21. Ary: È il nostro ostaggio

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«È il nostro ostaggio» affermai stupita.
Faceva un certo effetto vedere una persona morta, soprattutto se l'avevi conosciuta quando era ancora in vita.
Eppure, avevo visto molti morti nella mia breve vita.
«Un colpo di pistola pulito.» disse Tiara accennando al buco che aveva in testa.
«E qui non c'è nessuno.» aggiunse spazzandosi le mani.
«Peccato, avremmo potuto ricavare un sacco di informazioni da lui.» commentò insensibilmente Nathan.
«C'è un morto, non puoi essere più delicato?» gli chiesi dandogli una gomitata.
«E perché mai?» sbuffò lui. Roteai gli occhi.
Quel ragazzo era l'essere più insensibile del mondo.
Se fosse stato qualche anno fa avrei accettato quel suo comportamento, dopotutto era ciò che insegnavano agli Imperium fin da piccoli, ovvero essere forti psicologicamente e superare sensi di colpa, morti e quant'altro. insomma, vivere una vita priva di morale. Ma dopo l'ascesa del dottor Xu quel tipo di educazione era stata abolita.
Potevo giustificare l'insensibilità di Nathan con la presenza di Joanne Sharp come mentore, l'ultima Imperium che aveva seguito l'educazione delle guardie Dirigenti, ma ero certa che facesse tutto parte di lui. Joanne era sensibile naturalmente nonostante la sua educazione. Nathan era così e basta.
Se ci avevo visto qualcosa di buono in lui la notte precedente era solo stato un caso.
Lo guardai mentre parlava con Tiara e rimuginava su ciò che era potuto succedere. Era serio e professionale.
Maturo e intelligente.
Distolsi lo sguardo.
No, non c'era nulla di buono.
O forse stai cercando scuse per non fartelo piacere?
«Io non cerco scusa per niente» borbottai.
«Cosa?» chiese Nathan.
«Niente. Ora che facciamo? Chiamiamo le autorità?» chiesi.
«Quelli ci complicherebbero solo le cose. Non abbiamo più una pista se questo qui è morto. Per gli altri due, invece?» chiese a Tiara.
«Quelli sono da tutt'altra parte. È fortemente improbabile che si stessero dirigendo verso loro. Stando al tracciato secondo me procedevano verso questa cittadina.» replicò questa avvicinandosi a Nathan per mostragli qualcosa dallo schermo del telefono.
«Ha senso. Se avessero un minimo di cervello sarebbe la scelta più sensata. Il numero della popolazione e la località sono perfetti per un rifugio. Nessuno si accorgerebbe di qualcuno in più e non è abbastanza grande da essere frutto di visite...» disse lui.
«Quel che ho pensato anche io. Tra l'altro questa tua app che si fa gli algoritmi da soli è incredibile. Tiene conto persino delle statistiche riguardo sesso ed età, anche se non ne vedo l'utilità.» commentò Tiara sorridendogli.
«Me l'ha installato un tipo che mi doveva un favore alla base di Miami. Era di sua personale invenzione.» spiegò Nathan.
Vedere quei due così in sintonia mi fece sentire di troppo.
Mi voltai e diedi loro le spalle, poi mi afferrai il volto con le mani.
Oddio, e se a Tiara piacesse il Rubinetto? Non ho mai pensato che a qualcuno potesse piacere il Rubinetto! Soprattutto non Tiara! Tiara è così composta e perfetta e simpatica e talentuosa e il Rubinetto è... Il Rubinetto!
Pensai.
«Stiamo viaggiando a vuoto» intervenni interrompendoli senza aver ascoltato una parola di troppo dei loro ragionamenti.
«Vi ho già detto che da piccola avevo seguito l'Élite nel loro viaggio non autorizzato alla ricerca di mia cugina, all'epoca rapita da James.» affermai attirando la loro attenzione.
«Sì, e quindi?» chiese Nathan fissandomi in attesa.
Improvvisamente realizzai che la mia era un'idea stupita e infantile. La mia, all'epoca, era stata pura fortuna. Non avevo la certezza della comparsa di Sophie. E se non fosse stato per James probabilmente ci avrei lasciato le penne.
Però lo dissi ugualmente:«Loro non ci erano riusciti e cercavano alla cieca. Io da sola avevo trovato James e Sophie. L'idea è quella: facciamo in modo di venire trovati da loro.»
«E come pensi di fare?» chiese ancora Nathan. Mi stava continuando a fissare con intensità. Non era il suo solito sguardo. In quel momento mi sentivo sotto esame.
«Sì, insomma, creare una situazione spiacevole che darebbe problemi anche a loro?» tentennai.
Ero già pronta a sentirmi dire che era un'idea stupida e ingenua, ma nessuno dei due presunti sapientoni mi contestò.
Nathan si era messo ad accarezzare il mento, concentrato e immerso nei suoi pensieri e Tiara lo fissava in attesa.
«Ci-ci stai pensando seriamente?» chiesi stupita. Poi rendendomi conto del tono della mia voce riformulai:«Volevo dire, sì, pensaci bene, bravo»
Non volevo passare per quella che cercava la sua approvazione. Fino a prova contraria non era lui il mio leader e anche se era quello con il grado più alto tra noi non ero tenuta ad ascoltare le sue decisioni. Eppure Tiara sembrava già aver deciso che l'ultima parola spettasse a lui.
«Ci sono troppe complicazioni. Numero uno: il Mini-Flash non ha un ampio raggio d'azione. Nonostante sia migliorato rispetto al vecchio modello che andava usato da persona a persona. Ora può fare qualche individuo in più, ma se organizzassimo qualcosa di abbastanza grande da attirare la loro attenzione, sarebbe troppo difficile riuscire a cancellare la memoria ai Popolani.
Numero due: non li conosciamo abbastanza.» mi disse.
La mia espressione doveva essere parecchio grave perché Nathan si affrettò a dire:«Però non era una brutta idea»
«Non ho bisogno di essere consolata» sbuffai infastidita.
Lanciai uno sguardo a Tiara che ci stava fissando interessata.
Accidenti a me. Eravamo nel bel mezzo di una missione anomala e io mi preoccupavo se la mia amica avesse una cotta per la mia nemesi.
Certe volte le mie priorità lasciavano a desiderare.
«Però hai ragione che potrebbe risultare un viaggio a vuoto. Non ne siamo certi. Forse ci converrebbe raggiungere gli altri due e obbligarli a dirci dove sono i nostri compagni. Anche se resta la possibilità che non sappiano niente.» riprese Nathan.
«Allora dividiamoci» suggerii.
«Se becchiamo dei membri della Resistenza non ce la faremo...» iniziò Tiara a protestare.
«Dividersi non è mai un'idea buona. Coprire un raggio d'azione più ampio non serve a niente se nessuno dei due gruppi è in grado di agire al momento opportuno. A questo punto è meglio tentare uno dei due luoghi, in caso avremmo il 25% di riuscita a luogo.»
«Perché solo 25%» chiese Tiara.
«50% di effettiva riuscita diviso nei due luoghi. Potrebbero risultare entrambi altrettanti infruttiferi.» replicò Nathan.
Alzai gli occhi al cielo e borbottai un "secchione".
Stava di fatto che non avevo capito cosa intendesse con quelle percentuali.
Non seppi mai cosa cercò di replicare perché ad un tratto il suo sguardo si posò dietro di me.
Un passante ci stava indicando a bocca aperta e sembrava terrorizzato.
Stava farneticando qualcosa prima di prendere il telefono.
In un attimo, prima che comprendessi cosa stesse accadendo, Nathan gli fu addosso. Lo scaraventò a terra e poi diede un calcio allo smartphone per allontanarlo.
«Mi spiace, ma non posso permetterti di farlo, ci faresti perdere tempo.» disse premendo un piede sul suo volto.
«Nathan! Gli fai male così!» esclamò Tiara.
Ma lui la ignorò.
Negli suoi occhi non c'era la stessa pietà di lei.
«Almeno, non adesso» continuò lui come se niente fosse. Sembrava addirittura vagamente divertito.
«Nate...» provai a chiamarlo.
Lui raddrizzò la schiena.
«Poco male. Tanto non ha capito nulla di ciò che gli ho detto. E poi dimenticherà tutto.» disse mentre quell'uomo sconosciuto gemeva. Era totalmente terrorizzato e blaterava in italiano con voce stridula.
Era solo un comune Popolano di mezza età di passaggio.
«Non c'è bisogno di infierire» gli dissi.
Lui non rispose e lo lasciò andare. Tirò fuori il Mini-Flash e lo usò contro quell'uomo.
«Abbiamo trenta secondi per sparire di qui.» disse Nate raggiungendoci a passo svelto. Mise senza tante cerimonie una mano sotto il colletto della maglia del corpo senza vita del nostro ex ostaggio e recuperò la ricetrasmittente.
Poi si allontanò prima che quell'uomo italiano si riprendesse dallo stordimento post Mini-Flash.
