-Hospital for souls-

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La luce proveniente dal varco della porta illuminò l'ospite inatteso. Un ragazzo alto e magro , tatuato fino al collo, indossava dei jeans strappati euna giacca aperta su una maglia grigia. Ai piedi aveva una valigia e un grosso zaino in spalla. Riconobbi subito quegli occhi mielati tra i lineamenti morbidi, ma decisi.
-...Oliver- espirai riprendendo a respirare. Il cuore accelerò il suo battito.

Lui sorrise mentre la pioggia continuava a bagnare la sua chioma un po'disordinata. Le gocce scendevano dai riccioli castani fino ad arrivare sulla faccia.

Si sporse verso di me e con mia grande sorpresa mi abbracciò forte, tanto da sollevarmi. Per un istante dimenticai tutto e mi abbandonai a quel abbraccio affondano il viso nella sua spalla. Aveva un buon odore. Sentivo il suo respiro sul mio collo e le sue braccia che mi avvolgevano, mi sentivo al sicuro.

Mi pogiò a terra e i nostri sguardi si scontrarono, vedevo il riflesso dei miei occhi grigi nei suoi. Si portò una mano alla nuca e distolse gli occhi imbarazzato.
Mi accorsi solo allora che lui era ancora fuori a bagnarsi.

Lo tirai per la felpa.
- Oddio Oli , scusami. Ti preparo del tè caldo. - dissi andando in cucina dove mi raggiunse.
Gli porsi la tazza fumante. E mi sedetti di fronte.
- Mi dispiace, sono venuto il prima possibile.- disse timidamente. Non ammisi che pensavo non sarebbe venuto.
- Certo che mi hai fatto una bella sorpresa- sorrisi - .... è la cosa più bella che mi sia capitata in questo ultimo periodo....- aggiunsi sotto voce.
Silenzio.
- Mi sei mancata Lily- disse alla fine.
- Anche tu.-

- Sono appena dall'aeroporto...non ricordavo che i tassisti qui fossero così chiusi.- disse ironico.
- Dove starai?-
- Nell'appartamento della zia Louisa che tecnicamente ho ereditato. -
- Come? Tua zia...-
- Oh no! Si è solo trasferita altrove, sai le piace cambiare- aggiunse notando il mio sguardo preoccupato.

- Si è fatto tardi, devo andare se voglio trovare un taxi- mi disse controllando l'ora. 11.45 p.m
Lo accompagnai alla porta. Non volevo che mi lasciasse sola, non volevo che se ne andasse.
- Oli...- si voltò con una mano sulla maniglia. Il resto della frase mi uscì prima che me ne rendessi conto.
-...ti fermi qui stanotte? - mi guardò serio.
- Io...-
- Per favore-
- Si, d'accordo- fece un sorriso timido.

Salii in camera a mettermi un pigiama, lui andò a farsi una doccia nel bagno di giù. Mi distesi sul letto. A pancia in su. Guardavo le gocce fare a gara sul vetro della finestra, i folti rami danzare al vento. Mi irrigidii quando lo sentii entrare, gli lanciai un'occhiata di soppiatto. Aveva dei pantaloni di tuta e una maglietta smanicata che sottolineava le spalle larghe e permetteva una visione completa delle braccia muscolose coperte di tatuaggi. Era dannatamente sexy. Nooo, tieni gli ormoni ragazzina mi dissi.

Si stese piano accanto a me sul mio letto a una piazza e mezza. Eravamo una accanto all'altro, nel buio smorzato dalla luce dei lampioni fuori. Lo scrosciare della pioggia ci avvolgeva mischiandosi al silenzio della casa. Spalla conto spalla. Mi sfiorò le dita e mi prese la mano stringendola delicatamente. Mi girai di spalle portandomi la sua mano con sé e costringendolo a voltarsi. Poggiai la testa sul suo braccio che continuai a stringere. Lui mi abbracciò da dietro. Sentivo il calore del suo corpo contro il mio.
- Sta tranquilla, ora ci sono io con te- mi sussurrò all'orecchio.

Fu la notte più tranquilla di tutte.

Sleepwalking  • Oliver SykesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora