1: Diventare un guardiano

52 12 0
                                    


Buio, rumori tra le fronde, sete di aria, rami che fustigano arti e busto. Janton correva a perdifiato nel bosco per salvarsi la vita, quella per cui i suoi genitori gli avevano fatto guadagnare tempo, ma era troppo lento e la creatura troppo vicina. Poteva sentire i suoi passi inesorabilmente in avvicinamento, purtroppo era semplicemente troppo lento, con le sue gambine corte.

Il balzo, l'inverso lo afferrò con i proprio artigli, facendolo sbattere violentemente a terra. I due rotolarono giù per il dosso e, all'impatto con il terreno, si separarono. Jaton, stordito dall'assalto, guardò il mostro che lo stava attaccando: sembrava formato da quattro tentacoli intrecciati l'un l'altro e all'estremità di ognuno di essi vi era una bocca, irta di acuminati denti gialli, circondata da sei occhi bianchi come la neve. L'inverso emise quattro stridenti ruggiti dalle sue bocche fameliche. Jaton sapeva che quello era il segnale della fine della sua vita, ma così non fu. Con un bagliore un uomo dalla lunga tunica bianca si frappose fra lui e la creatura, brandendo una spada luminosa. I due si studiarono per qualche secondo, finché il mostro non decise di agire, saltando verso l'uomo, con tutti e quattro i tentacoli protesi. Un sol gesto bastò e come un lampo l'inverso fu diviso in due, di netto, scomparendo come un denso fumo nero.

- Stai bene, ragazzo?- domandò il salvatore, notando le varie escoriazioni di Jaton.

- Io sì, ma... i miei... i miei genitori sono rimasti indietro per proteggermi

- Tranquillo, li ho appena divorati ed ora divorerò te- gli disse con un ghigno, mostrando la bocca irta di denti acuminati come quelli dell'inverso. Il ragazzino urlò a squarciagola, ma non sentì uscire la voce dalla sua bocca.

Jaton si svegliò. Aveva sognato la notte in cui era stato salvato insieme alla sua famiglia, la notte in cui aveva deciso di diventare un guardiano, ma con un finale un po' diverso.

- Maledetta inquietudine- borbottò fra sé e sé, cercando di riconciliare il sonno.

Il giorno dopo avrebbe dovuto conseguire l'esame finale per diventare guardiano, aveva bisogno di riposo. Per fortuna il sonno lo colse dopo non molto. La necessità gli aveva insegnato ad addormentarsi in ogni situazione.

- Svegliati, dormiglione, oggi c'è la prova- si sentì dire da una voce familiare, svegliandosi.

- Eita, cosa ci fai qui?- domandò il ragazzo, ancora sonnolente.

- Che domanda stupida, è un giorno talmente importante per te, come potevo non venirti a svegliare con la colazione a letto?- chiese ironicamente, la ragazza.

- Oh, grazie mille, ma sai che quando sono in ansia da prestazione non mangio-

- Infatti, la colazione l'ho presa solo per me- affermò Eita con un sorrisetto stampato sul volto.

- E cosa intendevi con il venirmi a svegliare con la colazione a letto?- domandò confuso, mentre pian piano iniziava a ricollegare i pensieri.

- Che ti avrei svegliato per fare colazione nel tuo letto. Fammi un po' di posto, su!- esclamò sorniona e sorridente. Jaton grugnì un leggero assenso, mentre si spostava sul lato del materasso. Eita cominciò a mangiare il pane e formaggio che si era portata, spargendo un po' di briciole.

- Solo un po' di pane e formaggio? Stamattina hai l'allenamento, dovresti mangiare di più se non vuoi crollare- affermò il ragazzo.

- Lo so, ma anche io sto in ansia, cosa pensi? L'esame è molto pericoloso, potresti non tornare- disse la ragazza, mostrando i suoi veri sentimenti.

- Tranquilla, ce la farò a superarlo. Sono io, in fondo, no?- disse lui, ormai completamente sveglio, cingendole le spalle con il braccio.

- E poi, se i maestri pensano che sia pronto, allora significa che lo sono- continuò Jaton.

I guardiani dell'AbissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora