«Persa in un Inferno d'intenti», mormoro mentre sono appoggiata contro il muro di questo tetro corridoio.
«Non avrà mai fine, non è così?», domando.
Il giovane dalle iridi scure mi osserva, è seduto proprio dinanzi a me, adagiato alla parete parallela alla mia.
Non risponde, si limita a fissarmi.
«Questo...cammino non avrà più fine. Non sarò mai libera da queste catene. Sono prigioniera, per sempre», una lacrima solca il mio viso.
«Perché lo credi?», mormora il ragazzo con sguardo afflitto.
«Perché fai finta di nulla! Io... quando ci siamo abbracciati, le tue parole, la tua fioca dolcezza, sono stata bene. Una leggerezza d'animo mi ha invasa».
«E allora? Qual è il problema?», afferma nuovamente, avvicinandosi.
«Che io non sono leggera, la mia anima non lo è. Ho pensato di ammazzarmi meno di dieci secondi fa, mi sono sentita, mi sento come uno schifoso abominio che infetta ogni cosa con la sua presenza».
Mi prendo la testa fra le mani.
Cosa c'è che non va in me?
Niente, è questo il punto.
Se ci fosse un'accezione, un fattore, una semplice motivazione, tutto sarebbe più semplice. Il mio malessere sarebbe connaturato a qualcosa, invece, a me è toccato il vuoto. Una voragine che divora e frantuma, lasciando alle proprie spalle solo polvere.
«Ce la farai ad abbandonare questo luogo, lo so», mormora il ragazzo al mio fianco.
Focalizzo la mia attenzione sui lineamenti del suo volto. Le sue iridi sono sincere, lo crede davvero.
Sorrido e scuoto il capo, ammiro nuovamente un punto indistinto dinanzi a me.
«Sai, in un passato remoto, quando il mio essere non era ancora incatenato all'essenza fugace di questo luogo, mi recai in un fulcro di fede», dico, sorridendo.
«Un cosa? Un fulcro di fede?», domanda confuso.
«Si, ricordo che, quando lo vidi per la prima volta, ne rimasi estremamente affascinata. Ero in una chiesa e come tutti i presenti mi appigliavo ad un'unica richiesta, rivolta a quell'Entità così misteriosa ed intangibile da solcare i mari del tempo. Ero così proiettata nel mio frangente di egoismo da non scorgere il resto. Non so cosa mi spinse ad aprire gli occhi e a voltarmi, ma fatto sta che lo feci. Focalizzai la mia attenzione sulla figura di una signora, che, dolcemente, cingeva la mano di una statua, raffigurante l'immagine di un santo che, anni addietro, aveva speso la sua intera esistenza per il prossimo. Le iridi della donna erano perse nell'ammirare il viso di quella piccola creazione artistica con una speranza che non ho mai scorto negli occhi di nessuno.
Ma non fu questo a sconvolgermi...».
Il ragazzo al mio fianco mi ammira attentamente assorto. «La fissava con devozione, quel semplice pezzo di bronzo, la guardava con amore. C'era affetto nel suo sguardo, compassione! E lo so che sembra folle, ma non era un'immagine partorita dalla mia mente e neanche un coinvolgimento emotivo. Era come se il santo fosse ancora lì e stesse abbracciando quell'anima disperata che, senza esitazione, gli aveva affidato il suo cuore. E fu in quell'istante che capii, la donna non aveva bisogno di chiedergli nulla, poiché egli gli aveva già donato tutto quello che desiderava ancora prima che lei pronunciasse qualsiasi parola. E notai che per tutti i presenti era così. Non era quella chiesa ad essere importante, neanche la piccola messa che si stava svolgendo in un'ala di quell'enorme struttura. Non erano le parole del prete a dare un senso a tutto. Non era lì Dio, tutto questo era solo un simbolo, non una verità o una certezza assoluta. Quella Scintilla Divina era nel cuore di quella donna, nel cuore di tutti i presenti, nel cuore di tutte le anime che affollano questo cosmo, anche in quello di chi non crede o rinnega la Sua presenza. Non abbiamo bisogno di chiedere, Lui già ci ha donato ogni cosa, sta a noi decidere quando afferrale», mormoro incredula dinanzi alla mia stessa affermazione.
«Come avevo fatto a dimenticarlo?», chiedo a me stessa.
«Sono io l'artefice del mio stesso destino, sta a me decidere quando lasciar brillare lo sprazzo di infinito che mi è stato donato».
Sorrido e, con uno scatto improvviso, inizio a correre.
Le mie gambe sembrano come impazzite, non riesco a fermarmi.
Lambisco l'oscurità, lasciando che le catene, alle quali sono imbrigliate, tintinnino violentemente.
Svolto un angolo e rido gioiosa.
Infondo a quest'enorme corridoio c'è un cerchio di luce. È ancora piccolo e lontano, ma esiste!
È lì, e nessuno potrà distruggerlo. Sta solo a me raggiungerlo.
Il giovane dalle iridi scure mi affianca. Sussulta incredulo.
Mi volto e gli sorrido.
Gli prendo una mano, intrecciando le sue dita alle mie. Mi fissa senza proferire parola.
«Andiamo». Mi sorride, un sorriso radioso, genuino, spontaneo.
Volgo il mio sguardo dinanzi a me e, senza più nessun rimpianto, mi incammino, lasciando che non siano più le emozioni a dominare il mio destino, ma la fiamma di quel fulcro di fede che ho sempre custodito in una parte recondita del mio Io.
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Inferno
ParanormalParole di un'anima tormentata, dilaniata nella sofferenza e nel caos della sua mente fragile ed instabile. Persa sul sentiero lastricato dell'Ade. Qualsiasi tipo di desiderio è fittizio e vano, sentimenti fuggevoli e grida di disperazione. Per chiu...