𝑡𝘩𝑖𝑟𝑑

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jisung.

Bruciava, la sua stretta sul mio polso bruciava talmente tanto che sentivo il respiro corto.
Non avevo la minima idea del luogo misterioso in cui eravamo diretti, però lo seguii inconsciamente, tanto, non sarebbe potuto andare peggio.
Sentivo fitte profonde al torace, ma stavo zitto, non osavo fiatare, era tutto apposto, eppure mi sentiva morire, avevo voglia di urlare, di spaccare la faccia a quel figlio di puttana e scappare, andare via da questo luogo soffocante.

Perso nei miei pensieri, non mi resi conto di aver raggiunto la nostra destinazione.
Se si conosce minho per quello che è, ossia uno spacciatore, di sicuro chiunque avrebbe pensato che a quel "vieni con me" sarebbe seguito un vicolo cieco, lontano dagli occhi indiscreti della gente; eppure in quel momento, eravamo sull'uscio di una gelateria, l'insegna luminosa illuminava tutto intorno, ed il mio cuore si strinse un po'.

Minho entrò senza complimenti ed io lo seguii lentamente, ancora un po' incredulo.
Non riuscivo a capire il perché ci trovassimo lì, però ero mentalmente grato a quel ragazzo, perché in quel momento i miei pensieri erano rivolti ai bei momenti, ai ricordi piacevoli di quando ero bambino.
"Buonasera" Minho sorrise alla commessa che fece un piccolo inchino per ricambiare "vorrei due coni, uno alla vaniglia ed uno alla fragola" disse, e poi si rivolse a me "ti piace la fragola, vero, Jisung?" in quel momento mi resi conto che il mio nome non era mai suonato così giusto quanto in quel momento.
Annuii e presi una banconota, ma il ragazzo di fronte a me mi gettò un'occhiataccia e una volta presi i nostri gelati, me lo porse con gentilezza.

Visto da fuori, Minho appariva come un punk ribelle dal cuore di pietra, eppure in quel momento sembrava la persona più apprensiva dell'universo.
Uscimmo fuori ed il vento fece bruciare il mio zigomo sanguinante, il ragazzo si sedette su un muretto alla fine della strada, ed in silenzio feci lo stesso.
La quiete era sovrana tra noi due, lui mangiava il suo gelato, ed io non sapevo come comportarmi.

Perché Minho aveva fatto tutto ciò? Perché non aveva semplicemente preso i suoi soldi?
Perché non gli aveva dato ciò che aveva chiesto ma un semplice gelato?
"Jisung, il tuo gelato si sta sciogliendo" disse, e lentamente iniziai a mangiarlo, non riuscendo a digerire quel groppo in gola pieno di domande.

"Perché lo hai fatto?" domandai
"Fatto cosa?" rispose,
"Lo sai cosa, Minho. Perché non mi hai venduto quella stupida droga e mi hai persino comprato un gelato?" chiesi ancora, avevo bisogno di capire.
"Perché in quel momento avevi la testa piena di chissà quali strani pensieri, non volevi davvero quella droga, volevi scappare da qualcosa, ma probabilmente te ne saresti pentito subito dopo" guardò il cielo e si accese una sigaretta, "E poi, volevo ringraziarti per aver tenuto la bocca chiusa su.. si insomma, quell'incidente in bagno".
Annuii guardando in basso e continuai a mangiare il mio gelato, fino a quando "Posso sapere cosa ti è successo? Chi ti ha conciato in questo modo?" chiese piano.
Non avevo mai parlato della mia situazione familiare con nessuno, eppure in quel momento, le parole lasciarono la mia bocca senza permesso "mio padre" dissi.

Glass House || 유리 집Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora