17 gennaio

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Quest anno è diverso, il fiume ha cambiato corso, ora scorre a sinistra invece che a destra, probabilmente a causa delle alluvioni degli anni passati.
La piazzetta della rotonda che è sempre rimasta vuota da quando hanno chiuso il bar, quella cara vecchia catapecchia, che nei miei ricordi associo sempre alla dama, quest anno è invece stracolma di gazebi e bancarelle.

C'è una cosa che non cambia e sono quasi certa che non cambierà mai:
la pioggia.

Io non credo in Dio ma sono sicura che se esistesse un Dio starebbe dalla parte di San Geminiano.

Non c'è stato un anno, che io ricordi, in cui non abbia piovuto o che il maltempo non abbia segnato le sorti della gara, sembra quasi che anche questo faccia parte della tradizione.

Ed eccomi qua, come ogni anno ad aspettare il grande momento, passeggio con i miei sul ponte per osservare gli ultimi preparativi, sosto nel grosso tendone bianco immersa nella folla che cerca di evitare la pioggia, provando ad afferrare qualcosa da mangiare, controllando a distanza ravvicinata che "qualcuno" non beva troppo e di tanto in tanto intrattengo conversazioni con persone che non ho mai incontrato prima ma che sanno tutto di me ( cosa che mi capita abbastanza spesso).

Ormai manca poco, il coro degli alpini ci omaggia per la terza volta con una canzone creata apposta per l'evento, mio fratello ed io ci guardiamo ridacchiando.

- Aridaje.-

La pioggia ha smesso.
Ci avviamo verso il fiume, scendendo per la traballante rampa di metallo dove il solito carabiniere depresso ci invita a fare attenzione.

Le nuvole si sono messe un po' da parte, questo non vuol certo dire che non pioverà più, semplicemente lasciano spazio allo spettacolo che sta per cominciare.

Immagino che la luna stia splendendo ora, non che io ci abbia fatto molto caso, ma alzando lo sguardo ti appaiano davanti delle foto del passato proiettate su un vecchio muro delle case di Porta-Parma.

- Che pensiero carino.-

Le bandiere bianco blu alle finestre, la gente appollaiata sul ponte si divide in due come guelfi e ghibellini.

Scendiamo la rampa e arriviamo sotto la ferrovia, un tizzio mi prende per un braccio

-  Ehi...questa ragazza è con voi?-

Due vecchietti col cappello degli alpini si fermano

- Ma certo, sono tutti con noi, non riconosci la nostra miglior cantante?-
Il signore nell' ombra borbotta un

- Umh... allora possono passare.-

Mia mamma ridacchia un po' imbarazzata.

- Wow, ci vuole pure il lasciapassare.-

Proseguiamo verso il ponte, inciampando ogni tanto su qualche sasso o sprofondando nella sabbia, una signora coi tacchi quasi cade e nello stesso istante un treno con direzione la Spezia passa e saluta Pontremoli suonando a ritmo dei cori.

Fantastico, mi viene voglia di saltare su un treno e rifare la stessa cosa, e allo stesso tempo mi viene in mente la costa concordia che per un saluto non ha fatto una bella fine.

C'è veramente tanta gente, quasi mezza Pontremoli sul ponte.

Noi invece siamo sotto al ponte, il fuoco è acceso, ha ricominciato a piovere e un nuovo coro impregna l'aria.

Noi bruciamo anche l'acqua.

Questa frase diventa ogni anno più vera.
Da sopra vengono i cori contrari che urlano a gran voce la loro versione della canzoncina, come se più urli e meglio sarà.

I più emozionati, i bambini, di entrambe le fazioni non la smettono un attimo di urlare.

Stanno per iniziare... No, invece no...

- Incredibile quanto tengano alla suspence.-

Il coro degli alpini riprende a cantare la stessa canzone, una versione arrangiata dei cori che si sentono tutto in torno.

Lo, lo, lo viva San Nicolò...

Ho appena notato che quest' anno manca il baracchino del vino brulé, meglio così, meno gente che cadrà dentro un fosso tornando a casa.

Hanno accesso le torce.

Viva il Vaticano...

Sono partiti, circondano la catasta.

E abbasso San Geminiano.

Una vampata sale fino al cielo, in un miscuglio di colori caldi di nome e di fatto.

Le finestre riflettono le fiamme, come fossero lanterne che salgono verso il cielo.

Anche il fiume riflette, un fiume di lava, solo che è gelato e tendente al grigio nei punti più scuri.

I cori ora sono al massimo del volume e che si era avvicinato ora torna indietro il più velocemente possibile.

Se adesso guardo in alto non vedo più le nuvole, le stelle o la luna, vedo solo un infinito di puntini e striscioline ardenti che si alzano oltre il ponte e oltre le case per poi tornare giù.

Il falò si divide in due e la gente sul ponte è costretta a rifugiarsi nel tendone.

Vado sotto al ponte per sfuggire ai lapilli che cadono dappertutto, sulle giacche bruciacchiandole e sul terreno bagnato dove si spengono lasciando solo la cenere.

NEVICHERÀ MAI PER DAVVERO.



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