Empatia

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Il calore, l'odore di pittura e la melodia che suonava da pochi secondi mi portarono ad apprezzare quella giornata giusto un po'.

Lui era lì che cercava di rendere l'appartamento presentabile, mi piaceva un po' di confusione era più reale, più giusto ma vederlo sistemare, spostare quadri e pennelli era divertente.

-Dipingi? - 

Era stupido chiederlo ma volevo liberarlo dal peso di avere qualcun'altro in casa.

-Si, mi piace molto-

Ci accomodammo sul divano ormai vuoto e ci fu un angosciante momento di imbarazzo accompagnato dalla musica della tv.

-Ti va di guardare un film? -

Annuì e un attimo dopo il silenzio scomparve.

-Un film d'azione -

-Sparatorie e combattimenti?! No grazie-

-Horror, allora-

-Ho paura -

-Ti tengo io, tranquilla-

Un sorrisetto nacque sul suo volto accompagnato da un piccolo occhiolino.

-Nei tuoi sogni-

-Tu sei il mio... -

-No, non dirlo, ti prego-

Ci scambiammo un'occhiata per poi scoppiare in una sonora risata.

Litigammo ancora un po' e finalmente arrivammo a un compromesso.

Avremmo visto un film d'amore ovviamente a mia scelta e in cambio avrei dovuto cucinare una torta per lui.

-Davvero?! Dieci cose che odio di te? -

Annuì e mi sistemai qualche centimetro più distante di lui, se ne accorse e sorrise.

-Scontato-

-Non è scontato, se qualcosa è conosciuto o ripetuto, non è scontato. Non è banale è solo costante. E non credi che qualche costante ci faccia bene in mezzo a tutte queste variabili? -

Ci pensò e annuì, sembrava colpito come se avesse scoperto qualcosa che in fondo già sapeva.

Il film iniziò e tra i milioni commenti alcuni divertenti altri stupidi di Julian, finimmo i pop corn e finì le lacrime un po' per il film e un po' per le troppe risate. Julian sembrò quasi commosso alla fine quando Kat parla del suo odio e amore per lui. Non mi sentivo così, così felice e spensierata, già da un po'. Oramai i miei pensieri erano solo per l'uomo che doveva essere mio padre e il mio cuore pieno di risentimento per lui.

-Carino-

-Sapevo che ti sarebbe piaciuto-

-Ho solo detto che non è male ma rimango del mio parere -

Mi avvicinai rannicchiata ad un cuscino e sorrisi un po' perplessa. Lui sorrise per la mia vicinanza e abbassò lo sguardo. 

-Cioè? -

-Che nulla è per sempre e nulla finisce con vissero tutti felici e contenti -

-Hai ragione. Diciamo che più che film romantici sono dei fantasy. -

Annuì e infine scoppiamo entrambi in una suave risata.

Passò circa mezz'ora, parlammo di tutto della sua famiglia, della mia e gli raccontai persino dell'uomo che doveva essere il mio vero padre, di mia madre, della sua passione per l'arte accompagnati da continue risate.

-Perché sei qui? -

-Credevo ti facesse piacere -

Disse sorridendo anche se sembrava offeso. 

-Intendo in questo condominio, sei ricco - 

-Mio padre lo è, io preferisco essere libero. - fece un respiro e tornò serio - Lui non vuole che dipinga, è convinto che sia solo una perdita di tempo-

-Capisco-

-Eh tu? Hai qualche passione oltre stalkerarmi? - 

Gli rivolsi una linguaccia e lui rispose con uno stupido occhiolino. 

-Amo ballare ma non sono così brava come i miei genitori credono-

-Beh sei piuttosto portata-

Lo guardai torvo, come faceva a saperlo? Capì a cosa stavo pensando e posso dire di averlo visto in imbarazzo. 

-L'altro giorno in palestra, ti ho vista, non sei niente male-

-Allora non sono io la stalker-

Sorrise e sorseggiò un po' del suo succo. 

-Sai è come se ci conoscessimo da tanto, sai quando mi hai detto quelle cose in auto e mentre ti dicevo di urlare, di liberarti da un peso tanto grande per qualcuno di così bello, avevo tanta voglia di urlare con te aiutarti anche se non conoscevo neanche il tuo nome-

Rimasi sorpresa dalla sua confessione, io quella sera avevo pensato solo a me stessa non mi ero accorta di quanta empatia ci fosse. 

-Grazie per tutto, quella sera per oggi, non sei così male come dicono-

-Eh chi lo dice? - 

Rimasi in silenzio, non volevo parlarli di Gabriel. 

-Puoi dirmelo non mi arrabbio! - 

Sembrava un piccolo cane bastonato che aspettava l'osso.

-Gabriel-

Annuì soltanto e non mi sembrò per niente sorpreso.

-Perché non sembri sorpreso -

-Il tuo amichetto a un conto in sospeso con me-

Disse con gli occhi rivolti verso il basso.

-Che tipo di conto? -

-Nulla che ti interessi-

Lo guardai storto e insistetti ancora ma nulla, non riuscì a tirarli fuori nulla.

Arrivarono le due di notte e la stanchezza iniziò a sentirsi per entrambi. Mi cedette il suo letto per dormire mentre lui rimase sul divano. Gli diedi la buonanotte con un semplice cenno di mano e lo ringraziai ancora.

Il suo letto era davvero comodo, profumava di vaniglia e di colonia, cuscini morbidi e mi addormentai sorridendo. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 01, 2019 ⏰

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