Inspira, espira. Inspira, espira. Posso farcela. Anche se in questo momento mi trovo proprio davanti la scuola di danza più importante del mondo e sto per affrontare la selezione tra migliaia di ragazzine super dotate e perfette. No, non è vero. Non ce la farò mai. Perché sono venuta qui? Mi sento un pesce fuor d'acqua nonostante questo sia l'ambiente in cui sono cresciuta. È una sensazione che mi capita spesso quella di sentirmi fuori posto, sbagliata, mai perfetta. Ci sono sempre gli altri pronti ad esserlo prima di te soprattutto nel mondo della danza. Eppure ho trovato il coraggio di presentarmi, e sono qui, ad aspettare che mi chiamino per entrare.
"Clarisse Lemoin" , ed ecco che una chioma bionda raccolta in un grande chignon spunta e prende il numero. È così bella. Così magra.
"Marta Brown" , questa volta tocca ad una bellissima ragazza dalla carnagione scura, con degli occhi verdi enormi e due trecce raccolte a loro volta in un'unica più grande. Anche lei impeccabile.
Numerose ragazze vengono chiamate e comincio già ad innervosirmi ad aspettare così tanto. Sono lì da sola, ogni candidato è affiancato da un genitore. Ma mia madre è a lavoro , mio padre è in Italia e comunque non si sarebbe mai interessato ad accompagnarmi e mia sorella è a New York. Ma ci sono abituata. Anche questo mi ha fatto crescere con l'idea di sentirmi diversa. Fin da piccolina ho dovuto fare tutto da sola, mentre le altre erano accompagnate in macchina ad ogni posto, io viaggiavo con i mezzi pubblici.
"Aurore Giraud" riesce a interrompere i miei pensieri. Scatto come una molla e mi dirigo a prendere il mio numero, il 56.
L'edificio è meraviglioso. Appena entro vi è un corridoio dalle pareti chiare che donano una forte luminosità alla stanza. A terra c'è un tappeto rosso con degli ornamenti in oro e sui muri sono appesi quadri che riportano fotografie delle ballerine più famose in tutto il mondo, diplomatesi proprio lì. Mi sembrava di trovarmi nel mondo delle favole. Ma in cuor mio sapevo che era tutta apparenza. Una volta affrontata la gente l'incantesimo si sarebbe interrotto, come sempre. Una signora mi indica gli spogliatoi e mi dice di essere pronta entro quindici minuti per superare la prima selezione, fisica attitudinale. Quando entro ci sono le ragazze di prima che si voltano a guardarmi non appena apro la porta. L'aria è pesante e carica di tensione, competizione e adrenalina. C'è chi indossa la tutina che ho visto in migliaia di negozi di danza qui a Parigi, ma che non mi sarei potuta mai permettere, scarpine impeccabili, orecchini sfavillanti. Tutto questo andava ancora a peggiorare la situazione.. avrei voluto infilarmi dentro la borsa e non uscire mai più. Ma per ottenere i miei sogni sarebbe stato meglio lasciarvi posto ai vestiti.
Infilo il body rosa che ho dovuto cucirmi da sola dato che in negozio la cifra è irraggiungibile ed il mio corpo si alza e cambia troppo in fretta. Continuamente. Comprare un body al mese significherebbe dover lavorare 30 ore su 24, il che non è possibile e dunque bisogna occorrere a rimedi alternativi. Sarebbe magnifico poter restare piccole come le bambine per sempre. Delicate e perfette.
Infilo le scarpine e do una sistemata allo chignon. Alzo lo sguardo e mi vedo allo specchio. Sono bianca cadaverica. Su tale colorito le lentiggini risaltano ancora di più e gli occhi sembrano ancora più grandi di già quanto non lo siano. Non voglio aspettare troppo , così esco subito e vado verso la sala.
Mi affaccio e osservo gli esaminatori. Mi sembrano molto severi, soprattutto la donna al centro , se non sbaglio deve essere proprio la direttrice.
Ci mettiamo in coda.
"Entrate, una alla volta bisogna dire il proprio nome e l'insegante di disciplina fisiotecnica vi condurrà nelle esecuzioni. In bocca al lupo." Ci dice una signora molto gentile, che deve essere la segretaria. Di solito sono loro le più cordiali.
Quando è il mio turno, il mio viso diventa rosso come un rossetto Chanel numero 444.
L'insegnante mi ordina di mettermi in varie posizioni tra cui spaccate e movimenti che implicano dei movimenti con la schiena per verificarne la flessibilità. Mi chiedono di mostrare i piedi per osservare il collo del piede. La commissione scrive. Osserva e giudica. È una cosa che ho sempre odiato dover essere esaminata, eppure è la parte dominante del lavoro che voglio fare. Assurdo,no?
Quando è finita la pre-selezione, ci dicono di aspettare gli esiti in spogliatoio. Prendo lo smartphone per vedere se qualcuno si fosse degnato di inviarmi un messaggio. Come immaginavo la mamma e Camille, mia sorella, mi hanno inviato qualche piccolo incoraggiamento e la buona fortuna. Di papà non c'è traccia. Non vi è da stupirsi.
"Les madmoiselles, voilá les resultats" , la signora di prima entra con con foglio. Il cuore mi batteva all'impazzata. Se il mio numero non fosse stato citato, non avrei potuto cimentarmi nella lezione classica intera. E tutto sarebbe andato perso.
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La mia medicina sei tu
عاطفيةLe regole sono regole. Ogni cosa va programmata e rispettata alla perfezione in ogni sua piccolezza. Questa è la filosofia di Aurore, una diciassettenne francese con un sogno nel cassetto più grande di lei : diventare prima ballerina all'Opéra di Pa...