Una volta ritornati alla vecchia carretta allungai una mano nella direzione di Nathan.
«Dammi gli Elements. Stanno avendo uno strano effetto su di te» dissi.
«Ho tutto perfettamente sotto controllo.» replicò lui mettendo una mano davanti al petto.
Era stato un piccolo gesto, ma poteva significare un rifiuto e il desiderio di tenersi ossessivamente stretto quel potere.
Sapevo come ci si sentiva ad avere emozioni sballate e il senso di potere ed euforia dato dall'Element. Tenerne due doveva essere incredibilmente difficile nonostante i poteri attutiti.
Tiara aveva avuto parecchia difficoltà, ma al contrario di lei, Nathan non era tipo da esternarla.
Almeno, non palesemente.
«Nathan, non sto scherzando» dissi seria più che mai avanzando di un passo.
Lui strinse le labbra in una smorfia, poi cedette e consegnò i due ciondoli.
Me li infilai attorno al collo sentendo subito un picco di potere.
Sospirai.
«Quei cosi sono peggio dell'horcrux di Voldemort» sbuffò Nathan.
«Tu conosci Harry Potter?» chiese Tiara. Poi sorrise divertita.
«Chi non conosce Harry Potter? E poi che hai da ridacchiare?» chiese lui con una smorfia sul viso.
«È che sei un prestigiatore e... Harry Potter... Sai, magia... E non so, la cosa mi fa ridere.» continuò Tiara.
«Lo conosco, ma non vuol dire che sia un fan.» precisò lui.
Sorrisi anche io.
«Sophie è una super fan e anche James» feci notare.
«Oh, anche Joanne, credetemi.» affermò lui.
Poi tutti e tre ci mettemmo a ridere.
«Che situazione assurda, come abbiamo finito a parlare di Harry Potter? Dovremmo pensare ai nostri amici, piuttosto» dissi con un sospiro.
«Forse sarà meglio dividerci» disse Nathan.
«Perché questa decisione? Prima hai detto che è una cosa stupita» fece Tiara.
«Vorrei star lontano degli Elements per un po'. Voi due andate nel luogo indicato da Tiara, io mi avvierò verso quegli altri due. I primi che troveranno i nostri amici contattano l'altro.» ammise.
Però non sapevo se stesse dicendo la verità. La sua espressione era indecifrabile e ci stava sorridendo come sorrideva alle sue fan. Stava usando la sua espressione ammaliante e ingannatrice che avevo sempre detestato.
«Mi sembra sensato» disse invece Tiara.
Avrei voluto dissentire. Avrei voluto assicurarmi che stesse dicendo il vero, però, allo stesso tempo, non volevo essere quella sempre sospettosa che vedeva problemi inesistenti.
Avevo passato quasi tutta la mia breve vita a cercare di mettere Nathan Cray nel sacco, perché ero certa che lui non fosse quel che dimostrava di essere e, forse, questa mia ossessione non era ancora passata, nonostante avessimo stipulato una tregua.
Annuii e basta.
Dovevo accettare il fatto che eravamo cresciuti. Non eravamo più dei bambini che cercavano di mettere nei guai l'altro. Nathan non era più quel ragazzino di un tempo e me lo aveva dimostrato in quei giorni. Era maturato come non volevo accettare all'inizio. Non dovevo sospettare di lui. Anche perché se veramente facesse qualcosa di male, a questo punto dell'operazione, risulterebbe parecchio grave.
«Bene, voi prendete la carretta. Io mi arrangio in qualche modo con i trasporti. Prendo lo zaino.» ci disse passando a Tiara le chiavi.
Con lo zaino in spalla, ci voltò le spalle, mentre sentivamo in sottofondo le sirene della polizia giungere al luogo dove avevamo trovato il defunto ostaggio.
«Nate» lo fermai.
Lui si voltò verso di me in attesa.
«Non esagerare» gli dissi.
Lui sorrise.
«Sono un mago, Ary. Esagerare è il mio mestiere» commentò. Schioccò le dita e fece accendere una fiamma tra le dita, scioccandomi.
«Tranquilla, non sono diventato un Ignis tutto ad un tratto.» affermò divertito. Poi si voltò e si allontanò, senza spiegarmi come avesse fatto.
Non sapevo nemmeno io cosa intendessi con quelle dei parole, quindi non potevo nemmeno sapere il significato delle sue parole.
«Andiamo?» chiese Tiara.
«Guido io?» proposi.
«Neanche per sogno, ci tengo alla mia vita» scherzò dandomi una gomitata scherzosa.

Elements: RimastaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora