Grattacielo

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Cominciai a correre,ignorando ormai l'acqua nelle scarpe,le gocce d'acqua tra le ciglia e il freddo che mi congelava le mani,il naso e le guance. Arrivai con il fiatone davanti all'enorme edificio della CCG. Era un grattacielo così alto che si vedeva a kilometri di distanza. Salii le scale antincendio più veloce che potevo,rischiando di scivolare e cadere un paio di volte. Mi fermai di tanto in tanto,per riprendere fiato. Mi misi una mano sul cuore,sembrava che stesse per uscirmi dal petto. Ripresi a camminare,e intanto la pioggia diminuì,fino a cessare del tutto. Se non era neanche lì avrei preso un taxi e avrei girato per tutta la città come una pazza,mi dissi. Girai l'angolo per fare l'ultima rampa di scale. Arrivai in cima all'edificio,camminando sull'enorme quadrato sotto i miei piedi.
E lo vidi.
E il mio cuore perse un battito.
Seduto sul cornicione del tetto,bagnato fradicio dalla pioggia,guardava dritto davanti a sé. Gli occhi vuoti e spenti e un'espressione triste. Le mie gambe si muovevano da sole,mi ritrovai a camminare verso di lui senza neanche rendermene conto. Ero come paralizzata,improvvisamente,non riuscivo a dire nulla. Forse perché avevo provato tanta di quell'ansia nel giro di quaranta minuti che la mia testa non ce la faceva più , forse perché avevo provato un sollievo così grande nel vederlo sano e salvo che il mio cuore si era fatto improvvisamente più leggero,o forse perché vederlo seduto sul cornicione mi metteva i brividi. Si girò dopo un paio di secondi,senza che io facessi niente. Mi guardò spaesato per un momento,come se dovesse mettere a fuoco,come se si fosse appena svegliato da un sogno, o un incubo.
-Mitsuha.- disse poi sgranando gli occhi.
-Ti prego allontanati da lì. È pericoloso. Spostati da lì.- dissi con una voce che quasi non sembrò appartenermi. Terrorizzata e fredda e implorante allo stesso tempo.
Guardò di sotto,cosa che mi fece di nuovo venire i brividi in tutto il corpo,e poi si alzò di scatto,avvicinandosi a me di qualche passo. Ora che era più vicino,potevo vedere chiaramente che aveva gli occhi lucidi e arrossati,anche se non sapevo distinguere le goccioline della pioggia dalle sue lacrime.
-Io...- fu l'unica cosa che riuscì a dire,mentre mi parlava con gli occhi. Mi chiedeva di perdonarlo per avermi fatto preoccupare, che aveva voluto allontanarsi da tutto,anche da me,e stare un po' da solo,anche se per pochi minuti.
-Come hai...?-
-Mi sono ricordata di quando mi hai detto che era da tanto che non salivi qui sopra. E so che vieni qui solo quando sei molto triste. - dissi sorridendo. Non era un sorriso felice,però.
-Te l'ho detto mesi fa.-
-Lo sai che mi ricordo tutto di te.-
Continuò a osservarmi con quegli occhi,chiedendomi scusa con lo sguardo. Scossi la testa,mentre sentivo un groppo salire in gola.
-Juuzou,non sono arrabbiata.- dissi,mentre sentii chiaramente una lacrima calda che mi solcava la guancia.
-Scusami. Non so...- disse con gli occhi colmi di lacrime,incapace di finire la frase.
Mi gettai letteralmente tra le sue braccia,abbracciandolo con forza.
-Va tutto bene.- dissi cominciando a singhiozzare.
-Mi dispiace.- disse premendo il viso tra il mio collo e la spalla,piangendo come me.
-No,va tutto bene.- continuai a ripetergli.
-Volevo...stare da solo...però...- disse stringendomi ancora più forte,come se avesse avuto paura di vedermi sparire da un momento all'altro.
-Lo so,non devi spiegarmi niente.-
-Non voglio più stare da solo.-
Lo strinsi ancora di più, così forte che ebbi paura di soffocarlo,mentre i miei singhiozzi aumentavano a causa di quella frase.
-Sono qui,va tutto bene.-
Stavolta fu lui a rischiare di soffocarmi,stringendomi ancora di più.
Non sapevo più dove iniziava il mio corpo e dove finiva, talmente eravamo stretti l'una all'altro. Non sapevo più quali fossero le mie lacrime,quali le sue,e quali le gocce della pioggia che aveva ricominciato a scendere,stavolta più sottile. Non sapevo quali erano i miei di singhiozzi e quali i suoi. Non sapevo quale era il calore del mio corpo e quale quello del suo,quale il freddo della mia pelle e quale quello della sua. Gli accarezzai i capelli,gli toccai la schiena,e rimanemmo in quel modo per diversi minuti. Il nostro pianto coperto dal rumore della pioggia,le luci degli edifici e delle strade che vedevamo da quel tetto, anche se con la vista sfocata per colpa delle lacrime,il buio che ci circondava lassù. Eravamo solo io e lui.
Quando riuscimmo a smettere di piangere lo baciai su una tempia.
-Ora va tutto bene.- dissi tirando su col naso,asciugandogli le guance coi pollici.
Lo osservai per un secondo,prima di continuare.
-Non farlo più però. Ti prego. Potrei impazzire veramente.-
L'espressione nei suoi occhi cambiò,e capii che adesso si stava preoccupando per me.
-Mi dispiace. Non lo farò più.- disse con un tono dolcissimo,abbracciandomi di nuovo.
Lo strinsi a me,e non potei fare a meno di sorridere.
Tornammo a casa camminando sotto braccio,sotto la pioggia che anche se finissima non smetteva di cadere.
Quando tornammo a casa dissi a Juuzou di farsi una doccia calda mentre io cucinavo qualcosa,ma lui insistette affinché ne facessi una anch'io. Io nel bagno piccolo,quello sul corridoio,e lui in quello della camera da letto. L'unico scopo pratico della doccia era scaldarci la pelle dopo il freddo dell'acqua piovana e del vento,oltre ad un modo per poterci rilassare. Passai circa dieci minuti sotto il getto d'acqua calda,a passarmi il sapone sul corpo per poi sciacquarmi, mentre respiravo profondamente a occhi chiusi. Dopo quello sfogo mi sentivo più tranquilla,e anche se odiavo ancora piangere dovevo ammettere che mi sentivo meglio,era come se mi fossi liberata. Era stata una giornata pesante,non tanto per come l'avevamo passata o per quello che era successo poco prima,ma per l'atmosfera che avevamo respirato e vissuto tutto il giorno,a partire da quando mi ero sentita in colpa in ospedale per essermi dimenticata che giorno fosse. E in più c'era il ricordo ancora vivido del dolore per la situazione di Shinohara,che in quel giorno sembrava piu forte del solito. Piangere insieme ci aveva fatto bene.
Uscita dalla doccia mi avvolsi nell'accappatoio e mi sciolsi la coda che avevo fatto per evitare di bagnare i capelli ancora di più. Mi vestii e andai in camera da letto. Juuzou era in piedi davanti al letto con addosso solo i pantaloni,stava rigirando la maglietta del pigiama senza riuscire a trovare il verso giusto,perché era uguale da entrambi i lati e le maniche si erano infilate all'interno. Anche lui aveva i capelli umidi per la pioggia come me.
-Aspetta,ti do una mano.- dissi ridendo.
-Mi sa che è meglio.-
Sistemai la maglietta nel verso giusto e quando gliela misi i miei occhi si soffermarono un secondo di troppo sulle cicatrici che aveva sul petto e all'altezza dello stomaco. Le vedevo praticamente ogni sera,ma erano l'unica cosa a cui non riuscivo ad abituarmi.
-Non mi fanno più male,sono solo cicatrici.- mi disse mentre gli tiravo giù la maglietta con troppa delicatezza.
Sbattei le palpebre diverse volte,stupita. Credevo di aver nascosto bene i miei pensieri,ma lui tanto mi capiva sempre con uno sguardo.
-Scusami. Lo so che per te è una cosa stupida però...Ogni volta che penso a come te le sei fatte mi vengono...i brividi.-
-Non sono tutte di quando ero piccolo.- mi disse,leggendomi di nuovo nella mente. Sapevo che alcune erano dovute ai numerosi ghoul che aveva affrontato come investigatore,mentre altre erano i segni di anni e anni di torture del ghoul che considerava la sua "mamma".
-E poi sono poche.- continuò, sempre per tranquillizzarmi.
Lo guardai per un secondo,mentre nella mia testa mi dicevo "Qui sono poche,ma sul resto del corpo ne hai altre..."
E in un secondo nella mia testa elencai tutte quelle che ricordavo.
Sul petto aveva come dei piccoli tagli uno vicino all'altro,completamente cicatrizzati,all'altezza del cuore.
Sullo stomaco aveva una cicatrice molto lunga e spessa,la carne lì aveva un colore più scuro,una sfumatura di rosa diversa dal resto della sua pelle.
Sulla schiena aveva altre due cicatrici altrettanto profonde,e diversi pezzi di pelle ricoperti da piccolissimi buchi,dove la pelle era più ruvida.
Altri segni qua e là quasi invisibili a primo impatto,come delle "linee" bianche,che io ovviamente avevo notato da subito.
Non avevo idea di come Big Madame glieli avesse fatti quei segni,o meglio ne avevo idea,ma non mi soffermavo mai a rifletterci troppo.
Le cuciture erano l'unica cosa che non mi avevano mai preoccupato. La prima volta che lo avevo visto dedicarsi al body-stiching avevo capito che non sentiva minimamente dolore e,oltre al fatto che era bravissimo a farle,che gli piacevano veramente tanto. Un giorno gli avevo consigliato di fare meno croci,magari un po' più piccole, o di provare a cambiarne leggermente la forma. Non credevo che avrebbe preso sul serio le mie parole e che mi avrebbe dato retta,ma lo aveva fatto.
-Mitsuha.-mi chiamò riportandomi alla realtà.
-Mh?-
-Smettila.-
Lo guardai confusa.
-Hai di nuovo quell'espressione.-
Continuavo a non capire.
-Che espressione?-
-Stai pensando troppo.-
-Scusa.- dissi sorridendo.
-Pensi sempre troppo.- mi disse sedendosi sul letto.
Scossi la testa senza smettere di sorridere.
-Quand'è che sei diventato così esattamente?- chiesi,un po' a lui,un po' a me stessa.
-Così come?- chiese confuso.
Diventava ogni giorno più intelligente e comprensivo,e neanche se ne rendeva conto.
-Mamma miaaa!- dissi a denti stretti mentre gli stritolavo le guance con le mani,come se fosse stato un cucciolo. Si mise a ridere,e le mie labbra si allargarono di nuovo in un sorriso.
-Ora ci asciughiamo i capelli.- dissi con tono autoritario mentre prendevo il phon in bagno. Quando facevo così mi sentivo veramente una piccola mamma. Lo attaccai alla presa della corrente vicino al letto e feci cenno a Juuzou di avvicinarsi.
-Posso fare da solo.-
-No,voglio farlo io.-
Mi guardò un attimo fingendo di pensarci su.
-Se proprio insisti.- disse poi facendo spallucce.
Mi misi a ridere e lui fece lo stesso. Mi misi in ginocchio sul letto,poi accesi il phon regolando la temperatura,e quando cominciai a spostargli i capelli con le dita per asciugarglieli meglio chiuse gli occhi. Ma la cosa bella era che stava sorridendo.
Rivederlo sorridere era stupendo. Quello sfogo aveva fatto bene anche a lui. Mi aveva fatto prendere un colpo,ma era finito tutto per il meglio. Dopo diversi minuti,sentendo che ormai i capelli erano asciutti,spensi il phon. Dopo un paio di secondi riaprì gli occhi.
-Già finito?-
Annuii,ridendo di nuovo.
-Okay. Ora tocca a te.- disse alzandosi.
-No,io me li asciugo dopo cena. Sono già le otto e mezza.- dissi guardando il mio orologio da polso.
-Ma così prendi freddo.-
-No,non prendo freddo.- dissi tentando di alzarmi.
-Zitta e siediti.- mi disse rispingendomi sul letto facendomi sedere.
Andò in bagno e dopo qualche secondo tornò con i capelli raccolti in un codino,una spazzola in mano e un altro elastico nero al polso.
Si sistemò in ginocchio dietro di me,posò la spazzola sul letto e accese il phon.
-Dimmi se scotta troppo.- urlò per sovrastare il rumore dell'aria calda.
-Okay.- urlai io di rimando.
Presi a giocare con la spazzola,rigirandomela tra le mani,mentre Juuzou passava le mani tra i miei capelli e li spostava.
In quel momento capii perché aveva chiuso gli occhi. Avere qualcuno che ti toccava o accarezzava i capelli era così rilassante.
Eppure,pensai, non era la prima volta che ci asciugavamo i capelli a vicenda. Forse le volte precedenti lo avevamo fatto in modo diverso,o forse io non mi ero soffermata a pensare a quei piccoli particolari.
Dopo avermeli asciugati con cura,cominciò a spazzolarmeli,facendo attenzione a non farmi male. Per qualche strano motivo in quel momento mi sentii tanto, tanto più piccola di lui. Ma in fondo con Juuzou era sempre così. Ricoprivamo entrambi ogni ruolo di una famiglia comune,a seconda della situazione. Così ci prendevamo cura l'una dell'altro.
Dopo aver spazzolato i miei lunghi e folti capelli per bene,me li portò all'indietro e mi fece una coda di cavallo. Alta come piaceva a me.
-Già finito?- chiesi girandomi, rendendomi conto solo dopo di aver usato le sue stesse parole.
Annuì sorridendo soddisfatto.
-Ora andiamo a mangiare!- dissi strofinandomi le mani una contro l'altra e leccandomi le labbra.
-Sì,sto morendo di fame!- disse alzandosi e andando velocemente verso la cucina.
"È tornato lui..." pensai sorridendo.

Autrice:
Ebbene sì,abbiamo trovato il nostro albino ed è sano e salvo.
Non smettete di mostrare apprezzamento e di farmi sapere i vostri pareri,mi raccomando! Grazie di nuovo per aver letto!

Due angeli armatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora