Chapter 3

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È la terza ora.

La campanella ha segnato la fine dell'intervallo già da circa cinque minuti, ma la professoressa ancora non è arrivata nell'aula di storia.

Sto sbattendo nervosamente le dita sulla superficie chiara del mio banco vicino alla finestra della prima fila, cercando di alleviare inutilmente l'ansia che si sta espandendo sempre di più in me.

Mantengo gli occhi costantemente fissati sulla porta dell'aula e aspetto.

Sto già iniziando a perdere la pazienza.

Ma neanche i professori fanno più il proprio lavoro?

Eppure vengono pagati per presentarsi ogni giorno qui in questo enorme edificio.

E io, che dall'inizio dell'anno scolastico non ho ancora perso neanche un'ora di lezione, non ricevo nessuno stipendio.

Ci sono troppe ingiustizie nel mondo.

A partire dalla smisurata bellezza che possiede la ragazza che ha appena varcato la soglia della stanza.

La osservo mentre attraversa l'aula fino a raggiungere il banco alle mie spalle: i lunghi capelli color miele le ricadono sulle spalle chiuse nella divisa scolastica che le sta perfettamente e risplendono quando vengono colpiti dalla luce del sole.

Quando si siede al suo posto, i miei occhi incontrano i suoi, un misto tra l'azzurro e il verde.

Entrambe ci rivolgiamo un sorriso.

Lei è Evelyn, la più decente fra le mie compagne di classe.

È forse l'unica amica femmina che mi sia riuscita a guadagnare in questi due anni di liceo.

Ed è la migliore che avessi mai potuto desiderare.

Anche se fisicamente è indubbiamente migliore di me, caratterialmente ci assomigliamo molto: è studiosa, seria e responsabile, ma al mio contrario, prende tutto più alla leggera e ciò la rende stranamente molto tranquilla.

Ad un certo punto sento un rumore di tacchi farsi sempre più vicino.

Mi volto subito verso la porta per affermare il mio pensiero.

"Buongiorno ragazzi" la professoressa di storia ci saluta entrando nell'aula.

Intanto si sentono delle risatine provenire dalle ultime file di banchi. Probabilmente qualche mio compagno di classe si sta divertendo nel prendere in giro le curve generose della professoressa che si accentuano soprattutto nella vita.

Ma è una brava insegnante, anche se a volte si innervosisce troppo per niente.

"Spero abbiate studiato per l'interrogazione" esclama.

E a questa frase, l'intera classe va in subbuglio: chi afferma di non sapere nulla, chi dice di non aver studiato, chi si agita, chi rimane indifferente.

Credo di essere l'unica che in questo momento abbia assunto un'espressione soddisfatta.

E anche la professoressa se ne accorge.

"Bene, signorina Johnson, vuole venire lei per prima all'interrogazione?" mi chiede tranquillamente l'insegnante.

"Certo" accetto cordialmente io.

In questo momento, cerco di apparire il più calma possibile, ma infondo sono leggermente agitata.

Ma tutta quest'ansia scompare quando mi alzo dalla sedia e inizio a rispondere esattamente alle domande che mi pone la professoressa, la quale intanto cerca di mettermi a mio agio sorridendomi.

She's A Good GirlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora