Camminavano tranquillamente per la città di Manchester. George e il suo ragazzo Andrew passeggiavano mano nella mano ridendo di tanto in tanto per le battute che il biondo faceva. Era sempre stato George quello simpatico, pensò Andrew.
-Ieri sono andato in quel negozio di vinili che ti piace tanto, volevo trovare il disco di Michael Jackson che cerchi e una ragazza mi ha improvvisamente fermato chiedendomi una foto. Mi è praticamente saltata addosso, baciandomi le guance. Pensavo volesse baciarmi in bocca a un certo punto.- George era famoso ed era una cosa che non era mai piaciuta all'altro ragazzo. Dovevano nascondersi da occhi indiscreti, cercare di non fare effusioni in pubblico e questo non gli andava molto a genio, ma per lui avrebbe fatto di tutto. Si erano incontrati in un bar quando ancora non faceva parte della band. Il biondo lavorava come barista e lui gli aveva chiesto un caffè lungo da portare. Il ragazzo gliel'aveva portato con un goccio di latte, come piaceva a lui, ma Andrew si era dimenticato di chiedergli di mettere il latte. Lo aveva guardato interrogativo e il biondo gli aveva sorriso.
-Lo prendi sempre così. Pensavo ti fossi scordato del latte.-
-Come fai a saperlo?-
-Vieni qui tutte le mattine, non sei così invisibile.- E Andrew non gli era per niente passato indifferente con i suoi capelli neri e gli occhi verde smeraldo magnetici e lucenti. Il moro dal canto suo aveva capito le intenzioni del ragazzo e gli aveva scritto il suo numero di telefono su un fazzoletto. Così era cominciata la loro storia d'amore. Ma con il tempo e con l'aumento di notorietà della band di cui George era il batterista, avevano dovuto nascondersi sempre di più e il biondo era costretto a farsi vedere con diverse ragazze per non destare sospetti.
Si sedettero su una panchina.
-Ti è piaciuto?- Chiese Andrew improvvisamente geloso.
-Perchè mai?! Sai che odio queste cose e sai benissimo che stravedo solo per le tue labbra.- Si avvicinò sorridendogli e guardandogli le labbra. Erano una meravigliosa visione per i suoi occhi marroni che fu interrotta da un urlo in mezzo alla quiete della serata.
-Ehi pop star.- Urlò biascicando un uomo sulla quarantina, palesemente ubriaco. Lo ignorò.
-Pop star. Ehi, dico a te frocio.- A quel dispregiativo il biondo si alzò, attento.
-George non ne vale la pena, dai siediti.-
-Perchè cazzo parli così forte, se sei a meno di dieci metri da me?-
-Pensavo non mi sentivi. Non so se i froci sentono da così lontano.- L'ignoranza dell'uomo che non riusciva neanche a parlare la sua lingua natale correttamente fu accostata al fatto di essere omofobo. Era ignorante non solo per gli errori grammaticali, ma anche perché si omologava alla massa di omofobi di cui si sentiva parlare ogni giorno.
-Posso sapere cosa ti spinge a essere ubriaco alle undici di sera? Ah no, scusa. La società ha deciso così. Ha deciso che tu dovessi essere un ignorante, ubriacone, omofobo per avere un posto nel mondo. Bhe la società può baciarmi il culo, perché sì, sono gay e non penso che questa cosa debba interessare a qualcuno che non sia io stesso o il mio ragazzo. Smettetela di parlare ad alta voce denigrando lo stile di vita di persone che scelgono liberamente chi amare.- L'uomo rimase interdetto e si bloccò sul posto. Lo fissò per un po' e poi ricominció a barcollare, ignorando completamente la presa di posizione del biondo. Quest'ultimo si guardò in giro e vide una decina di occhi puntati su di lui. Qualcuno aveva sentito il suo discorso e lo stava filmando. Era impaurito, ma non si era mai sentito così libero.
-George... È meglio se andiamo.-
-No, non puoi venire con me. Ti rovineró la vita e non voglio trascinarti nei miei casini. Avresti dovuto lasciarmi quando ne avevi avuto l'occasione. Avrei potuto essere un'ancora di salvezza per te, ma adesso puoi solo affondare con me. Non sono quello giusto per te.- Gli disse con gli occhi lucidi, mentre il moro lo fissava imperterrite con gli occhi verdi che lo scrutavano attentamente.
-Mi stai per caso lasciando?- Stavano dando spettacolo, ma sapeva perché lo stava facendo. Non voleva farlo entrare nel mirino dei paparazzi, si stava solo prendendo cura di lui.
-Non lo so...-
-Vuoi lasciarmi? Sì o no?-
-No...-
-E allora perché continui a dirmi che non sei quello giusto per me?! Ho capito che sei quello giusto da quando in quel bar mi hai consegnato il mio caffè preferito. Parli tanto di società, ma tu stai facendo lo stesso. Ti stai omologando a una società che non ti accetta per chi sei veramente. Falla parlare a vanvera questa merda. L'importante siamo io e te. Tutto il resto conta poco.- George lo guardò e una lacrima di felicità scese. Per un momento aveva pensato che il suo fidanzato avrebbe accettato di andarsene, solo per colpa di una sua crisi momentanea. Andrew andò da lui e lo abbracciò.
-Scusa...- Sussurrò George sulla sua spalla.
-Non preoccuparti. Andiamo a casa adesso.- E infine si rivolse un'ultima volta alla società -Tornate alle vostre insulse vite. Qui non c'è niente da guardare.-