du una maestosa porta a vetri

<Ancora non ci credo che noi abiteremo qui> replico con un entusiasmo soprannaturale.

<Già...è fantastica> conferma Clara mentre entra nell'enorme open-space, dell'atrio unito con il soggiorno

<Su tesoro vai a vedere la tua nuova stanza> propone Benji mentre mi fa strada su per le scale, al secondo piano percorre un lungo corridoio e si ferma su l'ultima porta.

THE HATE IS THE NEW LOVEWhere stories live. Discover now