>Visioni Demoniache

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Il buio e il silenzio giocavano a stuzzicarle i sensi.

Ogni minimo e impercettibile cambiamento nell'aria venive captato dal suo corpo e le faceva strisciare una goccia di adrenalina lungo la schiena.

Facendo dilagare la sua paura fino ai confini dell'immaginazione.

Le corde la tiravano dappertutto.

Il dolore era ormai diventato palpabile, come se fosse uscito dal suo corpo e si fosse incarnato in una sua copia identica, solo che molto piú pulita e giovane, comunque molto migliore di lei.

Questa sua copia la stava torturando stringendo le funi e spargendo del sale sulle sue ferite ma era per lei quasi un sollievo, era quasi bello perchè a provocarle dolore era la creatura perfetta che lei stessa sarebbe potuta essere se non avesse ceduto alle tentazioni che le offriva la vita.

La sua bocca era bendata , cosí come i suoi occhi in modo che solo i suoni potessero arrivarle e lei potesse elaborarli per decifrare ció che le stava succedendo intorno.

E proprio mentre il dolore stava per arrivare al culmine, la Livia giovane e bella le parló, o forse Livia si parló da sola.

Fatto sta che le parole che risuonarono nella sua mente erano molto chiare:

《La punizione è l'unico modo per liberarti e per purificarti, il male si insidia in te ogni volta che sei felice, io sono il tuo Dio.

Io sono il dolore, la sofferenza, le malattie, la morte. Io sono il Demonio. L'unico in grado di salvarti da te stessa. Guardati, sei una carogna!

Grazie a me diventerai ció che hai sempre voluto essere. Liberandoti del superfluo riuscirai a raggiungere la perfezione. Lasciami la tua anima, e sarai libera dalla schiavitù del tuo Dio misericordioso. Lascia a me la tua anima e la giustizia discenderà dalle tue mani》.

Livia aveva paura della sua stessa voce, ma allo stesso tempo era inebriata da quelle parole che le promettevano tutto ció a cui lei aspirava.

La giovinezza aveva abbandonato il suo volto ormai da molti anni, e la solitudine la attanagliava.

Ma tutto sarebbe potuto cambiare con l'accettazione di quel patto.

Tutta la sua sofferenza si sarebbe tramutata in piacere, avrebbe trovato un uomo e sarebbe stata felice.

Livia prese coraggio e con la voce di chi è sull'altare per sposarsi suggellò il suo patto con un

《Si,lo voglio》

Da quel momento in poi Livia divenne solo una vittima sacrificale, un altra pedina a cui sottrarre l'anima.

Livia rimase al buio per molto tempo.

Quando si sveglió notò subito come la stanza,che ben conosceva, era inondata da una luce abbagliante.

Gli oggetti della sua giovinezza la circondavano, Livia era a casa.

Il suo letto morbido la cullava e le coperte di lino le accarezzavano il volto.

Si alzò e andò a constatare che il suo corpo fosse ringiovanito e che la sua pelle e i suoi capelli avessero di nuovo il colore che avevano perso un tempo ma appena si avvicinò allo specchio la visione fu raccapricciante.

Nulla, Livia era tale e quale al giorno prima e a i mille che si erano susseguiti negli anni.

Era stato tutto un sogno? Aveva immaginato tutto?

No, non era possibile, stava impazzendo.Tutto il dolore che aveva provato era reale, il patto che aveva suggellato non era stato rispettato!

La donna era infuriata.

Il panico prese il sopravvento e Livia iniziò a girare in tondo e poi a distruggere tutti gli oggetti che le capitavano sotto mano e infine arrivò in cantina dove già il cappio era sistemato, pronto per fare giustizia.

Livia era stata una donna meschina, sola, aveva ucciso per denaro, aveva venduto il suo corpo e infine la sua anima.

Livia era una carogna e lo sapeva.

Ripensò a tutti i bambini che aveva ammazzato, a tutte le donne che aveva condotto al macello e a tutti gli uomini che aveva ucciso per placare la sua fame sessuale, per tornare giovane pagando al Diavolo con le vite degli innocenti.

La follia la stava possedendo.

Livia salí sullo sgabello, posizionò il suo collo rugoso nel cappio e infine si lasció penzolare nello stanzino male illuminato.

Mentre la corda le stringeva il respiro e il suo colorito cambiava velocemente Livia sentì nelle orecchie le parole del sogno 《..la giustizia discenderà dalle tue mani..》

E nell'ultimo momento di lucidità Livia pensò alla verità di quelle parole:

E a come il Diavolo non l'avesse ingannata ma solo spinta a fare ció che era meglio per lei: uccidersi.

Il corpo della donna penzolò in quello stanzino per molti mesi ricoperto di vermi che mangiarono ogni traccia di peccato e che misero in atto la purificazione.

E l'anima di Livia passò al Diavolo, ingordo di anime macchiate di sangue.

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