Vi vedo. Visi felici, anime vuote.
Siete sordi nelle cui orecchie rimbomba il suono della banalità. In vostra presenza mi sento un naufrago alla deriva. Un disperato che urla, sbraita, si dispera e infine tace.
Siete ciechi e perdete di vista i dettagli della vita. Vi perdete nei vostri "vivi!", "vivitela!" ma non vi vedete.
Vorrei riprendervi, filmarvi, infimi esseri. Sguazzate nel vomito del buio e sorridete con gli angoli della bocca imbrattati.
Vi imponete quasi a dare lezioni di vita, ma la vostra non lo è, non è vivere.
I vostri giorni fluiscono, si sgretolano, si perdono tra le vostre mani luride.
Sgualcite la bellezza con la vostra goffaggine e volgarità. Perché il mondo dei sottili legami e dei dettagli, dei segreti del vivere e del morire non vi apparterranno mai.
Io rido, ma mi dispero perché osservo stupefatta mentre vi mettete in ridicolo da soli.
Ecco, soli. Siete soli.
Animali da compagnia con legami insipidi. Erba e alcool sono il vostro reale collante. O risate finte.
Discorsi inutili. Leggerezza? No. superficialità.
Vorrei una pallottola nello stomaco per modificare le mie sensazioni riluttanti.
Siete muti. Non sapete come parlare, cosa dire e non le percepite le sfumature della realtà. Indifferenti.
Voi, così bravi a vivere, così bravi a comportarvi come morti.
Provo pena.
Vi basta il vostro tutto perché non concepite altro.
Limitati, banali, inutili.
Ed io dalla sommità della mia torre di fango vi osservo, rabbiosa e ancora speranzosa di potervi raggiungere con i miei sproloqui.
Sola anch'io, morta anch'io.
Persistete nell'accontentarvi, ma non sarò io il vostro giudice. Spegnetevi, castratevi, credeteci.
Io vi vedo, finti, illusi e pochi.
Uomini. Siete formiche che ballano nel giardino di un gigante, formiche dallo sguardo categorizzante e l'insegnamento facile. Maestri del nulla che ripetono lezioni per stolti o creduloni.
La vostre parole sono vento e si disperdono, anch'esse finte.
Dovreste iniziare a vivere, uccidere la finzione e la nullità che abbracciate e con cui fate l'amore, a sposare la vita irreale e profonda e a convertitevi alla fatica.
Dovreste cercare il dettaglio e dimenticate quell'accontentarsi che sembra tanto appagarvi, ma vi svuota mentre voi, ignari di tutto, continuate a vestirvene.
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Io.
Short StoryChiunque scrive per un motivo. Io scrivo per resistere, per svuotarmi, per esistere o per dimenticarmi, per cercarmi o per perdermi, per vedermi e per nascondermi, per vestirmi e per spogliarmi, per confessarmi o, alla fine, solo per mentirmi.