Black Smoke

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L'amore può essere del fumo nero che vola via, una sigaretta tenuta tra le dita troppo poco, e come lei ci si consuma, velocemente o lentamente, dipende dalle labbra che la stringono.


Black Smoke

Severus Snape camminava lento su di uno stretto viale nascosto da fitti alberi, e una foglia scendeva con altrettanta flemma, e poi ancora un'altra, più in là. Toccavano tutte terra in silenzio, ricoprendo interamente la stradina con le loro sfumature rossastre: sembrava un piccolo fiume di sangue sul quale poggiava i suoi piedi.

Per un attimo gli parve di sentirne il dolce aroma di ferro e un brivido gli corse lungo la schiena, non sapeva esattamente per quale motivo, se fosse per quella strana sensazione o per la persona che lo aveva condotto lì nonostante il suo parere contrario: tutta quella storia non avrebbe portato nulla di buono, ne era ben cosciente, eppure non era stato in grado di rimanere al Castello sebbene ci avesse provato con ostinazione, ma si era ritrovato comunque a percorrere quel viale sperduto in qualche foresta che conosceva a malapena.

Le foglie continuavano a cadere intorno a lui, mentre l'aria umida gli si appiccicava addosso come una pesante coperta: doveva esserci ormai abituato, però in quel momento si sentiva opprimere, avvertiva le gambe pesanti e più di una volta si era fermato, tentato di tornare indietro, ma non c'era mai riuscito, e aveva ripreso a camminare, avanti, sempre meno sicuro, ma costantemente avanti.

Stava ancora pensando al perché lo avesse fatto andare lì, in quella zona che sembrava completamente dimenticata dagli uomini, ma non aveva trovato alcuna risposta né spiegazione, o, semplicemente, aveva chiuso la mente per cercare in ogni modo possibile di non trovarle quelle risposte.

Sospirò a lungo mentre per qualche istante una nuvola oscurò il sole, rendendo quel viale di un sanguigno ancora più cupo e l'odore ancora più forte.

L'unico sangue che c'era nelle vicinanze era quello che gli scorreva in corpo, e quelle sensazioni proprio non gli piacevano.

"Devo solo incontrare qualcuno, non c'è niente di male in questo," continuava a ripetersi nella testa, ma sapeva che se non ci fosse stato nulla di male in quell'incontro, lo avrebbero fatto da qualche altra parte, alla luce del sole, senza nascondersi come due criminali evasi da Azkaban.

Seguitò a camminare, e poi, facendo attenzione alle indicazioni che gli aveva dato, svoltò a sinistra in una stradina che si vedeva appena, nascosta da rami e rovi com'era: avrebbe fatto enorme fatica a trovarla se non avesse avuto spiegazioni più che esaurienti.

Si fece strada aiutandosi con la bacchetta, mentre il clima diventava ancora più umido e il cielo riprendeva a scurirsi, minacciando pioggia da un momento all'altro, ne era sicuro, poteva sentirne l'odore inconfondibile circondare pian piano l'aria, e persino gli animali avevano iniziato a muoversi frenetici sulle foglie che continuavano a cadere come una nevicata di colori caldi, lenti e quasi ipnotici.

Quando finalmente riuscì ad uscire da quell'intrico, si ritrovò davanti una piccola costruzione in legno che qualcuno aveva riparato da poco sembrando a prima vista piuttosto confortevole, e quell'ampio prato che la circondava, lo rendeva un posto ideale per una famiglia, ne poteva sentire il lieve tepore, quello che lui mai nella vita aveva provato.

"Che diavolo ci faccio qua?"

Ormai era arrivato fin lì, ma in quell'istante voleva solamente dare le spalle a quella casetta, e andarsene, ripercorrere a ritroso tutta la strada che aveva fatto più in fretta che poteva, ma i suoi piedi non si mossero. Persino il suo respiro sembrava essersi fermato.

A Bitter Journey to LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora