Rufus

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Josephine si avvicinò ai pezzi di pelle posti sul freddo terreno.
Ne prese un pezzo in mano ed era viscido come se qualcuno ci avesse gettato sopra della gelatina.
Allora si avvicinarono a un'albero mostruosamente grande.
La corteccia era molto umida, dura come il marmo.
Era una castagneto molto vecchio, dentro era concavo chissà chi ci abitava...
Entrarono in quella porta irregolare.
Notarono degli sgoccioloni di bava arrivare dall'alto, alzarono lo sguardo e videro una bocca aperta con due denti affilati puntati su di loro.
Poi la bestia che assomigliava ad un serpente si mise a parlare e disse <avete visssto i miei bellisssimi quadri e un peccato che degli organi così succosi vengano ssprecati dandoli al mio capo, che li ingurgita come un ingordo, quindi adesso ho fame anche'io>.
In neanche un secondo inghiottì Hallmos e poi Josephine cercò di difendersi con un bastone.
Il bastone si ruppe nelle sue mani.
Prese un frantume del bastone e glielo diede in un occhio.
La bestia smise di attaccare e fece una pausa emettendo suoni deplorevoli per l'occhio.
Poi dal collo del serpente fuoriuscì una lama affilata sporca di sangue che fece la circonferenza del collo della bestia e la testa rotolò ai piedi di Josephine.
Da lì uscì Hallmos.
Il corpo morto del serpente si muoveva ancora, poi dopo cinque minuti smise di contorcersi.
Durante il cammino Josephine volle dare un nome a quella creatura e lo chiamò "Rufus".

Josephine e la foresta di ArinvelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora