1. Troppo zuccherata.

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«Secondo te dove è andato?», mi muovo nervosamente sul morbido divano blu e punto i miei occhi color nocciola sul viso di Amelia.
La mia amica smette di fissare le pesanti tende scure e scrolla le spalle, «Non lo so», bisbiglia, «Ma dovrebbe fare qualcosa per questo posto. Fuori c'è il sole mentre qui dentro sembra notte», fa un cenno col capo in direzione della grande finestra e balza in piedi, «Credi che si offenderà se lascio entrare un po' di luce? Questa stanza così buia mi sta mettendo ansia», quindi non aspetta una mia risposta e si fionda a spostare le tende, lasciando invadere la casa dai raggi del sole.

La luce colpisce i miei occhi e li assottiglio in fretta, poi mi guardo intorno e faccio una smorfia nel notare i mobili antichi in legno scuro e alcuni candelabri dorati.
«Davvero... Vintage», commento e alzo lo sguardo al tetto, dove un imponente lampadario minaccia di cadere sulle nostre teste da un momento all'altro.
Con la sfiga che ho addosso non mi stupirei più di tanto.

Deglutisco e mi sposto su una poltrona, attenta a non starmene sotto quell'arma assassina.
«Vintage?», Amelia lancia una ciocca di capelli castani dietro le spalle e si lascia sfuggire una risata divertita, «Antico è il termine esatto. Sembra la casa della famiglia Addams», prende posto sul divano e passa una mano sui suoi jeans chiari.
«Io non starei sotto quel coso», faccio un cenno col capo in direzione del lampadario e lei alza gli occhi al cielo senza spostarsi.
Io ti ho avvisata.

Sbuffo e osservo il sangue sul mio ginocchio e il buco sulle mie calze, quindi apro la mia borsa per cercare dei fazzolettini e fermo la mano in aria quando noto i cocci di vetro e la marmellata sparsa ovunque.
Forse è meglio non infilare la mano lì dentro per il momento.
Poggio le spalle sullo schienale e mordo l'interno della mia guancia, continuando a perlustrare con lo sguardo tutto ciò che mi circonda.
Mobili antichi, un vecchio tappeto e decisamente troppi specchi e candelabri.

Mi alzo e mi avvicino di più ad uno specchio orizzontale appeso al muro per dare un'occhiata alla mia faccia, quindi spalanco la bocca nel notare i miei capelli color caramello completamente arruffati.
Ma da quanto tempo vado in giro così?
Passo la mano tra i miei morbidi boccoli e cerco di sistemare la mia chioma grazie all'uso delle dita, «Passami il tuo lucidalabbra», ringhio e Amelia sussulta, «Ho una faccia orribile».
Pizzico le mie guance pallide per dare un po' di colore e afferro in fretta il lucidalabbra che la mia amica mi sta porgendo, passandolo immediatamente sulle mie labbra rosee.

«Hai notato anche tu quel tipo, eh?», incrocia le braccia al petto e si lascia sfuggire un sorriso malizioso, «Sembra uscito da un romanzo rosa»
«Non direi proprio un romanzo rosa», sbuffo e torno sulla poltrona, «Direi più una pagina di cronaca nera».
Amelia sta per ribattere, però all'improvviso qualcuno si schiarisce la voce e strozzo un urlo mentre il mio cuore balza in gola.

L'uomo di prima entra nella stanza e punta immediatamente i suoi occhi blu sul mio viso. La sua figura imponente si muove con eleganza e la mia gola si secca quando si ferma proprio davanti a me.
Tiene tra le mani una valigetta bianca e la poggia sul tavolino basso, senza mai distogliere il suo sguardo ipnotico dal mio viso.
Lancio un'occhiata colma di panico ad Amelia nel momento in cui lui si abbassa davanti alle mie gambe.

«Posso?», la sua voce è bassa e rauca ed io lo guardo dall'alto mentre cerco di capire cosa diavolo sta facendo.
Vede che non rispondo, quindi fa un cenno col capo in direzione del il mio ginocchio sanguinante e annuisco.
«Oh, ehm, certo», ho le guance che vanno a fuoco e la mia amica alza gli occhi al cielo.
Vorrei vedere te, con un inquietante forse serial killer inginocchiato davanti alle tue gambe.

Lui apre la valigetta e tira fuori del disinfettante, quindi allarga il buco dei miei collant con le mani e continuo a sussultare ogni volta che le sue dita affusolate sfiorano la mia pelle.
«Brucerà un po'», mormora, lanciando una veloce occhiata al mio viso prima di versare il liquido trasparente direttamente sul mio ginocchio.
Una fitta di dolore si fa sentire immediatamente e cerco con tutta me stessa di non mostrare sofferenza.
È un taglietto, Harper.
Non fare l'esagerata e taci.

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