CAPITOLO 10

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Mi dirigo in fretta verso la redazione, il sole è cocente a quest'ora e realizzo che proprio nel bel mezzo della calura io mi ritrovo sempre sulla strada, qui, dove si dovrebbe invece evitare di essere.
Da quando è tornato Matteo mi sento euforica, sembra che la mia vita abbia preso un'altra piega. La speranza si è riaccesa in me più vivida che mai, ora che so, che lui è qui, vicino a me, a solo qualche chilometro da casa mia. Chi l'avrebbe mai detto, dopo tutto quel cercare, di poterlo riavere accanto.

Apro i finestrini, spengo il climatizzatore, voglio essere parte di queste ondate roventi di sole lucente che mi fa vibrare la pelle. Il sole spezza l'aria, la elimina, la opprime, mi scalda il volto, si riflette sulle mie gambe scoperte dalla gonna e le cuoce, proprio lì dove Matteo mi ha accarezzata poco fa. Il pensiero dei suoi gesti sul mio corpo mi da i brividi e mi scuote i sensi, mi ritrovo spesso a pensare a lui in più momenti della giornata, lui mi viene in mente senza un preciso motivo, senza un senso evidente. Qualsiasi cosa me lo riporta nei pensieri in modo inevitabile, come se ci fosse qualcuno, una creatura fantastica, che mi spingesse a pensare a lui, sempre di più, sempre più spesso, come se non potessi farne a meno. Non riesco a rinunciare a fantasticare su di lui, su di noi e su questa attrazione che ci ha sempre tenuti legati. Non lascerò che lui mi metta al sicuro in questa missione, non gli permetterò di ficcarsi nei pasticci da solo, quando si perde qualcuno e lo si ritrova si tende sempre a proteggerlo per non perderlo di nuovo, questo sta facendo lui con me ed io con lui.

Sono proprio in prossimità della casa della signora Adele quando vedo un'auto proprio lì davanti. Appena fuori dall'auto c'è un uomo, mi avvicino velocemente e riconosco che quell'uomo è Franco. "Franco, che ci fai qui? Conosci Adele?" gli urlo mentre esco dalla macchina con uno scatto.

"Dafne? Non dovresti essere al lavoro a quest'ora? Da dove vieni?" mi chiede incuriosito.
"pensi che ti debba rispondere? Dovresti saperlo che parte del mio lavoro è coperto da segreto, non sono sempre rinchiusa là dentro". "sai che non ti avevo mai sentita parlare in questo modo? Se lo sapesse Andrea non ne sarebbe felice"

"io non sono Andrea".

Lo guardo con aria di sfida, come se volessi fulminarlo, lui rimane qui davanti a me confuso, disorientato come una preda facile da catturare. Forse sto esagerando, ma ho imparato che le intuizioni che mi sembrano più assurde spesso conducono dritte all'obiettivo. Franco, vedendomi così determinata e per niente ironica cerca di giustificarsi: "mia moglie mi ha mandato qui, lei è molto amica di questa donna"
"sì e tu che c'entri? Sei qui per qualcos'altro vero?".

Lui ora mi guarda serio e mi sfida a sua volta, finalmente si decide a mostrarsi per quello che è.
"Dafne, stammi lontano, lo so che mi hai fotografato e mi hai ripreso in alcune immagini, lì al campo...non sei autorizzata, io non ti autorizzo e se rimarrò coinvolto in qualche problema...".

Lo interrompo: "che farai? Vuoi denunciarmi? fammi il favore...". Gli dico ridendogli in faccia e poi, mentre lui è qui perplesso continuo: "stai attento potrebbe uscire qualcosa di sconveniente che nessuno immaginerebbe mai"

"che vuoi dire?" chiede spaventato, mentre mi rendo conto di sparare alla cieca e di accusarlo di cose di cui non sono certa, se mi sentisse Matteo non mi permetterebbe mai di uscire così allo scoperto.

"allora Dafne? Non mi rispondi, io non ho paura di te, di una donna..."

"perché dovresti avere paura di me se non ne hai motivi?"

"tu sei una stronza"
"no, faccio solo il mio lavoro e ti giuro che andrò fino in fondo, chiunque tu sia, ora vattene da qui, la signora Adele non gradisce visite". Gli dico dura.
"ma chi ti credi di essere? Tu ti sei montata la testa, Andrea ha ragione, stai tranquilla, certo che me ne vado". Si muove per entrare nella sua macchina. Prima che lui possa avviare la marcia mi avvicino al finestrino.
"Franco non una parola di oggi, con nessuno, potresti pentirtene per il resto della tua vita, poi ci tenevo a dirtelo il tuo vino è orrendo, solo quelle etichette con le iniziali in giallo mi hanno attirata, sicuramente non le hai inventate tu...però attirano l'attenzione, hai fatto centro".
Lui mi guarda con odio, se potesse mi sparerebbe, è qui davanti a me semi impaurito c'è aria di vendetta nelle sue pupille dilatate che mi fissano dentro le mie.
Anche il sole è scomparso, nuvole nere si stagliano sopra le nostre teste, il cielo è più scuro e si prepara per un temporale, inizia a soffiare anche il vento, un'aria calda che mi scompiglia i capelli e solleva la polvere arida dal terreno arso.

TURCHESEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora