3. Ecco a voi Camille Moreau

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Mi trovo proprio sulla soglia della porta: non sono mai stata così titubante.
Ho un lieve capogiro, ma chiudo gli occhi per riprendermi e decidermi, finalmente, ad entrare.

Subito, il primo passo mi costringe a ritirarmi immediatamente, a causa di un fastidio all'interno della mia scarpa destra.
Credo sia un sassolino, ma non ho di certo il tempo per controllare.

Ritorno in me e proseguo a passo deciso verso gli armadietti, l'unica cosa che la mia mente è riuscita a mettere a fuoco.

Dopo aver fatto finta di prendere qualcosa da quello spazio ristretto, recupero la mia cartella e comincio a guardarmi intorno.

Le pareti sono tinte unicamente di uno strano rosa pastello, a dir poco inappropriato ad un'accademia del genere.
I corridoi sono davvero immensi, così tanto da perdersi.
Fortuna che conosco già la mia meta: primo piano, classe II A.



CAPITOLO 3: "ECCO A VOI CAMILLE MOREAU!"



Decido di optare per il corridoio alla mia destra, male che vada tornerò indietro.
Quanto potrà mai essere difficile trovare delle scale?

Peccato che oggi sembra essere la mia giornata sfortunata.

Sto quasi per arrendermi, quando sento delle risate provenienti dalle mie spalle.

<< Che fortuna essere in classe insieme, Tamaki. Sarò la migliore, come sempre! >>

Non m'importa che loro siano in classe insieme, né della vocetta stridula della barbie che ha appena parlato, ma la loro uniforme blu mi conferma l'appartenenza al secondo anno.
Per cui, a malincuore, la scelta migliore è seguirle, a meno che io non voglia arrivare in ritardo.

Aspetto che tra me e loro si crei una distanza di un paio di metri, poi mi incammino, finché mi ritrovo anch'io ai piedi delle scale.

Faccio appena in tempo a poggiare il piede sul primo gradino, quando la voce di prima giunge ancora alle mie orecchie:
<< Ehi, tu! Cos'è, ci stai seguendo? >>
Ha un'espressione che definire arrogante è dir poco.

Potrei rispondere che, si, ho seguito il loro percorso per necessità. Potrei ringraziarle quasi, o scusarmi dell'essere sembrata strana. Invece continuo a fissare entrambe, la barbie dalla chioma blu e la sua amica bionda. Impassibile.

Vedo i loro visi corrucciarsi. Sono quasi divertenti.
La blu, non contenta, si avvia verso di me.

<< Smettila di guardarmi in quel modo e rispondi quando la gente ti parla! >>

Afferra il mio polso sinistro, ma lo rilascia un secondo dopo, indietreggiando.
<< Ma-ma sei gelida! Sembri un blocco di ghiaccio...>>

Continuo a fissarla.

<< Ti ho detto di smetterla! Chi ti credi di essere?! Non sai chi hai di fronte. >>
E, sentiamo, con chi avrei il piacere di parlare?

<< L-lei è Camille, la ragazza più popolare e potente dell'accademia. >> Interviene la sua amica dal tono intimorito.
Che sia solo una povera ingenua che obbedisce agli ordini di quella là?
Non potrebbe anche lei starsene buona come l'altra ragazza con la coda di cavallo?
Coincidenza vuole che sia qui, ma almeno non si sta intromettendo. Anche lei ha la nostra stessa uniforme. Le sue uniche mosse sono state appoggiarsi alla parete e scorgere lo sguardo rubino fuori dalla finestra, continuando a stringere tra le mani quel suo libro nuovo di zecca.

<< Ti ringrazio, Tamaki. >>
Sento solo io una nota di sarcasmo nelle sue parole?

<< Io non sono semplicemente la migliore. Sappi che sono anche una grande amica della direttrice. Dopotutto, il mio è un alph quasi indispensabile al futuro della scuola. >> Ride.

<< Sai >> La interrompo.

<< Il mio, invece, mi è molto utile in situazioni come questa. >>

Comincio ad utilizzare il calore quasi inesistente delle mie mani per renderle umide, poi le prime goccioline d'acqua si concretizzano e fluttuano sul mio palmo sotto forma di una sfera. 

Lei ancora osserva e, poco dopo, spalanca leggermente gli occhi infuriata.

<< Andiamo via. >> Si ritira.

<< A-arrivo. >>

Finalmente sono andate via, lasciandomi in pace.
Sono state più fastidiose del sassolino che è rimasto dentro la mia scarpa.

Ed ora...si parte.


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