Germania.

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Sebastian
-Avanti! È tardissimo, perderemo il volo se non ci sbrighiamo!- esclamai, scuotendo Margo, mentre la imploravo di alzarsi.

-Mmh, altri cinque minuti. Ho sonno.- mugugnò e si mise un cuscino sulla testa.

-Sono le dieci e mezza e dobbiamo essere in aeroporto per le dodici.- continuai, lanciando un'occhiata fulminante al mio orologio da polso.

-Va bene, mi alzo!- rispose sbuffando, liberandosi del cuscino.
Si mise seduta e si stiracchiò sbadigliando.

-Dato che stamattina mi sono svegliato presto, ne ho approfittato e ti ho portato un caffè ed un cornetto. Sono o non sono, il fidanzato migliore del mondo?- dissi vantandomi e lei sollevò il sopracciglio, portandosi alla bocca la tazza di Espresso.

Mi piaceva da morire stuzzicarla, più che altro per poi vedere la sua faccia contrariata.

-Sì, lo sei, ma lo saresti di più, se invece di dirmi che cosa devo fare, venissi qui, accanto a me.- io sorrisi e l'assecondai, sedendomi sul bordo del letto.

-Una notte intera accanto a me non ti è bastata?- chiesi e lasciai che si sedesse sulle mie ginocchia, posando le sue labbra sul mio collo.

-Ti direi una bugia se ti dicessi di sì.- e si concentrò sulle mie labbra, passando una mano tra i capelli.

-Se continui così, non riuscirò più a fermarmi. Dovresti andare a prepararti...- mormorai, liberandomi a malincuore dalla sua presa.

-Uff. Ok, ok mi hai convinto.- sbuffò e finalmente si alzò dal letto dirigendosi in bagno.

Nel frattempo, presi dall'armadio i miei vestiti e cercai di piegarli il meglio possibile per farli entrare in valigia, ma il mio tentativo risultò vano, tant'è che dovetti ricorrere al mio solito metodo: sedermici di sopra.

-Seb? Che stai facendo a questa povera valigia?
Lascia fare a me.- rise e mi aiutò a sistemare tutta quella valanga di roba.
Lo ammetto, in quanto ordine sono un disastro.

-Ecco fatto. Ora vado in camera a vestirmi e a preparare la valigia.- disse e prese la chiave magnetica della sua stanza che era appoggiata sul tavolo sotto la finestra.

-Va bene, ma stai attenta che non ti veda nessuno in corridoio. Non vorrei che qualcuno trovasse interessante il tuo meraviglioso pigiamino con i gattini!- ridacchiai.

-Beh, possono solo invidiarmi!- esclamò con presunzione, rivolgendomi una linguaccia, prima di abbandonare definitivamente la stanza.

Donne.

Margo
-Credo di non esser stata mai così nervosa.- dissi, mentre guardavo scorrere velocemente il paesaggio dal finestrino dell'auto.

-Oh, addirittura. Stai tranquilla.- mi rassicuró Sebastian, dandomi una carezza sulla guancia, mantenendo sempre gli occhi sulla strada.

-E se non riuscissi a parlare correttamente il tedesco? Non lo parlo da quando mi sono diplomata!-

-Vedrai che andrà tutto bene. Se può aiutarti sentirti più a tuo agio, puoi parlare in inglese. Non c'è alcun problema.- mi rispose, prima di accostare davanti ad un casa.

-Eccoci, siamo finalmente arrivati.- disse sorridente, slacciandosi la cintura.

Sebastian scese dall'auto, aprì il bagagliaio e lo aiutai a scendere le due valige per poi dirigerci all'ingresso.
Prese dal suo borsello le chiavi di casa e spalancando la porta, fece strada, dicendomi di entrare.
Avrei voluto nascondermi dietro Sebastian, ma ciò non era possibile dato che appena entrati in casa ci vennero subito ad accogliere entrambi i coniugi Vettel.

-Seb, non pensavo saresti venuto così presto e, anche in compagnia a quanto pare!- esclamò felice una donna dai capelli scuri che veniva nella nostra direzione.

-Posso dedurre che tu sia Margo.  Sebastian mi ha parlato tanto di te.- continuò e, mi accolse in un abbraccio.

-Piacere di conoscerla.- le risposi timidamente.

Provai far riaffiorare la forma di cortesia in tedesco, che avevo imparato nei cinque anni di liceo linguistico, ma non ero tanto sicura di ciò che ne sarebbe uscito.
Salutai anche Norbert, il padre di Seb, con il quale scambiai una vigorosa stretta di mano.

-Mamma, lei oltre ad essere la mia compagna di squadra, è anche la mia fidanzata.
Non ho voluto dirtelo prima per non rovinarti la sorpresa.- aggiunse Sebastian.

-L'avevo già immaginato. Per come ne parlavi era facilmente deducibile che fosse più di una semplice amica, questa bella ragazza.- rispose sua mamma Heike.

-Ma perché non andiamo in salotto?
Vi porto una tazza di caffè e dei dolci fatti in casa, così potrete raccontarmi quel che farete in questi giorni di vacanza.- continuò sorridendo e, ci accomodammo sul divanetto del salone.

Non potei fare a meno di notare il sorriso che aveva in volto, la sua cordialità e disponibilità.
Ora mi era più chiaro da dove Seb avesse preso tutta queste buone qualità.

-Tua mamma è davvero un amore. Mi ha subito fatta sentire a mio agio.- dissi rivolgendomi a Sebastian.

-Cosa ti avevo detto? Ragazza di poca fede.-

Poco dopo, sentii un profumo inebriante e vidi Heike ritornare con i mano un vassoietto, su cui erano posate tre tazze di caffè e un piattino con dei biscotti al cioccolato cosparsi di zucchero a velo.
Guardai tutte quelle ghiottonerie e mi venne una gran fame, nonostante avessimo mangiato un'oretta prima un panino all'autogrill.
La ringraziai e insieme restammo a chiacchierare, mangiare biscotti e bere caffè per un po' di tempo, finché non ci consigliò di andarci a riposare prima di cenare.
Così, con le valige alla mano, andammo al piano superiore dove
Seb, mi indicò le varie stanze prima di raggiungere la sua.
Entrammo in quella che doveva essere la sua camera e, dalla finestra entrava così tanto sole, che non c'era nemmeno bisogno di accendere la luce.
Mi guardai intorno e notai che su delle mensole e dei scaffali, c'erano trofei e attestati, ma il mio sguardo cadde su delle sue foto da piccolo attaccate al muro e, vedendole, mi spuntò subito un sorriso.

-Ah, finalmente a casa.- sospirò Sebastian con un sorriso gigante sul volto, da far invidia a quello di Daniel.

Nemmeno il tempo di appoggiare i bagagli sul pavimento, che Sebastian, da un cassetto del comodino, fece saltare fuori uno scatolino contenente della carte da gioco.

-Facciamo una partita?- io annuii, ci sedemmo sul letto e cominciò a distribuire le carte.

Proprio quando Sebastian stava per vincere, non riuscì a resistere e si distese.
Non potevo dargli torto; eravamo talmente stanchi che appena toccammo il materasso crollammo addormentati.
Alla sera, dopo aver riposato un paio d'ore, scendemmo in cucina.
Un buon profumo di spezie invadeva tutto il piano inferiore e già, non resistevamo per la fame.
A tavola c'era un grande piatto con sopra carne grigliata e, accanto, un altro piatto colmo di patate al forno, una cesta con il pane e una bottiglia di vino pregiato.
Questo profumo mi ricordavano tanto la spensieratezza della mia infanzia.
Lo stesso che invadeva la casa di campagna di mia nonna la domenica, quando per pranzo e per cena eravamo tutti riuniti in una grande tavolata.
Avevo nostalgia di quei momenti.
Avevo nostalgia di casa.

Ehi!
Ho di nuovo pubblicato.
Spero non ci siano errori grammaticali, non ho avuto il tempo per rileggere tutto.
Buona lettura😉💕

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