1. Una nuova famiglia

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"Gli amici sono parenti che vi scegliete da soli"
Frances Ward Weller

Il binario nove e tre quarti era, come ogni primo settembre, affollato e in preda alla confusione quando un bambino dai capelli neri attraversò la barriera per la prima volta, dietro di lui il fratello minore e, a qualche metro di distanza, i genitori. I due piccoli di famiglia osservavano tutto ciò che li circondava con lo stupore che caratterizza ogni mago che si addentra per la prima volta al binario, il più grande sentiva la gioia e l'eccitazione farsi strada in lui, era elettrizzato, pronto per la nuova avventura.

-Sir!- il più piccolo raggiunse il fratello cercando di non correre e di mantenere un passo elegante

-Reg, dimmi-

-Buona fortuna- la voce del piccolo però appariva triste così il fratello maggiore si fermò per guardarlo negli occhi e disse

-Tornerò a Natale e poi quest'estate, ti penserò sempre, saremo sempre noi due, inseparabili- non sapeva quanto si stava sbagliando

-Sirius Orion Black sii degno del cognome che porti- la voce della madre, priva di affetto o di qualsiasi altra inclinazione lo raggiunse all'improvviso

-Si madre- disse solo, convinto che non fosse il momento né il luogo adatto per iniziare una nuova discussione

-Serpeverde ti aspetta- continuò lei

-Non è detto- sussurrò il ragazzo stringendo i denti, ma fortunatamente la madre non lo sentì.

Salì sul treno e caricò il baule, poco dopo si udì il fischio che annunciava la partenza e si voltò un'ultima volta verso i tre Black che lo guardavano dal marciapiede. Le ultime parole che sentì, pronunciate da Walburga, furono l'ennesima dimostrazione di quanto poco i suoi genitori tenessero a lui; non un "buona fortuna", non un "ti voglio bene", non un "divertiti", nemmeno un "mi raccomando studia e comportati bene", soltanto due parole.

-Toujours pur-

"Stupido motto di famiglia" pensò il ragazzo avanzando con fatica mentre cercava di trasportare il pesante baule fino a uno scompartimento vuoto. Sirius odiava quelle parole almeno quanto odiava il suo cognome e i suoi genitori, Orion e Walburga, che fin da quando era piccolo, fin dal momento in cui avevano capito che il carattere di Sirius era troppo forte, troppo ribelle e gli impediva di ascoltare cecamente i loro insegnamenti avevano cominciato a sgridarlo, a punirlo con crescente frequenza e perfidia. Sirius dal canto suo non si faceva sottomettere e continuava a comportarsi come più gli piaceva, continuava a fare scherzi ai genitori e all'odiato elfo di famiglia, Kreacher. Il ragazzo disprezzava gli insegnamenti che gli erano stati impartiti, odiava vedere i genitori trattare male chiunque considerassero inferiore a loro, la "feccia" come li chiamavano: i mezzosangue, i nati babbani, i babbani e, la categoria forse peggiore, i traditori del loro sangue. Sirius non vedeva il motivo di tanto disprezzo, a lui sembravano persone come loro, persone che volevano solo vivere la loro vita ed essere felici, proprio come lui.

Si stava accingendo ad entrare nello scompartimento quando un ragazzo lo superò correndo

-Non mi ruberete anche questo!-

-Ehi! Chi ti credi di essere per superarmi così e occupare un intero scompartimento?!-

-Scusa non ti avevo nemmeno visto, cercavo solo di sedermi prima che occupassero tutti i posti, è tipo il milionesimo scompartimento in cui provo a entrare. Se vuoi puoi sederti anche tu, c'è posto per tutti- gli rispose il ragazzo.

Sirius lo guardò per qualche secondo e poi decise di entrare anche lui nello scompartimento, per lo più per appoggiare il pesante baule che non sarebbe riuscito a tenere sollevato ancora per molto. Dopo essersi seduto si concesse di osservare il ragazzo di fronte a lui, i capelli castani completamente spettinati incorniciavano il volto sorridente e scaltro, aveva gli occhi color nocciola ed era alto più o meno quanto lui, stava guardando la stazione allontanarsi. Il ragazzo, accorgendosi di essere osservato, portò lo sguardo su Sirius e disse

Quattro ragazzi e un milione di avventure: I MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora