It's Time - Imagine Dragons

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Jules poteva considerarsi l'unico vero intellettuale della famiglia Lemaire. Divorava libri su libri, scriveva come un indemoniato, faceva ricerche, partecipava a progetti. Studiava tanto, persino dopo la laurea non era mai riuscito a smettere. Noelle, dal canto suo, sin da piccola, aveva prestato attenzione alle sue parole, che intrecciavano la sua passione innata per la filosofia con le sue esperienze personali. Se non avesse ascoltato suo fratello, non avrebbe mai compreso il pensiero di Kierkegaard; il mondo non segue la logica del "tutto è razionale", bensì quella della possibilità: tra decine di miliardi di possibilità, soltanto una si realizza, le altre sono destinate a vagare nel nulla più profondo. Ebbene, Noelle credeva ciecamente in quelle parole, che tanto l'avevano affascinata durante l'adolescenza. Quella domenica di gara, poi, ne fu la dimostrazione più plausibile.

Un'ora esatta prima dell'accensione dei cinque semafori, il cielo sopra il circuito di Paul Ricard cominciò a farsi via via sempre più scuro, nonostante le nuvolette bianche che svolazzavano nel cielo qualche ora prima sembrassero del tutto insignificanti. Il sesto senso di Noelle non l'aveva tradita nemmeno quella volta: avrebbe piovuto durante la gara, ormai ne era più che consapevole.

La pioggia non si fece attendere, e a venti minuti dalla partenza l'asfalto pareva piuttosto un'enorme pozzanghera, in cui le monoposto sarebbero potute sprofondare come un relitto del Titanic. Le monoposto erano già posizionate sulla griglia di partenza, con ingegneri e meccanici impegnati a lavorare su di esse, sotto la pioggia scrosciante di fine giugno. A guardare il cielo, illuminato dalle più svariate sfumature di grigio, sembrava l'apocalisse fosse imminente: Noelle l'apocalisse la vedeva negli occhi di Max, mentre camminava accanto a lui sotto un ombrello, su cui batteva frenetica la pioggia, senza pace, come il cuore del giovane pilota olandese, che scalpitava dall'emozione di quella gara che sembrava riservare soltanto sorprese.

"Ascolta, Max - Noelle si voltò seria nella direzione del pilota, il quale frenò immediatamente i suoi passi, scrutandola attentamente - Montiamo le intermedie. A farlo siamo noi e la Ferrari di Sebastian, tra i primi cinque. Non fare cazzate"

"Puoi fidarti di me, mia cara Noe, lo sai" il pilota le sorrise pacificamente, ma il suo sguardo tradiva la sua consueta sete di adrenalina, di velocità, di vittoria. Noelle lo sapeva: quando si trattava di Max Verstappen non c'era affatto da star tranquilli. Lo accompagnò sino alla sua vettura numero trentatré, posizionata in prima fila, e dopo le raccomandazioni di rito - ormai della strategia si era discusso sin troppo - lo abbandonò a sé stesso, in quel covo di lupi in cui sapeva si sarebbe fatto valere.

Alle soglie del tramonto, mentre correva sul tapis roulant della stessa palestra che frequentava da qualche giorno, Noelle ripensò alla gara, a quelle due ore di puro terrore, caos, confusione e adrenalina che solo la Formula 1 riusciva ad amalgamare tutt'insieme. Max quella gara l'aveva vita, sotto la pioggia che continuava a cadere imperterrita, dopo aver montato un treno di soft che sembrava essere il preludio dell'apocalisse, e che invece aveva portato il pilota olandese a stracciare gli avversari, salendo sul gradino più alto del podio. Era andata così. Con la musica a sfondarle le orecchie, Noelle ricordava come, giusto qualche ora prima, era corsa sotto il podio incurante della pioggia, come aveva urlato a vedere Max alzare quell'orribile trofeo, come si era lasciata trascinare dall'euforia del momento, nemmeno avessero appena vinto il mondiale. Di quella giornata si sarebbe ricordata a lungo, lo sapeva, e gli eventi che sarebbero accaduti da lì a qualche minuto lo avrebbero sancito definitivamente.

Erano da poco scattate le nove di sera su Le Castellet, e quella ormai così familiare palestra si stava via via svuotando. Rimanevano soltanto una ragazza dai lunghi capelli biondi, con un eccentrico completino fucsia, impegnata nel fare addominali, un paio di adolescenti, che più che allenarsi godevano della visuale della già citata sublime creatura dai capelli biondi, lei e Antoine Griezmann.

The importance of being AntoineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora