𝟘𝟛 - The Masterpiece...

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Era una serata speciale, per Gotham.

Un evento di grande importanza, al quale partecipavano tutti i membri più importanti e in vista di quella città oscura e maledetta, dilaniata dal crimine a cui nessuno era in grado di porre freno. Persino Batman, per quanto lottasse, non riusciva a risanare le ferite profonde del luogo in cui era nato.

Da lì l'ambizioso progetto della Gotham Art Gallery, mostra permanente di tele e sculture dei più grandi artisti e di giovani emergenti; tutte le opere in vendita ed i cui proventi, insieme agli incassi dei biglietti, sarebbero andati alle associazioni benefiche che si occupavano di ragazzi difficili, anime vaganti in attesa di essere plasmate. Dal giusto o sbagliato non era certo, in un limbo fatto di abbandono e solitudine.

Era quello il punto di partenza, per Bruce Wayne: modellare una nuova società, retta ed onesta, estirpando al contempo le erbacce amare che impedivano ai nuovi germogli di venire alla luce e dare lustro alla metropoli.

Le persone, elegantemente vestite ed agghindate, sorseggiavano calici di champagne e gustavano tartine dal sapore delicato, in attesa del taglio del nastro da parte del Sindaco e dell'inaugurazione ufficiale della struttura.

Il primo cittadino, con piccoli colpi, verificò che il microfono fosse in funzione, causando un fastidioso disturbo attraverso le casse ai margini del salone addobbato per il ricevimento.

«Benvenuto, popolo di Gotham. Grazie per aver preso parte a questo momento storico, unico ed irripetibile, della nostra amata città. Un caloroso ringraziamento anche al Signor Bruce Wayne, che purtroppo stasera non ha potuto essere presente, alla cui azienda dobbiamo i fondi stanziati per la realizzazione di questo faro che porterà luce e speranza alla nostra società.»

Un lungo applauso seguì le parole dell'uomo brizzolato mentre giovani hostess si facevano largo tra la folla, distribuendo piccole palette numerate ai presenti.

«Tra pochi minuti inizierà l'asta per la prima nonché principale opera della galleria, la quale resterà qui custodita a dar lustro alla mostra. Confido nel fatto che siate generosi per una buona causa» concluse, sollevando delle forbici in argento da un cuscino in velluto e accingendosi a tagliare il tessuto scarlatto del fiocco poco distante.

Nell'esatto momento in cui le lame recisero la seta, un enorme boato squarciò l'etere e con esso la parete alle spalle della platea, facendo volare numerosi detriti sui poveri ospiti che gridarono all'unisono.

Sulla cima della scalinata, attraverso la coltre di polvere, comparve una sagoma vestita in un completo sartoriale dai colori sgargianti e altamente discutibili. Una risata agghiacciante fece rabbrividire i presenti, terrorizzati alla vista di numerosi uomini mascherati che irrompevano nella sala armati di mitra.

«Bene, bene, bene...» disse l'uomo, puntellandosi sul bastone da passeggio che reggeva nella mano destra. «Come mai non sono stato invitato?»

Una figura minuta, fasciata in abiti di pelle rossi e neri, gli si affiancò, un enorme martello di legno in spalla e un ghigno divertito stampato in volto.

«Che scortesi! Non credi anche tu, Puddin'?»

«Altroché, dolcezza. Dopotutto, io sono un artista

Il Joker, sorridente, eseguì un breve inchino per poi scendere i gradini in marmo, seguito dal fedele compagno. Si soffermò ad osservare con fare critico una piccola scultura, raffigurante una madre che teneva in braccio il proprio bambino in un gesto di affetto puro e incondizionato.

«Mmh, no. Mediocre» decretò infine, ed Harley la schiacciò immediatamente con la propria arma, frantumandola all'istante.

«Molto meglio, grazie zuccherino» gli sorrise, le labbra tinte di rosso piegate in una smorfia ilare, mentre il giullare arrossiva impercettibilmente a quel complimento.

DisturbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora