Capitolo 2

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Si trovavano in palestra, Caleb le aveva 'gentilmente', per i suoi soliti modi, chiesto di seguirlo poiché doveva allenarsi e soprattutto per un po' di privacy, che sembrava esser persa ormai da tempo in quell'istituto quasi macabro.

Grace, senza controbattere, l'aveva seguito, contando i passi data l'agitazione, in quel corridoio che per lei sembrava infinito, senza avere però la minima idea di ciò che stava per accadere.

«Camilla ti ha tradito» Le parole di Grace uscirono troppo velocemente per esser apprese da Caleb.

«Cosa hai detto?» Chiese accigliato non avendo compreso nessuna delle sue parole.

«Si, è stata una menefreghista lo so, poi farlo davanti a tutti... è davvero da sgualdrine» continuò lei.

«Ti dispiace mettere un soggetto alla frase?» Replicó iniziando ad alterarsi.

«La tua fidanzatina, ovvio. Chi altro se non la stronzetta di Camilla?» Disse estraendo, dalla tasca posteriore del suo jeans chiaro, il cellulare.

«Aspetta, cosa hai detto riguardo Camilla?» Rispose irritato, avvicinandosi a Grace.

«Che ti ha tradito» Replicò quest'ultima, trovando la foto e mostrandola a Caleb.

Improvvisamente Grace si ritrovò con le spalle al muro e i polsi bloccati. Il ragazzo, come al suo solito, iniziava a perdere la calma ed era pronto a farle del male pur di non accettare la realtà.

Qualche instante prima però Caleb non si era comportato affatto così, per la prima volta era stato gentile con una persona che nemmeno conosceva, senza sapere che lei gli avrebbe spezzato il cuore e questa sarebbe stata solo la prima delle tante volte che ciò sarebbe successo.

Essendo Grace una persona molto agile riuscì a liberarsi facilmente, allontanandolo abilmente.

Poco dopo il ragazzo la caricò pronto ad iniziare un vero e proprio scontro, accecato dalla rabbia.

Grace, nonostante la sua piccola statura, era molto più abile, riuscendo quindi ad avere la meglio sui numerosi attacchi, a vuoto, di Caleb.

Nessuno dei due si accorse però che Robin, fratello maggiore di Caleb, stava assistendo.

Robin era un ragazzo schifosamente ricco, poiché aveva ereditato la compagnia del padre alla sua morte. Con il fratello minore non aveva un buon rapporto, infatti era stato lui stesso a mandarlo in riformatorio qualche anno prima. La loro relazione, dopo molto tempo, sembrava però non esser cambiata.

Tutto nacque il giorno della morte di Charlotte e Federic Lancaster, genitori dei due.

Era una tranquilla giornata di settembre, quando degli spari provenienti dal giardino rimbombarono per tutta la casa.

Inizialmente Robin non capì cosa fosse successo, fino a quando suo fratello minore, leggermente coperto di sangue, non corse a raccontargli tutto: una persona con il volto coperto da una maschera nera e con un'arma da fuoco era irrotto nel giardino; si sospettava che l'uomo mascherato fosse un rapinatore.

Charlotte aveva ordinato al piccolo Caleb di entrare in casa ma lui era troppo impaurito, anche solo per muoversi. Accorgendosi che il bambino era un bersaglio facile, l'uomo gli puntò la pistola contro e fece partire un colpo; lui però, vedendo quella scena, corse in casa. La mamma aveva fatto scudo con il suo corpo, si era sacrificata per lui.

Robin, sentendo quelle parole, iniziò a correre verso il giardino, ma poco prima di giungerci fu bloccato e portato via dal maggiordomo Alfred, successivamente tutore legale dei due. Lui aveva ricevuto questa direttiva da Frederic, andato a soccorrere la moglie; assassinato anche lui dallo stesso, presunto, rapinatore.

Confermata la morte dei coniugi Lancaster, ritrovati l'uno accanto all'altro con una rosa bianca, fu Robin, sotto supervisione di Alfred, a badare agli affari di famiglia.

La prima decisione del piccolo Robin fu quella di far allontanare Caleb, al quale aveva addossato la morte dei genitori.

Robin era un popolare ragazzo di 18 anni, dai capelli lunghi, per essere un uomo, sempre tirati all'indietro; aveva dei favolosi occhi azzurri e delle labbra rosse. Era alto quasi 1,80 ed aveva un corpo prestante; il suo naso, quasi all'insù, rendeva il suo viso angelico.

La sua personalità era opposta a quella di Caleb; era sempre calmo, controllato e gentile con tutti.

Un ammaliatore, ecco cos'era; sapeva come convincere le persone con il suo sorriso più sincero, che però non regalava a tutti.

Ma purtroppo, anche per me, era già impegnato.

Dopo aver osservato per un po' il combattimento decise di intervenire, facendo cadere entrambi a terra con una velocità impressionante.

«É così che si trattano le donne, Caleb?» Disse avvicinandosi alla ragazza e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

«Grazie» rispose lei afferrandola.

«Okay, commoventi e tutto molto dolce, io ora vado, ciao» controbatté Caleb, alzandosi dal suolo, annoiato dalla conversazione dei due e deluso da Camilla, ragazza che lui amava profondamente.

«Tu non ti muovi da qui, mi servi per una cosa» improvvisamente Robin cambiò tono diventando serio, guardando Caleb.

«Perché mai dovrei aiutare te? ho cose migliori da fare» rispose mettendo le mani in tasca e guardando l'altro con aria di sfida.

« Il mio era un ordine» Robin ribatté molto serio, avendo davvero bisogno del fratello.

«Va bene» rispose, cercando di non far trapelare il suo timore; anche se non lo dimostrava lo temeva.

«Ti va di venire con noi?» si avvicinò lentamente alla ragazza.

«Cosa posso fare per lei signorino Robin?» Rispose lei incuriosita.

«Ho bisogno di protezione, devo incontrare una persona e se le cose dovessero andare male voi due dovrete aiutarmi» si fermò a pochi centimetri da lei osservandola attentamente.

«Proposta allettante, ma ho da fare» continuò lei uscendo dalla palestra e avviandosi verso l'uscita.

«Cosa posso fare per convincerla signorina Grace?» Comparve dal nulla davanti la ragazza.

«In realtà qualcosa ci sarebbe» rispose lei fermandosi e ghignando.

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