Il vuoto

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Ridicolo il ricordo di me su quel balcone, il vento nei capelli, tutta tremante di freddo e di paura.
Paura del vuoto sottostante e soprattutto di non avere abbastanza coraggio. Mi trovavo su quel balcone perché mi era sembrato il modo più semplice per non soffrire più, lasciarmi dietro tutto un mondo ingiusto, di competizione e malvagità che le persone si fanno l'un l'altro per apparire migliori ad un pubblico, siamo vetrine e aspettiamo di essere giudicati, a volte lo esigiamo.
L'istinto di sopravvivenza è ciò che ci guida: prima io, poi se proprio non si può fare a meno, toccherà a voi.
E non dite che non è vero perché voi siete gentili, voi siete delle brave persone e aiutate chi vi sta in torno... non ditelo! Ciò che fate è per sentirvi bene, amati, apprezzati per guadagnarvi della stima o dei favori.
Io di un mondo egoista non voglio fare parte, io voglio un mondo diverso in cui le cose si fanno cercando di raggiungere la bellezza, in cui chi ha fame può mangiare e chi ha sete può bere, un mondo governato dalla natura e non dall'avidità dell'uomo. Volevo buttarmi via perché sono debole, perché voglio il risultato servito su un piatto d'argento e non ho la forza di lottare per quello che voglio o anche solo di tirare avanti concentrandomi su quello che amo e ignorando la miseria che mi circonda.
-"Ciao tesoro, come mai ci hai messo così tanto a tornare a casa?"
-"sono passata a trovare un amica che doveva darmi dei compiti."
Così come sono salita, così sono scesa. Per me è stata una debolezza, la mancanza del coraggio necessario ad andare incontro al vuoto, l'ignoto ha polverizzato i miei pensieri. Per gli altri, quei pochi con cui ho condiviso la mia storia è stata la speranza a fermarmi, la possibilità di trovare un futuro che valga la pena di essere vissuto. E finché ci sarà questa alternativa non dovrò affrontare il vuoto.

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