Sei steso sul letto a rigirare quella piccola foto tra le dita.
Guardi il soffitto come se ci fosse qualcuno a parlarti. Gli stai prestando attenzione, stai prestando attenzione alle tue idee, ai tuoi pensieri, a tutto ciò che ti sta frullando per la testa e che possa essere di qualunque natura.
Li vorrei conoscere questi tuoi strani pensieri che non sembrano, poi, essere troppo seri.
Come lo so? Basta vedere i muscoli del tuo volto che non sono contratti ma rilassati, il sorriso lieve che spunta di tanto in tanto prima di tornare a guardare quella piccola ecografia. La prima. La prima foto della tua bimba.
Sí, bimba. Ti sei intestardito che sarà una femminuccia.
E forse lo sarà, chissà.
Interrompi il tuo flusso di pensieri quando mi vedi sotto la soglia della porta della mia camera da letto, con le braccia conserte, la spalla destra appoggiata allo stipite che non posso fare a meno di osservarti.
'Perché mi fissi?'
'Non ti fisso'
'Bugiarda'
'Io?'
'No, tua sorella'
'Ma non ho una so...'
E non mi lasci finire la frase che mi hai già afferrata per un polso e lanciata giù, sul letto. Tu sei in piedi.
Perché mi guardi così?
Qualcosa non va?
No. La tua faccia non è quella di quando qualcosa non va.
Mi osservi, mi scruti quasi a studiarmi da testa a piedi.
Pare che me stai a fà 'na radiografia!
Poi sorridi.
Sei strano. Te lo dico.
'Sei strano'
Non dici nulla, ridi passandoti frettolosamente una mano tra i capelli.
'Che c'hai'
'Niente'
É la tua risposta pronta. E di solito non ti credo, me ne dai motivo, ma non questa volta. Questa volta va tutto bene.
Fai il giro dal tuo lato del letto. Posi l'ecografia sul comodino per non stendertici sopra.
'Si può rovinare'
Rido. Non sei mai stato così attento. Neanche per queste piccole cose, però ultimamente lo fai.
Ti stendi accanto a me.
Mi guardi per un po' prima di avvicinarti e baciarmi. Lento. Senza fretta.
'A cosa si deve?'
'Ti dà fastidio?'
'Rispondi ad una domanda con un'altra domanda?'
'Tu non fai la stessa cosa?'
'Dovremmo smetterla?'
'Forse è il caso'
'Dici che sembriamo due bambini?'
'Dico che non mi hai risposto'
'Nemmeno tu'
'Ma io ho fatto la domanda per prima'
'E che vuol dire?'
'Che devi rispondere prima tu'
'Ma che stai a dì'
'Sto a dì che non m'hai risposto'
Sospiri, pesantemente. Ti passi di nuovo una mano nei capelli nervosamente. Non capisco cosa stia accadendo, e tu non me lo dici. E dovresti dirmelo perché voglio aiutarti, voglio toglierti qualunque strano pensiero, ma non me lo permetti. Non sono nella tua stessa testa benché io voglia esserci.
'Andre'
'Vero'
Le tue braccia ai lati della mia testa, tu su di me a reggerti per non pesarmi.
'Non c'è nulla'
E me lo dici piano ma scandito.
'Nulla' ripeti.
E ti credo. So che è così.
Rifai un'altra volta lo stesso gesto, ma questa volta è diverso. Questa volta dà inizio ad un percorso di cui entrambi conosciamo la fine. Mi baci la guancia, poi il collo, la clavicola, in mezzo ai seni. Lento, senza precipitarti, senza essere irruente. Arrivi al mio ventre che hai lievemente scoperto dalla maglia. Però non finisci. Se hai tracciato un intero percorso lasciando una scia di baci che aveva termine lì, proprio alla meta non lo lasci.
Ti fermi, ti blocchi. Osservi insistentemente quella parte del mio corpo che ha già iniziato a prendere lievemente forma, ma non abbastanza. Mi dici ogni giorno che sembra essere sempre più evidente.
Ci posi le mani sopra. Non te ne capaciti nonostante sia passata qualche settimana. Ti sembra un po' surreale, credi sia così finché non ci appoggi su la fronte ed inizi a parlarci come se potesse ascoltarti. Sei consapevole del fatto che non può farlo, non ancora, è troppo presto, eppure lo fai lo stesso.
'Deve sapere chi è il suo papà, deve riconoscerla la voce' mi ripeti ogni volta che mi vedi ridere per questo tuo gesto.
E forse lo farei anche ora, ma non è il caso, non è il momento.
Ne hai sentito il battito per la prima volta, l'hai visto benché sia ancora un puntino visto su un monitor. Stai realizzando a pieno cosa sta accadendo e non posso rovinarlo.
Sento la mia pelle bagnarsi. Ti alzo il volto e la vedo quella lacrima scivolata. Te l'asciugo col pollice mentre tu fai lo stesso con me, colpa degli ormoni.
'È tuo figlio'
Ti dico, ora, mentre i tuoi occhi guardano nei miei.
'È nostra figlia'L'avevo scritto mesi fa. Non so perché lo sto mettendo, non chiedetemelo. Spero solo che vi piaccia e lasci qualcosa

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|Luce|
Storie breviÈ iniziata come una singola one shot, ma ora sono di più. Non so cosa sia. Una raccolta di one shot. Una raccolta di pensieri molto probabilmente. Non lo so, non mi piace etichettare. È quello che è e che sarà.