Entrarono nell'enorme struttura che ospitava numerose cisterne, ognuna delle quali conteneva potenti agenti chimici altamente corrosivi. Non si stupì quindi nel vedere affissi ovunque cartelli che segnalavano 'pericolo di morte'.Levi lo seguì silenziosamente, salendo le rampe di scale che conducevano su in cima.
Avrebbe fatto qualunque cosa, per essere accettato da lui. Per essere capito. Per essere amato.
Giunti nel punto più alto, il Joker si voltò verso il corvino.
Il viso del criminale, sfigurato dall'acido ma di cui conservava i magnifici tratti, aveva un colorito innaturale. I capelli, un tempo castani, avevano perso il pigmento originario ed erano divenuti verdi, mettendo in risalto i suoi bellissimi occhi di giada. Intriganti. Pericolosi. Le labbra, piegate in un perfido sorriso, erano macchiate di rosso come il sangue delle centinaia di vittime della sua insania.
«E così» iniziò, divertito, «tu mi ami.»
«Sì, è così» rispose il corvino, teso.
Era il momento della verità.
«E dimmi» continuò, girandogli intorno come un predatore che gioca con la propria preda, «a cosa saresti disposto a rinunciare, per me...?»
«Tutto.»
Non un'ombra di esitazione attraversò i suoi occhi né scosse la sua voce.
«La tua famiglia...? La tua carriera...?»
«Qualunque cosa.»
«Daresti via la tua vita, per me?»
Il criminale gli si avvicinò, sfiorandogli il viso con la punta delle dita senza smettere di sorridere. Era tutto un gioco per lui?
«Sì, lo farei.»
Il Joker rise sguaiatamente, tornando mortalmente serio un istante dopo.
«Attento a quel che dici, Dottore: il desiderio diventa resa, la resa diventa potere...!» sussurrò a un passo dalle sue labbra, tanto che Levi percepì chiaramente il suo respiro unirsi al proprio. «Vuoi darmi potere?»
Levi sostenne il suo sguardo: desiderava quell'uomo con tutta l'anima ma, se avesse accondisceso ad una qualsiasi delle sue richieste, sarebbe morto senza avere nulla in cambio. Senza un briciolo dell'amore che tanto anelava.
«No. Io voglio il potere.»
L'altro sembrò genuinamente sorpreso.
«Oh, su cosa?» gli chiese con evidente interesse.
Lo stava intrattenendo, e questo era un punto a suo favore. Doveva incuriosirlo, condurlo nello stesso punto in cui il Joker, giorno dopo giorno, aveva condotto lui.
«Non cosa. Chi.»
L'uomo applaudì con enfasi, estasiato, guardandolo con ammirazione.
«Vuoi potere su di me?»
«È così. Voglio essere colui senza il quale non provi alcun divertimento. La sola persona che viva ogni tua emozione, amplificata al 100%. L'essere di cui nutrirti quando la realtà è troppo scontata da sopportare. Voglio plasmare il tuo ego affinché sia io il centro indiscusso di ogni tuo pensiero, razionale o meno. Voglio essere esattamente ciò che sei tu per me.»
L'altro lo fissò, stendendo col pollice il rossetto sbavato sulla propria guancia.
«Se ti chiedessi di morire...?»
Il corvino si guardò brevemente alle spalle. Un vuoto di venti metri lo attendeva senza alcuna recinzione a proteggerlo mentre una cisterna ribolliva, aspettando solo di inghiottirlo.
«Se non posso ottenere ciò che voglio, tanto vale farla finita qui. Non avrei più alcuno scopo.»
«E se ti chiedessi di vivere, per me...?»
Col dito sporco di rosso tinse le sue labbra strofinandole con possesso, una luce perversa che illuminava i suoi occhi. La stessa che brillò in quelli celesti di Levi.
Pazzia.
Follia.
Semplice e pura perdita della ragione.
Il Dottore spalancò le braccia, lasciandosi cadere, e mentre precipitava si spogliò di sé stesso. Di tutto ciò che non fosse esclusivamente amore per il Joker, unico fulcro del suo cuore e della sua mente. Diede via la propria anima, consapevole di aver appena abbracciato la morte. Era pronto all'oblio.
Il brodo chimico lo accolse, impaziente di macerare le sue carni.
Il criminale aveva osservato la scena, impassibile. Avrebbe potuto andarsene, anzi, avrebbe dovuto. Eppure qualcosa lo trattenne.
Quegli occhi di ghiaccio erano lo specchio dei suoi.
Ringhiò, frustrato: la sua creazione stava per dissolversi, e quell'idea lo fece agire prima ancora di formulare qualsiasi pensiero.
Si lanciò per seguirlo, con la sensazione di essere tornato indietro nel tempo e di rivivere il momento in cui la sua trasformazione ebbe inizio.
Il suo corpo attraversò il denso liquido, muovendosi alla ricerca della propria creatura. Riemerse con essa tra le braccia, ammirandola nella sua perfezione.
La pelle, già nivea, aveva assunto un colorito biancastro mentre l'acido le conferiva l'aspetto della cera. I capelli, neri come la pece, erano divenuti fili d'argento che incorniciavano il suo volto piccolo e meraviglioso. Le sue labbra rosee invece erano mortalmente pallide. Ci voleva colore.
Lo baciò, dando aria ai suoi polmoni che si gonfiarono subito.
L'essere emise un rantolo spalancando gli occhi, dai quali sgorgarono lacrime colorate che dipinsero il suo viso come fosse trucco. Rosso e blu, la tinta degli abiti che indossavano poco prima di sciogliersi nel bagno acido.
Il Joker puntò le proprie iridi smeraldine in quelle gelide dell'altro, ed eccola lì: la scintilla che aveva visto, che bramava di possedere.
Amore folle.
La creatura lo guardò con devozione, sorridendo subito dopo e baciandolo con trasporto. Avrebbe vissuto per lui, per compiacerlo e venerarlo, mentre l'uomo che amava lo avrebbe tenuto al suo fianco, proteggendo il frutto del proprio delirio.
Ce l'aveva fatta: adesso il Joker era suo.
Il criminale rise, e con lui il suo nuovo compagno.
Lì dove Eren Yeager era morto ed il Joker aveva preso vita.
Lì, dove Levi Ackerman era svanito ed era rinato come Harley Quinn.
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Disturbia
FanfictionLevi Ackerman era un uomo di successo: stimato, invidiato, dalle infinite possibilità. Aveva tutto ciò che una persona poteva desiderare. Eppure nel momento in cui i suoi occhi incrociarono lo sguardo folle di Eren Yeager, meglio conosciuto come i...