15.

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"Lee fottuto Jeno! Non puoi fare questo ad una persona mentalmente instabile!" Jaemin si lamentò verso il corvino davanti a lui.

"Ero nei paraggi e ho pensato che forse una conversazione faccia-a-faccia sarebbe stata meglio che dei messaggi." Un sospirò fuoriuscì dalle labbra del più giovane mentre faceva un passo indietro per far entrare Jeno in casa sua. "Grazie." Disse mentre entrava e si sedeva sul divano che Jaemin gli aveva indicato mentre quest'ultimo stava su quello di fronte al ragazzo.

"Come lo sei venuto a sapere?" Furono le prime parole che Jaemin quasi sussurrò.

"Ti ho detto che sono un osservatore." Jeno alzò le spalle. "E che ricordo."

"Sì, ma non lo do a vedere, io-"

"Fingi troppo." Interruppe il maggiore. "È questo il problema, ci provi troppo, fingi di essere questa persona allegra e felice che, okay, forse sei veramente, ma coraggio... Nessuno è così, e le persone depresse possono essere espansive e divertenti perché cercano di rendere le altre persone felici perché sanno quanto può essere brutto sentirsi diversi e il dolore."

Jaemin fissò il maggiore per un po'di secondi prima di parlare. Non aveva mai visto Jeno così--o neanche scrivere così. Forse non stava sorridendo e il suo viso non era molto espressivo.

Ma i suoi occhi stavano brillando e Jaemin ne traeva conforto.

"È questo quello che fai?" Proprio come l'altro giorno, l'angolo della bocca di Jeno si curvò leggermente.

"È esattamente ciò che faccio."

"Ed è per questo che mi rispondi sempre?" Ancora una volta, il maggiore alzò le spalle senza staccare lo sguardo dal ragazzo davanti a lui.

"Forse, sai... In verità sei divertente e interessante." Un sorriso sommesso appare sulle labbra di Jaemin.

"Mi piace che non addolcisci le parole con me." Il più giovane era cosciente di quello che stava dicendo, dei suoi movimenti e anche di sè stesso. "Perché non mi hai detto prima che lo sapevi?"

"Avresti pensato che ti stessi parlando per pietà." Jaemin annuì, segnalando a Jeno che, effettivamente, aveva ragione.

"Che cos'è la depressione per te?" Anche se il corvino era rimasto sbigottito dalla domanda, non lo dimostrò, e rispose prontamente.

"Ho perso interesse per tutto, ho smesso di prendermi cura di me stesso perché semplicemente non era... non era, sai? Tipo, io non ero più io e a volte sono solo così stanco, e il mio cervello vuole automangiarsi ma combatto e penso... Penso che è quello che mi rende così stanco alla fine del giorno, così stanco che non riesco nemmeno a dormire." Jaemin sentì il bisogno di abbracciare il ragazzo e di dirgli che capiva. Non lo fece. Non era sicuro che Jeno si sentisse a suo agio col contatto fisico.

"Veramente..." Mormorò nervosamente. "Ti capisco, al cento per cento..."

"Lo so." Le labbra di Jeno si mossero di nuovo al solito modo. "È per questo che te l'ho detto."

"Possiamo continuare a parlare?"

"Non eri tu la persona che mi ha messaggiato per prima?" Jaemin annuì lentamente. "Allora perché dovrebbe cambiare?"

"Sei così sentimentale, ora." Il minore alzò e abbassò le sopracciglia di scatto e rise quando l'altro ne inarcò uno.

"No, sono solo empatico, sai, umano."

𝐆𝐋𝐎𝐎𝐌Where stories live. Discover now