VIII. Lacrime

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Io non sono lo schiavo di nessuno.

Sono libero.

È quello che, come un mantra, Eren continua a ripetere a se stesso. Ma è davvero così? O sta solo cercando di autoconvincersi?

Ha appena infranto il cuore di Mikasa, preso a pugni Armin. Cose che mai prima d'allora avrebbe fatto. Perché si sta comportando in questo modo?

C'è davvero qualcuno che manipola la sua mente, i suoi pensieri, le sue azioni?

Scuote il capo, cercando con quel gesto di scacciare via i propri dubbi.

Sono libero. Libero.

Sta agendo per il bene di tutti, o almeno è quello di cui è convinto. Molte persone credono in lui, si sono schierate dalla sua parte. Non può essere così sbagliato ciò che fa.

Guarda fuori dalla finestra del palazzo reale in cui si trova: le cime degli alberi si piegano alla volontà del vento forte che le colpisce.

Il vento. Eren allora corre all'esterno, come aveva già fatto anni prima, quando ancora era un ragazzino ingenuo e pieno di sogni. Quando ancora credeva di poter creare un futuro migliore per se stesso e per... I suoi pensieri finiscono con il convergere sul Capitano. E, ogni volta che succede, come ora, si rattrista.

Il soffio violento del vento lo fa rabbrividire. Questa volta però non ci sarà nessuno che gli porgerà il proprio mantello per coprirlo dal freddo.

Con le sue azioni ha perso la cosa più bella che la vita gli abbia mai donato, ne è consapevole. E tutto quello che hanno costruito insieme è scivolato via, diventando solo un ricordo lontano. Il fragile castello di sabbia che avevano edificato coi loro sentimenti è crollato: non ne restano che granelli.

Non avrebbero mai dovuto amarsi: ora ne stanno soffrendo entrambi. Non osa neanche immaginare quanto il suo comportamento possa aver distrutto Levi, quanto lo abbia reso fragile. Spera solo che almeno lui possa sopravvivere. Che il mondo che verrà possa costituire un futuro di pace per il suo Capitano.

Poi qualcosa scatta nella sua testa. Levi... Levi è un Ackerman, come Mikasa. Quella nuova consapevolezza lo demolisce da dentro, gli ferisce il cuore. E se i sentimenti del Capitano fossero sempre stati condizionati dall'Ackerbond? È forse anche lui prigioniero di un legame che non ha nulla a che vedere con l'amore?

I suoi occhi, già spenti da un po', si sgranarono per l'incredulità: è Levi a non essere libero, non è altro che un burattino.

Trema, si sente tradito dall'unica persona che abbia mai amato. E che ama ancora, nonostante tutto, nonostante il resto.

Qualcosa di umido gli sta bagnando la guancia.

Una lacrima.

Si affretta ad asciugarla.

Non può permettersi di piangere, non ora.

Il vento gli scompiglia i suoi ormai troppo lunghi capelli.

Lui è libero, proprio come il vento. E chiunque sia schiavo non ha posto nella sua vita.

Decide di reprimere ciò che prova per Levi, come ha fatto anche con Mikasa.

Porta una mano nella tasca dei suoi pantaloni e ne estrae il fazzoletto che gli aveva prestato Levi quel giorno che s'era sentito male e il suo naso aveva cominciato a perdere sangue. Si chiede se abbia ancora il suo profumo.

Apre le dita e lascia che il vento lo porti via con sé.

*

Ha sacrificato così tanto per lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 24, 2019 ⏰

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