"I feel like I'm drowining,
You holding me down and...
Killing me slow... so slow... oh no
I feel like I'm drowning."
Erano queste le parole che Jeon Jungkook stava canticchiando, mentre il volume delle sue cuffie era al massimo e lui era sulla sua bici blu cobalto, mentre pedalava sistematicamente in direzione di un edificio di mattoni scuri, che gli adulti denominano scuola ma che per lui era soltanto un insieme di persone mentalmente instabili che credevano che fosse più importante conoscere la vita di Napoleone che vivere la propria.
Mentre i suoi timpani tremavano al suono ripetitivo delle note e i suoi capelli corvini venivano accarezzati dal vento, Jungkook mise saldamente un piede a terra, fermandosi nell'area dedicata alle biciclette antistante al cortile. Chiuse il lucchetto a chiave e si alzò, osservando le tante finestre che caratterizzavano la facciata principale della Dongdaemun high school.
Jungkook non era mai stato più felice di vedere quell'edificio come quel giorno, perché finalmente, stava per incominciare il suo terzo e ultimo anno di liceo e per come la vedeva lui, prima incominciava e prima finiva e nonostante fosse un ottimo studente, non era mai stato un amante delle persone che frequentavano quella scuola. Erano tutti così convinti di essere dei scesi in terra, sembrava quasi dovessi anche inchinarti al loro passaggio e se non lo facevi saresti stato colpito da una maledizione divina e terrificante. Ma la verità è che erano tutti dei grandissimi stronzi, figli di papà e Jungkook non tollerava i loro atteggiamenti.
Ovviamente il corvino non si era mai azzardato a parlare con uno di loro, anche se non ne avrebbe comunque trovato il coraggio. Era fin troppo timido e riservato per esporre i suoi pensieri e per questo non aveva nessun amico, a parte Kim Yugyeom. Lo conosceva dai tempi dell'asilo e da quel momento non si erano mai lasciati; passavano molto tempo insieme a giocare ai videogiochi o ad ascoltare musica, ma spesso si ritrovavano anche a parlare di argomenti seri ed era per questo che Jungkook gli voleva davvero bene, perché poteva fare l'idiota e il momento dopo essere serio se ce n'era bisogno.
La scuola non era del tutto piena, infondo Jungkook arrivava sempre in anticipo, almeno venti minuti prima che suonasse la campanella. Perché lo facesse? Per quell'enorme quercia che si trovava nel cortile sul retro e che per tre anni era stato un rifugio sicuro per il minore. Ci andava ogni giorno, di prima mattina, si metteva lì seduto, sotto le fronde e ascoltava musica, osservando il cielo. Lo aiutava a rilassarsi e a pensare a tutto e a niente. Era diventata una sua abitudine fin dal primo anno di liceo, quando per puro e semplice caso, si ritrovò a passeggiare in quel cortile davvero poco popolato, per fuggire via da tutte quelle persone che non facevano altro che puntargli il dito e vociferare.
"È il figlio dei Jeon... ma ha gli occhi azzurri."
"Dicono che è un tipo strano, che è pericoloso."
"Si dice che abbia ucciso qualcuno."
Tutte quelle voci, tutte quelle assurdità, gli riempivano la testa ed era per quello che ogni mattina doveva trovarsi lì, semplicemente per rilassarsi, e per aiutarsi ad affrontare quella giornata, che sapeva sarebbe stata piena di occhiatine e vociferi.
Ma quella mattina, Jungkook trovò il suo posto sotto la quercia, occupato da un ragazzo snello e dai capelli dorati, che incurante delle persone attorno a lui, teneva tra le dita lunghe e affusolate una sigaretta fumante, mentre i suoi occhi scuri, osservavano curioso le fronde dell'albero.
Il fiato del corvino si fermò alla sua vista, lo innervosiva il fatto che stesse occupando il suo posto speciale, ma allo stesso tempo, lo incuriosiva. Non l'aveva mai visto lì e non aveva la più pallida idea di chi fosse. I suoi occhi scrutavano curiosi il corpo di quel ragazzo, osservando il modo in cui era vestito e la sua aria da ragazzo poco raccomandabile. Indossava una maglia bianca, davvero molto larga, che gli nascondeva parte delle braccia e gli arrivava fin sotto il sedere, mentre metteva ben in mostra le sue clavicole dato l'enorme scollo. Aveva un pantalone nero, anch'esso decisamente largo, che era tagliato sui polpacci e lasciava nuda la pelle della sua gamba e delle sue caviglie. E fu proprio lì che l'occhio di Jungkook cadde inevitabilmente.
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The Seven Elements - Vkook, Yoonmin, Namjin
FanfictionAvete mai riflettuto su che cosa compone noi esseri umani? Molecole e sangue è la spiegazione scientifica, anima e corpo quella religiosa... Eppure l'essenza del mondo è molto più complicata di così, almeno la storia che sto per raccontarvi lo è. Me...