Argentina

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Respiro lento, luce fioca. Indebolita e scombussolata da una notte insonne. Immobile, sguardo fisso, mi perdo. La mia stanza invasa da un uragano.
Fu questo il modo in cui morí o in cui persi me stessa o forse il modo in cui la mia anima mi abbandonó.
Vento prepotente, vista offuscata, polvere. Tetto squarciato, armadi distrutti, vestiti che svolazzano. Rapita dal turbine nero, viaggio. Percossa dal flusso d'aria mi lascio colpire e ferire dalla poderosa natura. Occhi serrati, braccia a proteggermi il viso, gravito nel nulla.

Ora invece spio la realtà facendo scivolare la palpebra all'insù, grigio il colore che domina, lui che tutti gli altri sovrasta e si impossessa nei momenti fragili, lui che tutto confonde e tutto distrugge, sovrano dell'eterna lotta tra l'annientamento di se stessi e la perseveranza nel conservarsi fedeli alla propria forma d'essere. Tento di rilassare l'occhio e chiuderlo dolcemente perchè, dolorante, porta la scia cupa ovunque. Come una barca nella marea naviga la sofferenza, io oceano.

Una lacrima, poi due, tre. Una soluzione bollente che scivola sulla superficie della pelle come la baciasse; un bacio traditore, un bacio di interesse, un bacio che porta alla straziante fine.
Scaraventata a destra e sinistra per lungo tempo mi ritrovo in un paesaggio sconosciuto, spoglio, semplice, vuoto. Il bianco il colore che ora tutto avvolge, seppur ancora sporco di quel grigio che mai mi abbandonó nel mio cammino.

Furtivamente tento di scappare, ma invano. Attorno a me il deserto.

L'occhio, ancora solo ad affrontare il tutto, brucia, è bloccato ad un bivio, oscilla tra la volontá di chiudersi e l'incapacitá di riuscirci. Nella sua solitudine lascia la possibilitá di intraprendere vie differenti, nella sua solitudine non mi permette di fare la mia scelta.

Nello spazio isotopo mi muovo, mi trovo in qualche luogo, ma in nessuno. Un luogo inesistente, come una proiezione della mia mente dove non vi è destra nè sinistra, alto nè basso, grande nè piccolo, troppo nè poco.

L'indistinguibilitá del tutto mi permette di liberare la vera me, senza piú misure o comparazioni, senza limiti, o sensi di colpa. Confusa e stanca, sola. Perduta e disorientata, nella speranza di essere baciata dal sole o di riuscire a vedere un orizzonte non più intrappolato nella nebbia.

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