Capitolo 8

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Il mare era calmo sul porto della città, si increspava al passare del vento mentre i pesci mangiavano mollica di pane tirata da qualche bambino sul molo, magari assieme ai propri genitori o nonni che poggiavano sulle loro spalle una mano, assieme ad uno sguardo di pura dolcezza che quasi voleva preservare l'innocenza del momento.
O magari i bambini erano assieme ai loro amici e ridevano nel guardare i pesci boccheggiare in superficie alla richiesta di altro pane.

Dazai e Chuuya li invidiavano così tanto.

Anche loro avrebbero voluto avere un'infanzia così felice, magari l'uno accanto a l'altro ed imparare a sostenersi a vicenda in quel modo che tanto volevano ottenere.
Ma loro erano così diversi.
Sia tra loro che dagli altri bambini.

Questi erano i ricordi che quei due condividevano della propria adolescenza mancata, e dico mancata perché entrambi sono dovuti crescere troppo in fretta per avere il diritto di essere stati chiamati "ragazzini"
Chuuya addirittura non è mai stato davvero considerato un bambino, date le sue origini distruttive.
Dazai era sempre stato curioso della provenienza del ragazzo, sin da quando erano bambini il rosso non faceva altro che evitare l'argomento e l'altro capiva bene che non doveva averne passate delle belle.

Un'altra domanda gli sovrastava la mente: da dove veniva Corruzione?

Un potere così esplosivo e imponente nel corpo di un ragazzo, divenuto poi uomo.... la cosa gli puzzava.
Certo, Chuuya con il tempo aveva imparato a controllare sempre meglio la propria abilità, ma quel suo potere speciale in qualche modo era sempre stato così forte, era cresciuto davvero di poco paragonandolo al ragazzo dai capelli rossi.

Ma ora torniamo al presente, lasciamo indietro questi sogni infranti di due ragazzi dal volto felice e l'animo triste.

Chuuya si svegliò a casa dell'altro, tra le coperte di un piumone morbido e confortevole, aveva solo camicia e boxer indosso e il resto dei suoi vestiti erano stati riposti con cura sul comodino al fianco del letto.
L'odore di alcol ancora riecheggiava nella stanza, portando gli offuscati ricordi della sera precedente alla mente del ventiduenne...
Il rosso ricordò le urla e le brutte parole dette senza il minimo senno all'inizio della serata.

"Anche la sua morte rientrava nei tuoi piani?"

Una stretta sulla bocca dello stomaco gli fece ricordare di quanto ancora tenesse alla fiducia dell'altro, ma scacciò via i pensieri mentre si alzava dal letto, per andarsi a sciacquare la faccia con noncuranza.

Dopo essersi rinfrescato si fissò allo specchio per un paio di secondi, forse minuti... oppure ore?
Non riusciva a smettere di guardare i propri occhi, ora privati della luce che risplendevano tempo fa... dei pozzi azzurri dove lui stesso stava affogando.
Si lasciava inghiottire da quella tempesta senza nemmeno provare a ribellarsi, non gli importava più di cercare di tornare in una superficie dove stava addirittura peggio che quando non riusciva a respirare, e invece inghiottiva l'acqua e respirava quella... perché era stufo di sembrare una persona che non era.

L'incantesimo finalmente decise di spezzarsi, nemmeno Chuuya sapeva il motivo ma aveva finalmente deciso di cercare quel pazzo depresso in giro per la casa.
Entrò in cucina dove la luce del sole risplendeva dalle finestre aperte; era una casa triste, addornata solo da degli strani dipinti appesi ai muri... dipinti di spettri, ecco cos'erano. Fantasmi. I colori accentuati erano stati spalmati sulla tela senza ritegno e schiaffeggiavano la vista di chi li guardava.
La cromatura non variava molto e l'alternanza di colori accesi e colori spenti dava un'effetto ancora più inquietante... ma erano fatti così bene.

Nakahara seguì quella scia di quadri fino a raggiungere la sala, dove si soffermò su un ritratto... no, un autoritratto. Quel quadro così effervescente lo inglobò in un vortice di pensieri, mentre un uomo dai capelli castani ed il corpo ricoperto di bende poggiò la tavolozza e si allontanò dal cavalletto, girandosi e guardando l'altro.

-buongiorno Chuuya, dormito bene-

E gli rivolse un caldo sorriso, uno di quelli che di solito lo avrebbero irritato, senza però accorgersi che da quello stupido gesto una piccola parte della luce negli occhi del rosso era tornata. Dazai già si aspettava la risposta: "cazzo sorridi, coglione".

-...sono tuoi? I dipinti, intendo- Disse il rosso mentre fissava la mano scheletrica che l'uomo del quadro si portava al mento.

-a-ah... beh, sì haha... non te lo aspettavi eh?-

-per nulla...-

Chuuya avrebbe voluto chiedergli così tante cose, ma non se la sentiva di fargli domande in un momento delicato come quello.... anche se.....

-...Dazai, tu ti senti così?- Il ragazzo più basso voleva sapere almeno quello.

-...mmmmhh... facciamo un patto-

E qui già tutta l'atmosfera si fermò.

-io te lo spiego se tu mi racconti la tua infanzia-

-no.-

-....okay- Sbuffò il castano.

Osamu voleva sapere tutto di Chuuya, non era la prima volta che si sentiva così nei confronti del rosso ma questa volta quell'emozione era così forte... non gli piaceva che Nakahara gli nascondesse qualcosa, per quanto doloroso e triste potesse essere il suo passato sperava che almeno con lui un giorno lo avrebbe condiviso.

Il castano su pulí le mani dalla tempera ad olio con un canovaccio inumidito d'acqua e si avvicinò a Chuuya.

-vuoi la colazione?-

Sentendo quelle parole Chuuya annuí, non poteva negare che aveva fame, anche se un leggero mal di testa e fitte di dolore in tutto il corpo non lo lasciavano mangiare in pace.
La sbornia di ieri sera stava avendo la meglio sulle sue condizioni fisiche eh?
Era stanco e si vedeva, le occhiaie che anche la sera prima erano accennate ora si erano scavate sotto i suoi occhi e il fatto che non avesse ancora ribattuto parola mise in pensiero l'altro. Infatti poco dopo a Chuuya fu portato un bicchiere d'aspirina per aiutarlo a rimettersi un po'.

Nakahara prese il farmaco senza proferire suono e si alzò dalla sedia con fare quasi timido, non riusciva proprio a ringraziare il bendato.

-beh, è meglio che io vada- E si girò verso la camera da letto, dove lo attendevano i suoi vestiti su quel comodino spoglio di altro, come se fosse stato messo lì appositamente per quei miseri stracci di tessuto che ricamavano perfettamente l'orgoglio del piccolo uomo dal cuore congelato.

(il capitolo è uscito prima di Fifteen quindi non sapevo ancora nulla di quello successo nella prima missione tra il Doppio nero :(
Scusate se non è accurato ma tanto avrei intenzione di eliminarlo insieme al nono per riscriverli quindi mmmhh si vedrà poi)
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GENTE SONO VIVA MI È CADUTO IL TELEFONO IN ACQUA E ME LO HANNO DOVUTO AGGIUSTARE SCUSATEMI TANTO AAAAAAAAAAAAAAHHHHHH
E io che volevo aggiornare prima TAT
SCUSATEMIIIIIIIII T~T

Comunque per chi non avesse capito la reference, Osamu Dazai (lo scrittore) nella sua vita ha dipinto alcune tele ad olio, la maggior parte come quelle che ho descritto in questo capitolo.
Aaanche se ha fatto anche disegni diversi

Tipo:

Per chi non mi credesse ci sono i Kanji del suo nome lì sopra ;>

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Per chi non mi credesse ci sono i Kanji del suo nome lì sopra ;>

Scusate ancora per non aver aggiornato prima ;-; Grazie Abaharaki per avermi dato la garanzia XD

~Kibo

Cancer [Soukoku]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora