-Signorina l'invito?-
Porsi il mio invito all'uomo all'entrata, rimasi spiazzata guardando cosa avevo davanti.
La sala era gigantesca, uomini tutti in smoking e donne con abiti lunghi o corti, di ogni forme e colore, sembrava davvero una notte da sogno.
-Tu resti con me-
Gab prese la mia mano e mi trascinò verso la pista, posò una mano sul mio fianco e io sulla spalla e iniziammo a ballare un lento.
-Lo vedi da qualche parte?-
Mi guardai ancora bene attorno, ma non c'era traccia dell'uomo della foto.
-Niente-
Rimasi un po' delusa, avevo fatto tutto questo per niente, avevo cercato per mesi informazioni, grazie a Joseph e Emma ero riuscita ad ottenere l'invito e nulla, mi ero sbagliata.
-Sei bellissima-
-Questo l'hai già detto-
Dissi con un sorriso sghembo aspettando che lui contro battesse con una delle sue ma nulla, mi strinse più a se come se non volesse perdermi e continuammo a ballare fino all'ultima nota.
Gab si allontanò di qualche passo quando Emma mi finì letteralmente addosso.
-Che succede-
-Guarda lì, non è lui?-
Rivolsi il mio sguardo verso la scalinata centrale e notai un uomo sui 50, alto e capelli di un grigio-biondo, era lui.
-Si è lui-
Senza pensarci due volte andai verso la scalinata fino a ritrovarmelo davanti.
-Mi dica?-
Rimasi immobile, finalmente lo avevo trovato l'uomo della foto, della mia foto.
-Io...Io-
Non riuscivo a parlare mi mancava il respiro, la gola secca e tutti i miei discorsi, i miei pensieri andarono a farsi benedire.
-Signorina sta bene-
Annuì ma non risposi, scelsi di andarmene, corsi via, non avevo bisogno di lui, non sapevo cosa mia era passato per la testa, io odiavo quell'uomo come lui mi aveva odiato prima e non lo volevo con me come lui non aveva voluto me 16 anni prima.
Corsì verso l'entrata, non trovai nessuno dei ragazzi così andai verso il parcheggio, eravamo arrivati con l'autista, era un Audi nera ma non ricordavo bene anche perché in quel parcheggio erano tutte uguali. Notai una con un ragazzo alla guida, forse era il nostro autista, mi affrettai ad entrare e mi sedetti al posto accanto al guidatore.
-Può portarmi a casa, per favore-
-Come?-
Il ragazzo si voltò verso di me, era davvero troppo bello per essere un autista, forse avevo sbagliato ma ero stanca e non mi andava di cercare altre macchine.
-Non sei l'autista degli Stone?-
Pregai mentalmente che dicesse di si e quando accese il motore uscendo dal parcheggio fu finalmente sollevata.
Accessi la radio con un volume moderato e sulle note di Paris dei 1975 mi rilassai su quel sedile in pelle.
-Allora dove ti porto?-
-Portami dagli Stone, non mi va di tornare a casa.-
-Perché?-
Guardai storto il ragazzo, era davvero un ficcanaso.
-Fatti miei e senza offesa ma non capiresti-
-Perché? Perché sono un autista o cosa-
-No, semplicemente nessuno mi capisce.-
Sorrise.
-Allora vuol dire che non capisci neanche tu-
Aveva ragione? Ero così convinta di capire cosa volevo che non avevi capito niente.
-Tu cosa faresti se ti lasciassero davanti a una chiesa? Se venissi adottato e poi lasciato continuamente? Cosa proveresti? Cosa vorresti?-
Sembrava rifletterci su, poi sorrise e mi lanciò uno sguardo di comprensione.
-Urlerei. Urlerei tanto forte da far capire al mondo che danno ha procurato a dagli occhi così belli, gli farei capire che ha spento qualcuno e si è perso un bel sorriso come il tuo-
Volevo urlare? Potevo farlo?
-Puoi farlo basta solo non avere paura-
Sembrava avermi letto nel pensiero. Forse aveva ragione o forse ero così patetica da credere a un pazzo in una macchina.
-Arrivati-
Costeggiò l'auto di fronte all'hotel degli Stone, lo ringraziai e feci per chiudere la portiera.
-Lo farai?-
Chiese con un sorrisetto sulle labbra e gli occhi illuminati dalla luna.
-Non ne avrei il coraggio-
-Non puoi dirlo se non ci provi-
Sorrisi a quelle parole e chiusi la portiera ringranziandolo una seconda volta.
Andai verso l'hotel e mandai un messaggio a Emma per dire che ero da lei. Andai verso la reception, conoscevo il portiere era un uomo sui 50 era come un nonno, ogni sera quando io Emma rientravamo tardi ci copriva con i suoi genitori e molte volte ci raccontavoa storie del suo passato e i tempi in cui era innamorato, grandi storie raccontate da un grande uomo.
-Signorina Alexandra-
-Oh caro Michael è da un anno che sono qui e ancora mi chiami Alexandra-
Sorrisi e mi avvicinai al bancone.
-È abitudine signorina-
Sorrisi ancora e dopo averli dato la buonanotte, andai verso l'ala nord dove si trovavano le suite di Emma e Joseph. Ne avevano uno in ogni hotel anche perché non amavano molto stare in casa, non amavano stare soli e di certo quella casa non dava quel senso di calore e affetto.
Aprì con la chiave elettronica che mi aveva ceduto Michael che oramai era abituato e andai in bagno per una doccia.
Avevo bisogno di riposare, finalmente avevo visto l'uomo che doveva essere mio padre ma continuavo a sentirmi confusa, forse quel ragazzo aveva ragione, dovevo urlare giusto per alleggerirmi un po'. Ma cosa potevo urlare se ormai non avevo più la forza per farlo.
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Carpe diem 🎈
RomanceVi siete mai chiesti quale fosse l'attimo giusto da cogliere? Cosa può essere quell'attimo da essere così importante? Alexandra, detta Alex , cerca da sempre chi ha preferito abbandonarla piuttosto che vivere l'attimo con lei, è testarda e sognatric...