Classe cinque?

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La donna, che non poteva avere più di venticinque anni era stesa supina, con gli occhi chiusi. Indossava abiti logori, che parevano cuciti unendo piante aliene, dello stesso colore nero degli inversi. I lunghi capelli castani, incrostati di sporco si avvolgevano dietro la testa della donna come una ragnatela, mentre la testa rimaneva fissa ed immobile nel guardare in alto. Dopo diversi secondi di stupore, Jaton si decise a parlare.

– Chi sei tu?– domandò, ma senza ottenere una risposta.

– Ehi, mi senti?– provò a chiedere il ragazzo, ma ancora nessuna risposta. Pareva che la sua voce non venisse nemmeno avvertita.

– Mi senti, sei ferita?– domandò, questa volta urlando. La giovane donna venne finalmente scossa dal suo torpore e pigramente girò la testa verso di lui, quindi, dimostrando uno straordinario stupore, si mise seduta di scatto.

– Se... sei re... reale?– domandò lei, tremando tutta, mentre delle grandi lacrime le rigavano il volto.

– Sì, mi chiamo Jaton, ma... ma vieni qui, c'è la Traccia– rispose il ragazzo, sentendosi un po' in imbarazzo per la situazione. La donna sembrava quasi in uno stato di shock e parve non sentire cosa Jaton le avesse detto, però si avvicinò al ragazzo, di sua spontanea volontà, a passi incerti, calpestando a piedi nudi la terra. Arrivata a qualche decina di centimetri da Jaton, la donna si fermò e, con gli occhi sgranati, alzò la mano, dirigendola verso di lui molto lentamente, mentre il suo respiro divenne rapido e quasi impercettibile. Il ragazzo allora le afferrò delicatamente la mano, trovandola coriacea e callosa al tatto. Dopo quel tocco, la donna spalancò ancora di più gli occhi, per quanto possibile, per poi cadere in ginocchio scoppiando in un pianto convulso.

Jaton si sentiva confuso. Inizialmente pensava che la donna fosse una parte della prova, magari segreta, che non era appositamente detta agli allievi, ma ora iniziava ad avere dei dubbi. Quanto doveva essere brava a recitare una guardiana per fare una cosa del genere? E, soprattutto, arrivare nel canale da disarmati era folle... a meno che non fosse un nefilim. Il che rendeva la situazione ancora più assurda, poiché solo due, dei cinque nefilim, si trovava in quella zona e, soprattutto, nessuno di loro era una donna, così giovane, per giunta. I misteri che l'avvolgevano li avrebbe risolti in seguito, ora doveva assolutamente calmarla ed andarsene di lì, erano stati fermi fin troppo, e il pianto di certo non li aveva aiutati a passare inosservati.

– Ehi, ti prego calmati, dobbiamo andare via, altrimenti ci attaccheranno– disse Jaton, senza ottenere una risposta. Quindi, il ragazzo, si inginocchiò lentamente e le prese il volto dolcemente, costringendola a guardarlo negli occhi.

– Ascoltami, non so perché tu sia tanto sconvolta, ma qui non è sicuro, dobbiamo andarcene immediatamente, quindi seguimi e basta. D'accordo?– domandò con tono calmo ma perentorio. La giovane lo guardò tra le lacrime ed il muco e, dopo qualche secondo di indugio, annuì forte con la testa. Allora Jaton la prese per mano ed iniziò a tornare indietro, sperando ardentemente di non incontrare nuovamente quell'inverso di classe due.

– Cosa sono queste tracce luminose?– domandò la donna, sembrando completamente calma, ma con la voce spenta.

– È la Traccia, possibile che tu non la conosca?– chiese in risposta il ragazzo.

– Mai vista prima, a che serve?– domandò lei, senza che la sua voce riuscisse effettivamente a far trasparire della curiosità.

– A riportare le persone verso il Portale, in modo che non si perdano, ma bisogna stare molto attenti, perché una volta usciti al di fuori della Traccia non la si vede più– spiegò Jaton.

– Allora questo è il Canale– disse atona.

– Esatto, quindi qualcosa la sai. Mi sapresti dire anche come ti chiami?– domandò il ragazzo, togliendosi il sassolino dalla scarpa. Alla domanda la donna rifletté per un po', dopo di che, non senza indugio, rispose:

I guardiani dell'AbissoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora